Perché Brokeback Mountain non è una storia d'amore

Di Silvia Strambi

Scena tratta dal film I segreti di Brokeback Mountain (2005)

In questi giorni si svolge la 78esima edizione di uno dei Festival cinematografici più importanti a livello internazionale, ovvero la Biennale del Cinema di Venezia. Proprio sul Lido, 16 anni fa, era in corso la première di quello che è, probabilmente, uno dei film più importanti degli ultimi due decenni. Sto parlando di Brokeback Mountain, del regista Ang Lee. Il film era tratto da un romanzo breve di Annie Proulx e aveva come protagonisti gli allora semi sconosciuti Jake Gyllenhaal e Heath Ledger.
In Italia il film è uscito col titolo soap-operistico I segreti di Brokeback Mountain. La storia comincia nel 1963 e narra le vicende di due mandriani, Jack Twist ed Ennis Del Mar. I due si innamorano durante un'estate trascorsa a pascolare pecore nel Wyoming, a Brokeback Mountain. Nei venti anni successivi i due si incontreranno sporadicamente tra le montagne, fino alla tragica conclusione della loro storia.

L'importanza di questa pellicola è presto spiegata. Brokeback Mountain potrebbe essere (e dico "potrebbe" perché non ho modo di verificarlo) il primo film mainstream a mostrare una storia d'amore omosessuale. Certo, lo stesso Ang Lee aveva già affrontato il tema nel suo film Il banchetto di nozze. Oltre a ciò nel corso degli anni erano diventate sempre più frequenti le rappresentazioni (solitamente comiche) di personaggi omosessualiMa è difficile pensare a film, precedenti a Brokeback Mountain, che trattassero con tanta serietà il tema, senza stereotipi, e che abbiano raggiunto un pubblico così ampio.

Brokeback Mountain ebbe un successo enorme, forse insperato. Non solo vinse il Leone d'Oro a Venezia, ma fu accolto in patria da ottime recensioni e da una grande quantità di premi, tra cui 3 Oscar. 

Oggi il film è entrato nell'immaginario collettivo, e viene annualmente proposto nelle varie liste stilate online sulle più belle storie d'amore del cinema. Curioso perché, a parer mio, Brokeback Mountain non è una storia d'amore. O meglio, non è solo una storia d'amore.

Scena tratta dal film I segreti di Brokeback Mountain (2005)

Chi guardasse questo film pensando che si tratti unicamente di una storia d'amore potrebbe rimanere deluso. 

Probabilmente la porzione di film che più si avvicina alla nostra concezione di 'storia d'amore' è quella iniziale, ambientata nelle montagne. I primi 40 minuti sono già di per sé un film romantico fatto e finito: i due amanti si incontrano, si conoscono, iniziano una relazione finché non sono separati. 
Questa è anche la sezione del film che presenta probabilmente i colori più vividi e i paesaggi più belli. La montagna e la natura sono elementi fondamentali nell'inizio della relazione tra i due personaggi, che si uniscono in un momento in cui non sono influenzati dalle regole della società.
Oltre a ciò, in questi 40 minuti riusciamo a conoscere i nostri protagonisti. Sia Ennis che Jack si esprimono utilizzando l'accento stretto degli attori del western, come John Wayne. Si vestono come tipici cowboy, parlano di rodei, di pecore, di fagioli. Si muovono all'interno di spazi sconfinati e selvaggi. Il nostro inconscio correla questi elementi al genere western e agli eroi tipici dei vecchi film. 

È ormai conoscenza comune per gli appassionati di cinema che il western è il genere più "americano" che esista. Le storie si concentrano principalmente sulla conquista di uno spazio nuovo, sull'opposizione tra il selvaggio e il domestico, sullo scontro con le popolazioni autoctone e sulla vittoria dell'uomo bianco sul nativo americano. Gli eroi di questi film sono sempre gli stessi: forti, sicuri di sé, emotivamente non comunicativi, capaci di utilizzare un'arma, ed etero. L'epitome del perfetto cittadino americano, un esempio di mascolinità pura.
Jack ed Ennis dovrebbero, visti gli elementi iconografici che portano con loro, corrispondere a questo stereotipo... Dovrebbero.

