Di Alessandra Vita
Cara Raffaella, oggi l'Italia ha perso la sua regina. Per 69 anni sei stata parte delle vite di milioni di persone, prima come attrice poi come showgirl: hai incantato ogni generazione e sono sicura che il tuo mito continuerà a farlo.
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Raffaella Carrà a Canzonissima 1970 |
Quando sono nata io stavi conducendo la cinquantunesima edizione del festival di Sanremo. Si può dire che a quel punto tu avessi già oltrepassato la parte più gloriosa della tua carriera eppure, nonostante ciò, il mio mp3 da bambina straripava di tue canzoni. Tuca tuca, Rumore, Ballo ballo: mi mettevo davanti allo specchio e improvvisavo coreografie imitando i tuoi passi. E non solo: prima di me, anche mia mamma da bambina si pettinava i capelli in modo che formassero un caschetto come il tuo e si metteva a ballare le tue canzoni. Da bambino invece mio padre ti scrisse una letterina in quanto tuo ammiratore. Per i miei nonni eri una grande professionista e, col tuo luminoso sorriso, facevi simpatia.
Ma come hai fatto ad affascinare generazioni così diverse?
Innanzitutto, grazie al tuo stile. Quando si pensa "Raffaella Carrà" viene subito in mente una ragazza dal caschetto biondo con l'ombelico di fuori. Proprio quell'ombelico scoperto, mostrato in tv a Canzonissima, senza curarti della censura ipermoralista degli anni '70, creò scandalo ma divenne anche un simbolo. Tu stessa in un'intervista affermasti «Il mio ombelico nudo veniva fuori da un completo studiato da un costumista della Rai. Ora non ne ricordo il nome. Ma le ragazze d’estate già giravano così, con la pancia scoperta e i pantaloni lunghi. Io non mi sono fatta problemi a farlo vedere in tv. Ero libera. Anche i "colpi di testa" erano il segno della libertà dalla lacca, dalle sovrastrutture, dalla rigidità. Io ero così, senza costrizioni». Sei stata una ventata d'aria fresca per una televisione che ormai sapeva quasi di stantio. E proprio il fatto che avessi una tua identità ben definita ha portato poi alla nascita di esilaranti imitazioni del tuo personaggio, come ad esempio quella dell'iconica Sandra Mondaini.
Ed è stata anche questa tua innata capacità di creare scandalo senza intenzionalità che ti ha reso incantevole agli occhi di milioni di telespettatori. Nel 1971 a Canzonissima cantasti e ballasti per la prima volta Tuca tuca. La coreografia era stata ideata dal ballerino Don Lurio come un ballo a due e consisteva nel toccare prima le ginocchia, poi i fianchi, poi le spalle e infine la fronte dell'altro. Tu lo eseguisti per la prima volta con il ballerino Enzo Paolo Turchi. Il Tuca tuca venne censurato dalla Rai per via della coreografia considerata troppo provocante. Ci volle l'intervento di Alberto Sordi per fare approvare il ballo, il quale esibendosi con te in uno dei momenti più iconici della storia della televisione, riuscì a sdrammatizzarlo.
Sempre nel '71 uscì il tuo primo album, Raffaella.
Un altro punto in tuo favore infatti è stato il tuo eclettismo. Attrice, conduttrice, ma anche ballerina e cantante: un'artista completa. Le tue canzoni sono diventate un simbolo per la comunità LGBTQ+, per la loro allegria, la loro libertà e per il fatto che mostrano una donna indipendente, dalla sessualità libera, che non era costretta a ingabbiarsi dentro degli schemi.
Eppure tu sei sempre stata umile, elegante, capace di gestire anche le situazioni più spinose con una classe rara (pensiamo alla puntata dell'11 novembre del 1990 del programma Ricomincio da due, quando venne annunciata la presenza di un ordigno esplosivo in studio). Hai sempre mostrato un particolare rispetto nei confronti del tuo pubblico. Nel programma Pronto, Raffaella? interamente basato su giochi fatti in chiamata col pubblico da casa riuscivi a far sentire importante per quei pochi minuti ogni singola persona.
Il tuo personaggio era in qualche modo rassicurante, tant'è che una parte importante della tua carriera è anche stata dedicata ai più piccoli: basti pensare a canzoni come Maga Maghella, a tutte le scenette col celebre pupazzo Topo Gigio e al programma che creasti, Amore, dedicato all'adozione a distanza.
Sei stata una leggenda della storia della televisione italiana (e spagnola), sei riuscita a creare programmi entrati come espressione nel linguaggio comune, come Carràmba, che sorpresa!, sei stata un'icona di donna emancipata, sempre protagonista anche quando faceva da spalla, e mai valletta.
E adesso, con la solita classe che ti ha sempre contraddistinto, te ne sei andata senza far rumore. Ma qui non dimenticheremo mai tutto ciò che ci hai insegnato. Persone come te non nascono tutti i giorni.
Ciao, Raffa.
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