Nine/10 per il nuovo musical della BSMT

Di Laura Astarita


Nine verrà replicato il 18 e il 19 giugno a Reggio Emilia: non perdetevelo!

Foto credits: Riccardo Sarti


Sarebbe dovuto andare in scena l'anno scorso per il centenario della nascita di Federico Fellini, ma a causa del Covid hanno dovuto rivedere la regia e, quindi, eccoci qui, arrivati a giugno 2021, ad assistere al debutto di Nine prodotto dalla Bernstein School of Musical Theatre di Bologna. Il musical si ispira ad Otto e mezzo, il film del 1963 di Fellini con Marcello Mastroianni, e alla commedia di Mario Fratti Six passionate women, composto da Maury Yeston e librettizzato da Arthur Kopit.

Il musical ripercorre la crisi esistenziale ed artistica di Guido Contini, un regista molto popolare e visionario, che cerca la propria ispirazione perduta in diverse “muse” che sceglie come amanti. 

Guido ha infatti compiuto 40 anni, ma dentro di sé si sente ancora un bambino di 9 anni. Il musical infatti riprende la scena finale del film di Fellini, Otto e mezzo, nella quale il regista, prima di suicidarsi, vede se stesso da bambino. La presenza del Guido bambino (Ruben Vecchi) ci viene introdotta fin dall'inizio, e si arriva alla fine con la consapevolezza che il vero motore dell'ispirazione geniale di Guido non erano le sue relazioni, ma l'eco di quel bambino che era stato e che ancora vive in lui.

Come infatti canta sua moglie, Luisa: Guido vive di sogni. Sono infatti i sogni a dettare i suoi film. 

La produzione della BSMT è diretta scenicamente da Saverio Marconi e musicalmente da Shawna FarrellNine ha debuttato a Ferrara al Teatro Comunale, ed è stata riproposta dal 10 al 12 giugno presso il nuovo spazio BOAT nel corso della rassegna A Summer Musical Festival. Le repliche bolognesi hanno visto la sostituzione eccezionale di Massimiliano Carulli al posto di Filippo Strocchi (che riprenderà invece il ruolo nelle repliche di Reggio Emilia). Un'altra novità delle repliche bolognesi è la sostituzione dell'Orchestra sinfonica prevista dalla partitura musicale di Maury Teston, con il solo pianoforte del Maestro Maria Galantino. Questo non rappresenta un difetto. Anzi, la presenza di un unico strumento conferisce più personalità ai brani, creando una continuità stilistica e una simbiosi perfetta tra pianoforte e voci: una scelta, quella del piano dal vivo, che in uno spettacolo all'aperto può solo rivelarsi vantaggiosa, sia per i performer che per la messinscena. 




Foto credits: Riccardo Sarti. Presa dalla pagina Facebook BSMT Bologna.

L'ensemble, coreografato da Gillian Bruce, è composto esclusivamente da donne (allieve della Bernstein), conciate in lingerie. La presenza oscilla tra fisicità e fantasia, ambiguamente rappresentata dall'ambientazione: una SPA diretta da Madame de la Lune (interpretata da un'allieva della Bernstein, Teresa Chieco). Questo coro di donne seminude, prive di personalità, rappresentano la lunga sfilza di amanti di Guido. La produzione resta protagonista-centrica, ma tuttavia le donne sulla scena sovrastano, soffocano, perseguitano il protagonista, che da macho latin lover diventa gradualmente sempre più succube delle figure femminili che egli stesso si vanta di aver collezionato. La figura di Guido Contini regge consapevolmente il confronto con gli interpreti broadwayiani più noti in questo ruolo, tra i quali spiccano Antonio Banderas e Raul Julia, due "icone" storiche del machismo latinoamericano, riproponendo una versione più vicina, forse, all'interpretazione di Marcello Mastroianni in Otto e mezzo. Il Guido Contini di questa produzione, infatti, è molto giovane, ancora legato al suo vissuto infantile, nostalgico, sentimentale.

