Anders als die Andern: l’inizio del cinema queer

Di Fhe Pacifico

Condrad Veidt e Fritz Schul in una scena del film

Durante alcune lezioni universitarie ho scoperto Anders als die Andern (in italiano Diverso dagli altri), un film tedesco del 1919 scritto e diretto da Richard Oswald con la collaborazione del sessuologo Magnus Hirschfeld. Il film viene definito il primo della storia del cinema a trattare il tema dell’omosessualità. Ciò che mi ha stupito sin da subito è come questo venga rappresentato in maniera positiva. Anzi, personalmente, ritengo che rappresenti meglio il tema e le soggettività della comunità LGBTQ+ rispetto a moltissime serie tv e film dei giorni nostri. 

M’interessa parlarne non solo in occasione della fine del Pride Month, ma anche perché, purtroppo, il film tratta di argomenti a noi ancora vicini: primo tra tutti, l'omolesbobitransfobia


TRAMA

Il film gira intorno alla relazione tra il famoso violinista Paul Korner (Conrad Veidt) e un suo grande fan, Kurt Silvers (Fritz Schul): un rapporto che da professionale si trasforma in romantico, preoccupando e obbligando i genitori di Kurt ad allontanarlo dal maestro. Importante nel corso del film è il sessuologo (Magnus Hirschfeld), una figura professionale (nel film e nella realtà) che con le sue conoscenze mediche sottolinea ai genitori di Paul Korner, agli spettatori e allo stesso violinista che l’omosessualità non è qualcosa di sbagliato. Nonostante l’aiuto di Else (Anita Berber), la sorella di Kurt, per convincere i genitori a far incontrare nuovamente il violinista e il suo alunno, l’incontro con Franz Bollek (Renhold Schunzel) e l’inizio del suo ricatto a discapito di Paul porteranno il violinista al suicidio.


Locandina del film, 1919

UNA LIBERTÀ ANCORA NON OTTENUTA 

Anders als die Andern si pone come obiettivo la depatologizzazione e la decriminalizzazione dell’omosessualità, facendo riferimento principalmente al paragrafo 175 del Codice Penale tedesco. Per realizzare questo obiettivo, il film sottolinea la naturalezza dell’omosessualità, presentando coppie e persone queer lontanə dalla visione “criminale” alla quale l’omosessualità veniva legata: la relazione “rispettosa” tra Paul e Kurt, una fila di diverse figure storiche omosessuali come Oscar Wilde, Čajkovskij, Federico II di Prussia, Leonardo da Vinci. A contribuire, tuttavia, è anche il discorso di Magnus Hirschfeld a Paul, il quale si era rivolto al sessuologo per poter farsi “guarire” dalla sua omosessualità: «L’amore per il proprio sesso è puro e nobile come quello per il sesso opposto. È un orientamento che si ritrova in molte persone rispettabili e in tutti i livelli sociali. Solo l’ignoranza o l’intolleranza condannano chi ha sentimenti diversi».

Il film suscitò delle opinioni contrastanti, portando al termine della proiezione nelle sale, l’eliminazione quasi totale delle copie (se non negli studi di specifici, dove però l’omosessualità veniva vista come una “malattia da curare”) e il ritorno della censura nel cinema tedesco, eliminata l’anno precedente. L’obiettivo di liberazione del film della popolazione queer sembra quindi solo un sogno, e anzi, l’arrivo dei totalitarismi, l’avvicinamento ed entrata nella Seconda guerra mondiale peggiorano la già orribile vita dei membri della comunità LGBTQ+. In Germania, ad esempio, il paragrafo 175 nel 1935 penalizzò tutti i comportamenti simil-omosessuali (abbracci tra uomini, tenersi per mano, guardarsi negli occhi) e con l’entrata nella guerra la popolazione fu deportata e usata come cavie. 

La pace e la liberazione non arrivarono neanche dopo il termine della Guerra Mondiale: rimanendo sempre in Germania, le persone queer deportate per il paragrafo 175 furono arrestatə, non risarcitə, non trovavano lavoro e non ricevettero le pensioni; negli Stati Uniti d’America, invece, iniziò la “caccia alle streghe” del senatore McCarthy che attaccò tutto ciò che era ritenuto comunista e antiamericano (tra cui anche l’omosessualità). 


Fritz Schul e Condrad Veidt in una scena del film

Oggi la situazione non è tanto diversa e la speranza di una vita che si possa realmente chiamare così per i membri della comunità LGBTQ+ sembra un sogno lontano proprio come nel 1919. Basti pensare che ancora in 72 Paesi viene condannata l’omosessualità: in Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Somalia, Mauritania, Yemen e in alcune zone dell’Iraq, della Nigeria, della Maldive, del Pakistan e dell’Afghanistan è ancora prevista la pena di morte per le persone queer. Nonostante ci siano Paesi in cui l’omosessualità non è penalizzata, la vita della comunità queer non è migliore rispetto a quella vissuta da Paul e Kurt in Anders als die Andern: ogni anno centinaia di persone vengono attaccatə, allontanatə e rifiutatə dalla famiglia e dagli amicə, perdono o non riescono a trovare lavoro per il loro orientamento sessuale e\o l’identità di genere fuori dalla ciseteroallonormativa, portando, purtroppo, a molti suicidi, proprio come accade a Paul Korner, stanco delle minacce del suo ricattatore. Questa situazione è purtroppo molto vicina anche a noi: in Italia non si può parlare di una vera libertà per le persone della comunità LGBTQ+. Persiste una visione stigmatizzata (specialmente delle persone transgender, con l’utilizzo di deadname e pronomi sbagliati) e la mancata sicurezza per le persone queer.

Con Anders als die Andern inizia quindi quel percorso di rappresentazione nei media della comunità LGBTQ+. Si tratta di uno dei passi per la liberazione delle persone queer, ma che tutt’oggi è ancora difficile, in quanto continuano ad esserci risposte simili (la censura e l’eliminazione del film dalle sale). È accaduto ad esempio con l’eliminazione del bacio gay tra Gil (Dylan Playfair) e Harry (Thomas Doherty) in Descendants 2 (2017, diretto da Kenny Ortega). 

Possiamo quindi affermare che Anders als die Andern è solamente l’inizio di un percorso a favore delle persone queer, un percorso però ancora lungo e tortuoso e che non si deve fermare solo perché finalmente ci sono più rappresentazione decenti di persone transgender, non-binary, gay, lesbiche, bisessuali, pansessuali, asessuali e aromantiche. Non possiamo basarci su una minima inclusione nei media per credere che la vita dei membri della comunità LGBTQ+ sia facile, perché non per tuttə è come nei film e nelle serie, non per tuttə è facile fare coming out, non tuttə vengono accettatə dalla famiglia e non tuttə riescono a trovare un modo di farcela. 

In realtà, ancora in moltə sono costrettə a nascondersi nel buio e dobbiamo lottare anche e specialmente per loro. Uno dei modi è attraverso il cinema. Come ha iniziato Anders als die Andern, dobbiamo continuare noi: la situazione rispetto al 1919 non è affatto cambiata, purtroppo, ma dobbiamo farla cambiare. 


1972, primo corteo a Londra per i diritti omosessuali. Fonte: LSE Library, Flickr.


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