Sound of metal: imparare dai cambiamenti

Di Eleonora Groppelli

Riz Ahmed in Sound of Metal (2019)


Sono bastate tre parole lette nella descrizione su Prime Video a spingermi alla visione di Sound of metal: “batterista” e “perdere l'udito”. In quanto musicista mi sono sentita presa in causa, essendo questa una delle mie più grandi paure. Mi ha toccato perché mi è capitato di guardarlo proprio quando stavo soffrendo di un problema simile a quello del protagonista. E così come lui, da un giorno all'altro, ho perso l'udito da un orecchio e mi sono sentita spaesata.

La recensione contiene spoiler.

TRAMA

Ruben, batterista componente del duo metal BlackGammon insieme alla sua ragazza Lou, perde improvvisamente l'udito durante la tournée che i due stanno compiendo. Irragionevole e testardo, non è disposto a seguire le indicazioni del medico: mantenersi lontano dai forti rumori e preservare l'udito che gli rimane. Insiste nel voler continuare a suonare per poter raccogliere denaro e operarsi.
Dopo molte discussioni e incomprensioni Lou convince Ruben ad entrare a far parte di una comunità di non udenti, supervisionata da Joe, un veterano della guerra del Vietnam. Con il tempo e attraversando varie difficoltà riesce ad integrarsi nel gruppo. Impara la lingua dei segni e lavora con una classe di bambini sordi. Nonostante tutti i progressi fatti, Ruben sembra non aver ancora compreso la morale su cui si fonda la comunità, che la sordità non è un difetto da aggiustare. Decide così di procedere con l'operazione. Quest'ultima consiste nell'installazione di un impianto artificiale che dovrebbe permettergli di recuperare l'udito. Una scelta che gli si rivolterà presto contro, in quanto lo allontanerà dalle persone con cui aveva creato un forte legame e non gli restituirà l'udito come tanto desiderava.

PERDITA E ACCETTAZIONE DI SE STESSI

In questo film il protagonista, interpretato da un eccellente Riz Ahmed, affronta una metamorfosi. Io l'ho percepita un po' come la muta di un serpente. Ruben non perde solo l'udito, perde piano piano quella che è una ormai vecchia versione di se stesso.
Non è un processo immediato, al contrario è un percorso pieno di ostacoli: la solitudine prima di tutto. Lui supplica Lou di non abbandonarlo, di aspettarlo. È divorato dall'ansia di sparire: “se io sparirò a chi importerà? A nessuno!” dice a Joe. 
La perdita, in secondo luogo. Insieme all'udito vede lentamente svanire tutto quello che una volta faceva parte della sua vita: la musica quindi il suo lavoro, la semplice routine quotidiana, la sua ragazza. In questo Ahmed, che durante le riprese ha indossato dei dispositivi bloccanti nel condotto uditivo, è formidabile. E' stato in grado di farmi provare l'impotenza del personaggio.

In una scena Joe dice a Ruben che se vuole far parte della comunità, è importante che capisca che ciò che loro cercano di aggiustare è la mente, non le orecchie. Quest'ultimo però viene invaso dalla paura, e cerca in tutti i modi di frantumare le pareti che lo stanno accerchiando; nega a sé stesso il fatto che niente potrà più essere come prima. Di conseguenza un altro ostacolo, che si trasformerà presto in un obiettivo, è quello dell'accettazione di sé e della sua nuova vita. Con questo termine si intende prendere consapevolezza del proprio problema e partire da lì per migliorarsi. Purtroppo però si può dire che oltre che sordo Ruben diventa anche cieco. Questo perché non vede la realtà in cui vive come qualcosa a cui può adattarsi ma solo come qualcosa da cui deve scappare per rimanere a galla. Per rimanere il “vecchio” Ruben.


IL LINGUAGGIO DEL SILENZIO

Il film d'esordio dell'americano Darius Marder, che si è aggiudicato l'Oscar per miglior colonna sonora (oltre che per miglior montaggio), ha come protagonista il silenzio. Un nuovo linguaggio che si fa spazio nella vita di Ruben e parallelamente, anche in due ore di quella degli spettatori, sostituendosi ai dialoghi. Questi ultimi sono infatti sporadici all'interno del film; si è in grado di comprendere la storia grazie ai gesti, le espressioni, gli sguardi e i movimenti.

Il silenzio non viene visualizzato attraverso quella che potremmo chiamare una linea continua che non subisce variazioni. In realtà queste sono presenti, sotto forma di intermittenze, parole ovattate, frequenze distorte, che permettono di percepire tutte le sfaccettature della sordità. Dettagli che aumentano durante il film, seguendo un climax che tocca il suo apice nelle scene finali, dal momento in cui Ruben si fa installare l'impianto. Le sue speranze (insieme alle nostre) di poter recuperare l'udito vengono distrutte dal fatto che quest'ultimo non funziona a dovere. In questi momenti ogni suono viene distorto al massimo, condizione che porterà l'ex batterista a prendere la sua decisione finale: togliersi l'apparecchio e lasciarsi avvolgere dal silenzio più totale per sempre.

Capita spesso di immaginarsi come sarebbe non possedere più uno dei cinque sensi, e se il verbo è corretto, possiamo solo immaginarlo. Si possono fare delle supposizioni, magari, ma rimaniamo comunque lontani dal viverlo. Questo film riesce in maniera sublime a proiettare lo spettatore all'interno dell'universo di un non udente. Si entra nell'ottica di una persona che ha appena fatto un salto nel vuoto, che vuole tenersi stretto il suo passato e non guardare al futuro. Tutte queste sensazioni sono amplificate dal modo in cui i suoni sono distribuiti. La visione (e l'ascolto) ideale infatti, se non si ha avuto l'occasione di andare al cinema, avviene attraverso l'uso delle cuffiette. Rumori e silenzi si alternano facendo credere agli spettatori di star vivendo la stessa condizione del protagonista.


Scena dal film Sound of Metal (2019)

La recitazione di Riz Ahmed e di tutti gli altri attori non è mai enfatica, non sono mai presenti manifestazioni di disperazione esagerate. Marder volge il film più verso l'educazione al problema che alla drammaticità della storia. Non si serve di primi piani né di riprese avventate, per trasmettere angoscia o ansia. Vediamo infatti come Ruben gestisca la situazione in maniera razionale, andando da un dottore e facendosi dei controlli. Solo successivamente cadrà vittima della rabbia.

Ho parlato di piano educativo perché in una scena, all'inizio del soggiorno di Ruben nella comunità, Joe scrive su una lavagna dedicata ai compiti giornalieri di ciascuno dei membri, nella casella di Ruben: “imparare a essere sordo”. Sarà proprio quell'imparare a non sentire, il suo paradiso di quiete (come lo chiama Joe): quel luogo di cui non sapeva di aver bisogno e in cui riuscirà finalmente a vivere in pace con se stesso.

Trailer del film Sound of metal (2019)

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