Carla Fracci: la "danzatrice stanca" ora riposa

 Di Laura Astarita

Oggi, giovedì 27 maggio 2021, si spegne una stella, un'étoile definita già negli anni '80 dal New York Times come «la prima ballerina assoluta». Carla Fracci non è stata infatti solo una prima ballerina, e quindi una solista, ma anche la prima ballerina: la preferita, la pioniera.




Sempre rimasta fedele alla tradizione, in un secolo di rivoluzioni e di innovazioni, Carla Fracci è riuscita a portare la danza nel cuore e nelle case degli Italiani, rendendo il balletto classico, da sempre considerato un'arte élitaria, un evento più accessibile e alla portata di tutti. 

Nata a Milano nel 1936, sfolla nelle campagne lombarde durante la Guerra, riuscendo così a trascorrere, nonostante il conflitto, un'infanzia serena e a contatto con la natura. All'età di dieci anni Carla viene ammessa alla scuola del Teatro alla Scala. Nel 1958 ottiene il suo primo ruolo da solista. Ha soltanto 22 anni, ed è già prima ballerina.

La ricordiamo nei ruoli di Giselle, La Sylphide, Giulietta, Coppelia, Francesca da Rimini. Al suo fianco étoiles internazionali della danza le fanno da “principi”: da Rudol'f Nurayev ad Erik Bruhn, da Michail Baryšnikov a Roberto Bolle. Con Erik Bruhn, Carla Fracci interpreta Romeo e Giulietta di John Cranko nel film del 1968. 



Nel 1964 sposa Beppe Meregatti, il regista teatrale che si occuperà di quasi tutti i balletti da lei interpretati. Ricordiamo, in particolar modo, La primavera romana della Signora Stone.

Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura, le dedica nel 1969 una poesia: La danzatrice stanca. Carla Fracci è tornata da poco sulla scena scaligera dopo l'infermità dovuta alla gravidanza e alla nascita del suo unico figlio, Francesco. Montale, suo caro amico, elogia, nei versi che le dedica, la forza delle donne che ritrovano la primavera dopo una convalescenza.




In effetti, la "rifioritura" della Fracci si fa evidente nella sua vita privata, così come nella sua produzione artistica. Inizia la sua opera di riavvicinamento popolare al balletto. Senza snaturare la danza, Carla porta il balletto fuori dal teatro, anche se non ammette la dicitura "danza urbana".

Diventa direttrice del corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Nel 2000, invece, assumerà la direzione del Teatro dell'Opera di Roma. 

Nel 2009, assieme a Meregatti, s'impegna in un'opera di ricostruzione storica di balletti «datati, ma nient'affatto vecchi». Passa alla storia il riallestimento dei balletti “perduti” dei Ballets Russes, che ora fanno ufficialmente parte del repertorio del Teatro dell'Opera. Ricordiamo in particolare la ricostruzione della versione originale di Andris Liepa del balletto ShéhérazadeIl pomeriggio di un fauno di Nizinskij, quasi tutto il repertorio di Djagilev / Stavinskij. 


Messa in scena di Parade di Léonide Massine all'Opera di Roma nel 2009

In vecchiaia Carla Fracci compare spesso in televisione, accettando di impreziosire le trasmissioni che la ospitano con un suo acuto, talvolta polemico, intervento, ma anche col suo sorriso e la sua grazia innata. Sempre moderna, sempre attuale nella sua danza classica, collabora anche con Elio e le storie tese, con Vito Molinari per il programma Scarpette rosse. Lontana anni luce dallo stereotipo della bianca ballerina fanciulla indifesa e inerme, la Fracci s'impegna anche nella lotta per i diritti dei lavoratori dello spettacolo: si oppone infatti allo smantellamento dei corpi di ballo nelle fondazioni lirico-sinfoniche, e crea una Compagnia Nazionale per i giovani. È presidente fondatrice di un'associazione per la protezione dell'ambiente, viene dichiarata Ambasciatrice ONU per la lotta contro la fame nel mondo. 

La "danzatrice stanca" è infaticabile. 

La passione per la danza e per il mestiere teatrale l'accompagna fino alla fine della sua vita. In un'intervista di Giuseppe Distefano per IlSole24Ore, risponde a proposito dell'insegnare la danza ai giovani:

«Bisogna saper soffermarsi. Far capire che danzare non è un discorso solo di gambe, ma di testa. Si balla prima col cuore e con la testa che non con il corpo».

Nel 2020 riceve il suo ultimo premio alla carriera. Muore nel 2021. 


Mi piace immaginare Carla Fracci come la ballerina che ha danzato fino alla fine. Eugenio Montale la definiva: "eterna creatura danzante". La ballerina che, nonostante il tumore che l'avrebbe stroncata, ad 84 anni poteva ancora reggersi sulle sue punte. Pallida di convalescenza, come ne La danzatrice stanca, ma di quel pallore che presagisce la fioritura.

La sua grazia, la forza del suo animo, lei era capace di riversarla nei suoi passi, nelle sue coreografie, nei suoi pas de deux. Era un'artista, Carla Fracci. Lo resterà per sempre. Si spegne infatti un'étoile della danza, ma la sua stella continuerà a brillare. E mi auguro con tutto il cuore che le giovani ballerine di oggi, future stelle del domani, si lasceranno ispirare dalla sua luce. 

La "danzatrice stanca", questa volta, non ha potuto rifiorire, e ora riposa. 

Addio, Carolina. Ci mancherai. 



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