Di Alessandra Vita
Non è facile scriverne. Si tratta dell'opera prima dei due registi, Alessandro Guida e Matteo Pilati, e di questo bisogna tenere conto. Il film è inoltre e soprattutto una delle poche pellicole italiane a tema LGBT+, il che spiega tutta l'importanza che ha a livello sociale. Spero che Maschile singolare spinga più sceneggiatori italiani a scrivere di questi temi.
Tuttavia il film non mi ha convinto. Non voglio criticare quest'opera per ciò che rappresenta, ma ne voglio parlare in quanto prodotto audiovisivo con aspirazioni artistiche. Avevo forse aspettative troppo alte e che quindi sono state disattese. Questa analisi verterà prima sui punti più problematici del film per poi concentrarsi sulle note positive. L'articolo contiene spoiler.
RECENSIONE
La storia è incentrata su Antonio (Giancarlo Commare), un ragazzo sulla trentina sposato con Lorenzo (Carlo Calderone). Quando l'uomo lo lascia per mettersi con Enrico, Antonio deve ricostruirsi una vita: si trasferisce in una casa nuova, fa amicizia col coinquilino Denis (Eduardo Valdarnini) (anch'egli omosessuale) e si trova un lavoro.
Il primo problema di questo film è la sceneggiatura.
Maschile singolare inizia e non si capisce dove sia ambientato. Il protagonista e Lorenzo parlano usando parole dialettali siciliane (per esempio "babbiando"), il che porta a pensare che la storia sia ambientata in Sicilia. Tuttavia dopo 20 minuti di film viene detto che si trovano a Roma (e no, l'entrata in scena di Michela Giraud con la sua inflessione romana non vale come dichiarazione della località). Ma come mai sono lì? Si sono trasferiti per lavoro? La sceneggiatura non lo spiega.
Altro punto che lascia basiti è il momento in cui Lorenzo lascia Antonio. L'uomo lo fa con una tale indifferenza e Antonio la prende con talmente poca rabbia che sembra che i due siano stati insieme pochi mesi. A metà film invece si scopre che la loro relazione durava da 12 anni. A questo punto uno si chiede come possano essere reazioni credibili quelle di Antonio che, appena scopre del tradimento, afferma solo "ma quello è un cesso, Lorenzo, che cazzo dici?". Anche se un amore è finito (e comunque questo non è il caso del ragazzo, che ama davvero Lorenzo), quando una persona scopre di un tradimento entrano sempre in gioco altri fattori: primo su tutti l'orgoglio. Invece la reazione di Antonio è una rabbia pacata, che è evidente che si consumi subito per esigenze di minutaggio.
Provo a controbattermi dicendo: magari Antonio non osa andare contro Lorenzo perché ne è succube, la loro è una "relazione tossica" e impari, tant'è che Antonio è anche mantenuto dall'uomo. Ma allora perché non è stato sviluppato questo argomento? Non ci vengono forniti abbastanza dettagli sul rapporto tra i due. Se il film fosse finito con Lorenzo che torna da Antonio e lui lo rifiuta perché ora ha amor proprio, allora avrebbe avuto una crescita personale da questo punto di vista. Ma siccome tutto ciò non accade allora si presuppone che la relazione tra i due fosse sana e che quindi la reazione di Antonio alla scoperta del tradimento semplicemente non sia umana (pensiamo a Storia di un matrimonio o a La dea fortuna!). Inoltre a questo punto c'è un dialogo che non ha connessioni logiche: Lorenzo dice che "finiscono anche le cose belle" e Antonio (che probabilmente non è un asso nella comprensione del testo) gli risponde "Ah certo, quindi la cosa con Enrico era pure una storia bella". Non c'è motivo per cui Antonio possa fraintendere questa frase.
La scena successiva mostra Antonio e la sua migliore amica Cristina (Michela Giraud) che discutono dell'accaduto. Tutto stona con la serietà del tema trattato: Michela sembra star recitando in uno spettacolo di stand up comedy mentre Giancarlo Commare va un po' in over acting. I toni del film non sono chiari: Prime Video lo classifica come commedia ma anche nelle peggiori commedie di Adam Sandler ci sono momenti in cui non si può scherzare. Nessun essere umano si metterebbe a fare battute mentre il suo migliore amico afferma sconvolto di aver appena divorziato dal marito. Certo, alcune battute fanno anche sorridere, ma non sono pronunciate nel momento adatto. Purtroppo poi il personaggio interpretato da Michela è abbastanza inutile ai fini della trama: sembra una brutta copia dei personaggi che interpreta sempre Serra Yilmaz nei film di Ozpetek.
A questo punto arriviamo a un'altra nota dolente: la caratterizzazione dei personaggi.
Non esagero se dico che Antonio è uno dei personaggi più vuoti che abbia mai visto. Se quasi tutti i personaggi sembrano delle caricature, Antonio è proprio finto. Questo è dovuto a un problema di scrittura: non ci viene detto niente su di lui. Tutto ciò che sappiamo lo dobbiamo a una conversazione che il personaggio ha con Denis durante un colloquio conoscitivo: Antonio è "cancro ascendente vergine", gli piace fare i dolci, ha fatto il classico e sarebbe un architetto. Il problema è che tutte queste informazioni non hanno utilità. Chi è davvero Antonio? Da dove viene? Come ha conosciuto Lorenzo? Qual è la sua più grande paura? Quali sono le sue passioni? Non si può basare l'intera personalità di un personaggio sul fatto che sappia fare il tiramisù. Sul finale Antonio non cresce, semmai inizia ad avere un barlume di personalità scegliendo di non adattarsi agli altri (ma di questo ne parlerò dopo).