Nel musical originale si ha l'impressione che Guido idealizzi eccessivamente le donne “fondamentali” della sua vita. La moglie Luisa (Sara Jane Checchi) diventa un'ideale di purezza e fedeltà. La focosa amante Carla (Francesca Ciavaglia) diventa ideale della passionalità. La madre defunta (Barbara Corradini) della trascorsa, effimera, infanzia. Infine, c'è Claudia (Simona Distefano). Claudia è l'attrice protagonista nel primo film di successo di Guido Contini, dove recita il ruolo di una strega che cura lo spirito del protagonista maschile. Da allora, Guido la chiama a recitare sempre per lo stesso tipo di ruolo, anche se in film diversi, confondendo così nella sua fantasia la figura del personaggio che le ha assegnato con la sua persona reale. Claudia glielo fa notare, e Guido capisce in questo modo che la realtà gli sta sfuggendo. Nel momento in cui, infatti, Guido tenterà di creare un film non a partire dai sogni, ma dalla sua realtà quotidiana, tutte le donne che lo amavano iniziano, una ad una, ad abbandonarlo, finché lui non rimane da solo.

Capiamo così che sì, Guido è colpevole di aver idealizzato la figura femminile ma forse sono anche le donne della sua vita ad aver idealizzato lui, rendendolo una figura mistica di amante simultaneo ed intenso, oltre che un regista di infallibile genio quale lui non è. L'unica a smascherarlo sarà infatti, non a caso, una giornalista critica, Necrophorus (interpretata qui da un'allieva della Bernstein, Elisa Bella) che scrive per Les Cahiers du Cinema. 

Questa produzione pare infatti condurci verso una critica al mondo del cinema, che porta ad idealizzare le persone che lavorano in questo mondo come irraggiungibili, perfette, mentre in realtà si dimentica l'umanità che si cela dall'altra parte dello schermo.

Le coreografie e la bravura degli interpreti (sia i solisti che l'ensemble) sono, a mio parere, ciò che valorizzano a pieno lo spettacolo, insieme all'accompagnamento pianistico.


Foto credits: Riccardo Sarti. Foto presa dalla pagina Facebook BSMT Bologna.

Tuttavia, Nine fa fatica ad arrivare al 10. 

Questa produzione di Nine, infatti, presenta un adattamento inedito in lingua italiana ad opera dello stesso Mario Fratti. La traduzione è molto buona, acuta e sensibile. Tuttavia, mette in luce quello che è il più grande difetto, a parer mio, del musical: il libretto. 

C'è da dire che lo spettacolo, musicalmente, è piuttosto sorprendente. Alcune canzoni sono davvero meravigliose, come Folie Bergeres, interpretata da una magistrale Francesca Taverni nei panni della produttrice Le Fleur, oppure Be Italian (Sii Italiano), interpretata da Martina Pillastrini nel ruolo della donna di malcostume Saraghina. Tuttavia, è il libretto che a parer mio fallisce nel voler accompagnare una melodia e un corpo di ballo che, già di per sé, sono sufficienti a comunicarci quelli che sono gli stati d'animo dei personaggi e l'andamento delle vicende. Così come in Otto e mezzo Fellini usa le immagini per mostrarci la crisi interiore di Guido Contini (si pensi all'iconica scena del Carosello), Nine ci fa arrivare il disagio di Guido e i suoi tormenti attraverso le melodie e la presenza inopportuna, ma non disprezzata, dell'ensemble di donne in lingerie. Il libretto, a questo punto, rischia pericolosamente di diventare didascalico: sentir provenire dalla bocca stessa dei personaggi la spiegazione dei loro sentimenti diventa quindi straniante, interferisce con la melodia, stona. A meno che lo "spiegone" non venga giustificato dalla trama, come nel caso dell'intervista a Luisa che la porta a cantare la canzone My husband makes movies (tradotto molto intelligente con: Guido vive di sogni), la lirica può facilmente diventare ridondante, pesante, quasi brechtiana. E a questo, purtroppo, non vi è messinscena che possa porre rimedio. Viene riconosciuto però lo sforzo e la bravura di tutti gli interpreti e di tutti coloro che hanno lavorato a questa produzione per compensare questa grave pecca del musical: l'energia è sempre alta, il ritmo è trascinante, e gli applausi e le urla entusiaste sbocciano copiosamente tra le sedie del pubblico in platea, sia alla fine delle esibizioni musicali, sia dopo il finale.

Insomma, il musical farà fatica ad arrivare al 10, ma la produzione della BSMT può considerarsi senza dubbio un successo, e si merita a pieno titolo un bel 9. Del resto, il nome è un presagio.

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