Immagine promozionale del film I segreti di Brokeback Mountain (2005)

La seconda parte del film si concentra proprio su questa premessa. Ennis e Jack si sposano e hanno figli, rientrando in ciò che la società si aspetta da loro. Scompaiono i paesaggi sconfinati e i colori brillanti per lasciare spazio agli spazi ristretti delle case dei protagonisti, con tinte più spente. Queste scene famigliari sono lunghe e stranianti, per lo spettatore che ha seguito fino ad allora i due uomini. E così devono essere: la vita di famiglia, la vita sentimentale dopo Brokeback Mountain sembra qualcosa di altro, anche per i protagonisti.

Quattro anni dopo il periodo passato nel Wyoming, Jack e Ennis si rincontrano e riprendono la loro relazione. 

Annie Proulx, anni dopo l'uscita del film, ebbe da dire in un'intervista a The Paris Review che la sua storia «parla di omofobia; parla di una situazione sociale; parla di un luogo e di una certa mentalità e di una certa moralità».
Questo concetto ci viene introdotto in una scena successiva all'incontro dei due protagonisti.
Jack propone immediatamente ad Ennis di andare a vivere insieme in una fattoria tutta loro. Il secondo esclude sin da subito la possibilità, commentando che «non potrà mai essere così» e che «due uomini che vivono insieme... non va bene». 
Ennis racconta anche un episodio della sua infanzia, che l'ha lasciato fortemente traumatizzato. Quando era piccolo, il padre l'aveva portato a vedere il cadavere di un concittadino, ucciso in maniera cruenta perché conviveva con un altro uomo. 
Entra così in gioco l'importante fattore dell'omofobia. Omofobia che non è solo del mondo che li circonda (come vedremo analizzando l'ultima parte del film), ma anche e soprattutto interna ai personaggi stessi. 


Ne è vittima in particolar modo Ennis. Questi ha problemi di "omofobia interiorizzata". Trattasi della presenza in individui appartenenti alla comunità LGBTQ+ di pensieri e convinzioni di stampo omofobo. 
Questo lo porta ad essere particolarmente persecutivo verso se stesso, essendo incapace di accettare la propria sessualità. Nel corso degli anni divorzia dalla moglie, ma anche in quell'occasione (e tutte le volte che gli viene proposto) rifiuta di andare a vivere con Jack. 

Tra i due, Ennis è forse quello che rientra di più nello stereotipo di mascolinità propostaci dai western: è silenzioso, pragmatico, si aggrappa alle tradizioni e al codice della terra, rifiutando di vivere nella civiltà. Ma il film "smaschera" la facciata di quello che sarebbe stato un perfetto eroe in un film di John Ford, rivelandoci ciò che ribolle al di sotto: mascolinità tossica.
L'espressione "mascolinità tossica" indica l'idea, inculcata dalla società, che l'essere uomini consista in atteggiamenti come repressione emotiva, aggressività e competitività. Ennis presenta tutti questi tratti. Questo lo porta ad avere evidenti problemi relazionali con gli altri e con se stesso: nel momento in cui dimostra la propria debolezza davanti a Jack e comincia la relazione con lui, non rientrando nello stereotipo maschile che conosce, si disprezza. Potremmo dire che l'omofobia interiorizzata nasce direttamente dalla mascolinità tossica e dall'imposizione di un certo modello comportamentale ai maschi. 

Heath Ledger in I segreti di Brokeback Mountain (2005)

Per i successivi vent'anni gli amanti continueranno a rifugiarsi sulla montagna dove è nata la loro passione, cercando di ricatturare la scintilla di quella prima estate. 
Tuttavia è impossibile fare ciò, come è impossibile per il regista ricreare la magia dei primi 40 minuti di film. Gli incontri tra i personaggi diventano sempre più tesi e aumentano le discussioni, i colori sono sempre meno vivaci. Brokeback Mountain è (anche) la storia di due uomini che cercano di riprendere al lazzo -passatemi la metafora- la propria giovinezza. Ma non ci riescono: il tempo passa inesorabile, non è credibile che due quarantenni siano le stesse persone che erano quando avevano vent'anni.