Un altro personaggio controverso è Denis. Purtroppo il ragazzo è uno stereotipo ambulante: appena entra in scena si spoglia, esprimendo subito una sessualità portata all'eccesso. Tutto ciò che fa è talmente esagerato da sforare nello stereotipo. Questo è davvero un peccato: in Italia quando si parla di omosessualità c'è già l'immaginario comune (di radici omofobe) di persone promiscue, incapaci di mantenere una relazione senza essere infedeli ed effemminate. Che bisogno c'era di alimentare questi stereotipi? Questo non significa che non ci siano ragazzi gay così ma mi sarebbe piaciuto vedere un altro tipo di rappresentazione. Denis (e non solo lui, il che è pure peggio) a volte utilizza slur misogini per parlare di sé e parla in francese senza motivo (perché lo fa? Ha origini francesi? La sceneggiatura non lo spiega, è di nuovo uno stereotipo).
Dopo 38 minuti arriva una scena tra Denis e Antonio che sembra dare una svolta positiva al film. Il primo dice all'altro "Antonio, non sei più sposato e non devi cercare subito un altro marito. Prima di cercare l'amore devi trovare te stesso". Ottimo messaggio, se non fosse che ora il film si trasforma in una lunga marchettata a Grindr (nonostante il nome dell'app non venga esplicitato). Sì, perché per conoscere te stesso devi ripassarti un numero spropositato di sconosciuti incontrati online. Certo, può pure avere senso: sei stato per molto tempo con lo stesso uomo, devi (ri)scoprire quello che ti piace. Se non fosse che a questo punto di film nessuno ha esplicitato per quanti anni sono stati insieme Lorenzo e Antonio, né si saprà mai quanti partner ha avuto Antonio prima del marito. Il problema principale di Antonio non è che è confuso sessualmente o ha bisogno di conferme: il ragazzo semplicemente non ha personalità. Deve trovare se stesso, è vero, ma non a letto, perché lui non ha mai espresso di avere dubbi o necessità di conferme sulla sfera sessuale.
Il finale quindi, che mostra il messaggio "non c'è da vergognarsi nell'essere single" non è la conseguenza di una crescita del protagonista, ma è solo Antonio che fa ciò che avrebbe dovuto fare dopo i primi 38 minuti di film: costruirsi una personalità. La conclusione dell'arco narrativo di Antonio non è affatto una conclusione: il ragazzo inizia ora a essere diverso rispetto all'inizio del film, ma non ha completato il suo processo di crescita. Tutta l'ora di film in cui si susseguono rapporti con sconosciuti trovati su chat di incontro è inutile: Antonio non aveva bisogno di una liberazione sessuale. Eppure tutto il secondo atto si basa su questo. Il film di per sé così insegna solo che Grindr funziona bene se hai bisogno di avere un rapporto occasionale e ti invoglia a scaricarlo, ma non manda altri messaggi. Si tratta di un'ottima pubblicità di 1 ora e 41 minuti a un'app di incontri, ma di arte o di intrattenimento ce n'è ben poco.
La fine che fa Denis poi sembra una scelta del tutto casuale: è come se gli sceneggiatori si fossero ricordati di star scrivendo un film LGBT e che quindi dovevano per forza inserire la svolta tragica. Denis muore senza motivo. Ci vogliono far credere che la perdita dell'amico spinga Antonio a pensare prima a se stesso ma questo collegamento non è supportato dalla logica. La scena in cui Antonio indossa il chimono di Denis potrebbe anche essere simbolica se solo fosse sensata: perché mai adesso lui dovrebbe "diventare" l'amico?
Passando alle note positive del film, c'è da apprezzare il fatto che Denis sia morto a causa di un incidente avuto in bici, perché qualche scena prima ci avevano mostrato (in décadrage) il fatto che il ragazzo andasse in bici in modo spericolato, per cui c'è un po' di coerenza narrativa. La fotografia è buona e certe inquadrature sono davvero ben fatte (convince meno il montaggio sonoro). Non è poi da dare per scontato il fatto che gli attori siano stati disponibili a recitare in scene omoerotiche.
Eppure Maschile singolare resta un'occasione sprecata. Con questo cast e una sceneggiatura più solida si sarebbe davvero potuta creare un'opera rivoluzionaria. Considerando il contesto in cui verte adesso la comunità LGBTQ+ in Italia, con il DDL Zan ancora in attesa di approvazione, sarebbe stato davvero importante offrire una rappresentazione diversa e lontana da ogni stereotipo. Perché sì, i film possono influenzare il nostro modo di approcciarci al mondo e possono permettere alle persone di conoscere altre realtà. Secondo me Maschile singolare, così come Antonio, doveva prima conoscere se stesso, capire dove voleva andare a parare e trovare una strada coerente per raggiungere i suoi obiettivi.
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