Tarli o tormentoni? L'orchestra del nostro cervello attraverso Oliver Sacks e le hit estive

Di Federica Miranda

Il 30 agosto 2015 si è spento Oliver Sacks (1933 – 2015), docente, scienziato, neurologo, medico e scrittore britannico. 
Grazie alla sua straordinaria capacità di “trasformare casi clinici in casi letterari” ha saputo avvicinare lettori di ogni calibro, dai più esperti ai più curiosi, ad argomenti spesso poco presi in considerazione da chi non è del mestiere. I suoi testi fondono sapientemente neuro-scienza e narrativa, fino a venire definito dal New York Times una “specie di poeta laureato della medicina contemporanea”.

I campi in cui si addentra nella sua carriera di scrittore sono vastissimi, come d’altronde sarebbero i motivi per ricordarlo. Nel sesto anniversario della sua morte ho deciso di ricordare Oliver Sacks attraverso i tarli musicali, e il rapporto che vi è tra di essi e i tormentoni estivi.

Fotografia di Jurgen Frank\Corbis

Oliver Sacks, nel suo testo Musicofilia (1) (raccolta di personali studi ed incontri circa le patologie che collegano musica e cervello) tratta anche dei cosiddetti “tarli musicali”, ovvero quella musica che “si appiccica” e rimane incollata nella nostra mente per ore, facendoci risuonare internamente (ed eternamente, quasi fosse un loop) quel motivetto orecchiabile che tanto abbiamo sentito in radio durante la pubblicità del nuovissimo supermercato dietro l’angolo.
Si tratta di un fenomeno molto comune, che abbraccia la maggior parte delle persone e che porrebbe l’utilità di far memorizzare il momento di modo che, in un futuro, possano riaffiorare ricordi legati a tale motivetto. 
Attraverso i tarli musicali si va infatti a coinvolgere la memoria eidetica, o in questo caso audio-eidetica (2), ovvero la capacità di visualizzare immagini mentali, comune anche come memoria fotografica. I due termini però non sono totalmente intercambiabili, in quanto la prima, a differenza della fotografica (molto utile nello studio, in quanto permette di visualizzare nella propria mente intere pagine di testo), pone il suo principale riferimento alla dimensione del ricordo. 
Se per la maggior parte di noi rappresentano solo una scocciatura di relativamente breve durata, per una piccola fascia di persone tali tarli possono risultare un problema duraturo, divenendo veri e propri sintomi di patologie ossessivo-compulsive. 

Sacks colloca i “tarli” nella prima parte del testo intitolata Tormentati dalla musica, e fa riferimento agli stessi in quanto musicofilie improvvise, epilessie musicogeniche (3). Ovviamente nella maggior parte dei casi non si tratta di una patologia clinica ma di una semplice “controindicazione” o meglio, conseguenza di questa particolare e inconscia tecnica di memorizzazione sensoriale.
L’autore riscontra nel testo che le allucinazioni musicali (tra le quali i tarli) «più che i gusti dell’individuo […] tendono a riflettere quelli di un’epoca» (4), e noi infatti non siamo esenti da ciò. Quante volte ci è capitato che, nonostante non incontri i nostri gusti, quel fastidioso ritornello della nuova hit estiva ci rimbombi per giorni nella testa senza darci un attimo di sosta?

Nonostante il termine “tormentone” appaia in Italia nel 1962, il fenomeno vede poi il suo culmine negli anni Ottanta, assumendo una dimensione di leggerezza e spensieratezza che ancora oggi manteniamo. Negli anni Novanta poi subisce una vera e propria standardizzazione nella quale possiamo rivedere assolutamente tutti (nessuno escluso) dei più noti successoni da spiaggia che ci girano in testa uno dopo l’altro tra una nuotata e un cruciverba sotto l’ombrellone. 

Foto di Mike Giles (@mitch_peanuts) su Unsplash

«Mi colpisce moltissimo la frequenza della musica interiore, forse perché c'è sempre un brano che risuona consciamente o inconsciamente nella mia mente. Un anno fa, in occasione della dipartita di un mio fratello, ha cominciato a ronzarmi in testa un capriccio di Bach. Poi pensandoci mi sono accorto che Bach aveva scritto quel brano in occasione della partenza di un suo fratello. Ma aveva diciannove anni, e si trattava di tutt'un altro tipo di viaggio» scrive Sacks (5), ed individua che vi è, nella maggior parte dei casi, un legame tra le musiche e il momento in cui riaffiorano. Ecco perché proprio ieri, dopo aver riordinato i libri di estetica sul mondo greco, non ho fatto altro che canticchiare la sigla di Pollon, cartone che penso di non vedere da non so nemmeno io quanto tempo.
I tarli dunque sono i tormentoni, anzi se vogliamo proprio dire, sono ciò che ci tormenta dei tormentoni.