Arriviamo così all'ultima conversazione tra i protagonisti, in cui si rovesciano addosso ogni amarezza accumulata nei due decenni di relazione. Tra le tante cose che vengono dette in questo scambio fondamentale una cosa salta all'occhio: Jack afferma che se Ennis avesse voluto avrebbero potuto agire in maniera diversa e vivere insieme. 

E questo mi sembra un buon momento per parlare di Jack nello specifico.
Jack ha un carattere diametralmente opposto a quello di Ennis: è allegro, ciarliero e disposto a infrangere le regole, se lo ritiene giusto, oltre che più pronto ad agire. Jack è anche molto più aperto con se stesso, riguardo alla sua sessualità. Al contrario di Ennis, che rinnega categoricamente ogni attività omosessuale al di fuori di Brokeback Mountain, Jack ha rapporti con gigolò. Verso la fine del film viene addirittura confermato che avesse cominciato una relazione stabile con un altro uomo. 

Purtroppo il suo carattere cozza col mondo che lo circonda. 
In primo luogo il suo atteggiamento scanzonato e libero da vincoli viene criticato da suo suocero. Questi è un rude uomo d'affari, che crede in valori e convenzioni arcaiche (in una scena pretende che suo nipote guardi il baseball perché diventi 'un vero uomo'). Per tutto il film relega Jack ad un ruolo secondario nella famiglia, quasi fosse indegno di essere marito e padre perché non rientra nel modello maschile da lui proposto. Jack è un estraneo nella sua stessa famiglia.
In secondo luogo subisce la sufficienza di Ennis, che non accetta la possibilità di vivere con lui. Soffre per vent'anni, incapace di lasciare il compagno ma infelice perché non può avere ciò che vorrebbe. Soffre perché vive in un'epoca in cui ciò che vorrebbe equivarrebbe a una condanna di morte.

Jake Gyllenhaal in I segreti di Brokeback Mountain (2005)

Ed è così che si conclude la storia. Anche Jack diventa, in maniera diversa rispetto ad Ennis, una vittima della società.
Il film termina con la sua morte. Il suo è probabilmente un omicidio spinto da motivi omofobi. 

È solo dopo la morte di Jack che Ennis ripensa il suo modo di essere. Il finale sembra accennare alla propria decisione di prendere finalmente una dimora stabile. Si prospetta inoltre un riavvicinamento con la figlia, con cui ha sempre avuto un rapporto difficile a causa della sua incapacità di esternare emozioni. 
Un possibile miglioramento che tuttavia ha avuto come prezzo la vita dell'uomo che ha amato. La profezia di Jack si è avverata: «Tutto ciò che ci resta è Brokeback Mountain». Tutto ciò che resta ad Ennis è la cartolina del luogo in cui si sono incontrati e le due camicie che hanno indossato lì.

Ecco dunque che possiamo comprendere le parole di Annie Proulx: la sua non è una storia d'amore, ma una storia di omofobia. Omofobia interiorizzata (Ennis), omofobia messa in atto (la società che circonda i due amanti) e omofobia subita (Jack). Un'omofobia che crea danni psicologici e fa perdere anni di vita, un'omofobia che uccide. Un'omofobia diffusa che ha le sue radici in una società che non accetta il diverso, in cui l'uomo deve guardare il baseball per 'diventare uomo', in cui 'due uomini che vivono insieme non sta bene' e in cui John Wayne è ancora l'apice della mascolinità a cui aspirare. Una società che, in fondo, non è tanto diversa da quella in cui viviamo.

Ed è per questo che non vogliamo, anzi, non possiamo classificare Brokeback Mountain come storia d'amore senza aver prima capito che tra un «Certe volte mi manchi così tanto che ho paura di non farcela» e un «Jack, io giuro...» c'è un monito importante per la nostra collettività che non dobbiamo assolutamente ignorare.

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