Risultano evidenti e necessari dei tratti in comune, studiati e ristudiati sia da esperti di musica che di marketing. In breve, le loro caratteristiche consistono in un’abbondanza di ripetizioni e ritornelli, in una facilità di associazione ad altri brani “del settore” (proprio per questo le canzoni da spiaggia ad un primo ascolto sembrano tutte più o meno simili) ma con piccole unicità che le rendono memorabili (almeno fino all’estate successiva) e infine, necessitano di un ritmo orecchiabile, allegro e spensierato. Insomma… devono darti l’idea di essere lì, “sotto il sole di Riccione”.
Tale ritmo insito in noi, che sembra in certi casi darci il tormento, riemerge però quale fondamento stesso dell’essere umano permettendo, come illustra Sacks, di sciogliere i movimenti di chi soffre di Parkinson (6), o di imparare a suonare nuovi brani ai malati di Alzheimer. L’autore illustra inoltre come diversi pazienti affetti da Sindrome di Tourette abbiano raggiungano una perfetta sintonia ritmica in presenza di un brano musicale, riuscendo a lasciare da parte in quegli istanti, i loro tic. Insomma, se per molti il ritmo incalzante risulta tanto assillante, per altrettanti riscoprirlo diviene salvifico.

La musica così si rivela colma di sorprese, la maggior parte delle quali inaspettate e difficili da spiegare, e per tutto il testo Sacks ci mostra come “l’orchestra del nostro cervello” possa essere per alcuni una salvezza e per altri una sofferenza. Per la maggior parte di noi però possiamo stare tranquilli, riusciremo facilmente a liberarci dei nostri tarli e nessuna canzone da spiaggia, seppur sapientemente studiata per rimanere in testa, andrà oltre un fastidioso fischiettio continuo finché non saremo assorbiti da altre attività di distrazione. E in ogni caso è tutto normale, il nostro cervello la immagazzina per “salvare il momento”. Sarà un’ulteriore istantanea della nostra estate. Lo fa per noi e per costruire il nostro album di ricordi.

Goodboys, Bongo Cha Cha Cha, remix della canzone del 1959 di Caterina Valente, diventata virale su TikTok

Per concludere mi piace ricordare Oliver Sacks, autore col quale ho un legame molto forte, con una citazione da un suo editoriale sul New York Times, nel quale annuncia di essere prossimo alla morte a causa di un tumore incurabile: «Non posso fingere di non avere paura. La mia attuale sensazione predominante, però, è di gratitudine. Ho amato e sono stato amato. Mi è stato dato tanto e qualcosa ho restituito. Ho letto e viaggiato e pensato e scritto. Ho avuto una relazione col mondo, quella speciale relazione tra scrittori e lettori. Soprattutto, sono stato un essere senziente, un animale pensante di questo splendido Pianeta, ed è stato un enorme privilegio e un’immensa avventura». (7)
Oliver Sacks, un uomo da leggere, da cui imparare e da amare.


Fonti bibliografiche:
(1) Pubblicato da Adelphi nel 2007.
(2) Tarli musicali: come funzionano e a che cosa servono, in "Focus.it", 20 ottobre 2010, https://www.focus.it/comportamento/psicologia/se-le-orecchie-cantano
(3) Epilessia musicogenica (o musicogena) è una forma di epilessia riflessa nella quale le convulsioni vengono scaricate da un particolare stimolo sensoriale. È comune in chi soffre di epilessia del lobo temporale
(4) SACKS, Oscar, Musicofilia, Adelphi, 2007
(5) Ibidem
(6) A riguardo O. Sacks ha scritto anche Risvegli (1973, Adelphi)
(7) Sacks O., My own life, in "The New York Times", 19 febbraio 2015, https://www.nytimes.com/2015/02/19/opinion/oliver-sacks-on-learning-he-has-terminal-cancer.html

Commenti

  1. Interessante e ben scritto. Bellissima la citazione in chiusura.

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  2. Interessante articolo! Bellissima la citazione in chiusura

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