Di Silvia Strambi
Timothée Chalamet in Dune (2021) |
Se Lessing aveva ragione, nel dire che «l'attesa del piacere è essa stessa piacere», potrei dire che nessun film in vita mia mi ha dato tanto piacere quanto Dune. Per chi fosse vissuto sotto una roccia e non riconoscesse questo titolo, trattasi di una pellicola diretta dal regista Denis Villeneuve e tratta dal romanzo fantascientifico dello stesso nome di Frank Herbert. Herbert scrisse diversi libri dedicati al mondo di Dune, che formano il 'ciclo di Dune'. A seguito della sua morte la saga da lui creata è stato ampliata dal figlio Brian con nuovi libri.
L'attesa spasmodica di questo titolo, per me, è cominciata più di un anno fa, quando è stata rilasciata la prima immagine promozionale. Il film avrebbe avuto un cast corale di grandi nomi come Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Jason Momoa, Javier Bardem, Dave Bautista, Josh Brolin, Stellan Skarsgård... oltre a questo i ruoli dei due protagonisti erano degli idoli delle ragazzine (e delle teenager dentro come me) Timothée Chalamet e Zendaya. Il regista aveva già grande esperienza nel genere, con titoli amati dalla critica come Arrival e Blade Runner 2049. Per i fan del libro, poi, questa era una nuova occasione di vederlo trasposto sul grande schermo, dopo la disastrosa versione di David Lynch e il progetto lasciato incompiuto da Jodorowsky. Dire che l'eccitazione fosse diffusa sarebbe un eufemismo.
Da quella prima immagine la strada è stata tutta in salita: rimandato due volte causa COVID, il debutto in sala è stato infine fissato per un anno dopo la sua data di uscita iniziale. Da noi esce oggi, 16 settembre, in America invece arriverà il 22 ottobre. Non solo questo: nonostante le remore del regista si è deciso di trasmetterlo contemporaneamente sul servizio di streaming HBO Max.
Pochi eletti, compresa la sottoscritta, hanno avuto la fortuna e l'onore di vederlo in anteprima al Festival del Cinema di Venezia. Infatti Dune è stato presentato fuori concorso in prima mondiale proprio nel nostro bel paese.
Dopo più di un anno di attesa le aspettative saranno state rispettate? Avrò ottenuto il capolavoro che la mia mente era andata fermentando? La risposta è... nì.
In occasione dell'uscita del film al cinema analizzerò (ovviamente senza fare spoiler) cosa secondo me ha funzionato e cosa no.
Premessa necessaria: non ho mai letto nessun romanzo appartenente al 'Ciclo di Dune'. La mia analisi, dunque, è completamente scevra da giudizi comparativi tra libri e film, e si concentrano soltanto sulla riuscita di quest'ultimo come prodotto a sé stante.
TRAMA
Anno 10191. Il genere umano è sparpagliato nella galassia e vive sotto il controllo di un Imperatore.
Al centro degli interessi delle grandi famiglie nobiliari c'è il pianeta Arrakis (o 'Dune'). In questo mondo desertico, infatti, vi è la melange, o 'spezia', una droga dai mille usi. Ogni tot anni a una famiglia viene assegnato il controllo di Arrakis e la conseguente produzione e commercializzazione di spezia. Per gli ultimi decenni il comando di Dune è stato degli spietati Harkonnen. Questi hanno cercato di schiacciare le popolazioni locali, i Fremen.
La storia parte dal momento in cui l'imperatore assegna Arrakis alla famiglia Atreides, composta dal duca Leto, la sua concubina Lady Jessica e loro figlio Paul. Proprio Paul diventerà il centro di una serie di eventi che cambieranno per sempre il destino di Arrakis e della galassia.
COMMENTO
Togliamoci il dente, togliamoci il dolore: parliamo di quello che mi è piaciuto meno di questo film.
Premessa fondamentale: Dune è un romanzo difficile da portare al cinema. Non per niente si è cercato di adattarlo diverse volte prima che Lynch riuscisse ad ottenerne un film. E Lynch stesso, a seguito dell'uscita, ha disconosciuto la sua opera.
A causa della lunghezza e la complessità del materiale di base il regista ha deciso di dividere il progetto in due parti. Quella che è stata mostrata alla Mostra del Cinema di Venezia dunque è la prima pellicola dedicata al libro di Herbert. Copre all'incirca metà del romanzo originale.
Molti critici e spettatori si sono lamentati di tale scelta, affermando che questo fatto non fosse stato rivelato durante il lancio del film. In realtà chi segue l'iter della sua creazione da tanto tempo quanto me saprà che Villeneuve aveva annunciato la sua intenzione di dividere il libro in due parti già a marzo 2018, durante il processo di scrittura. Non solo questo, ma ha parlato diverse volte di un seguito durante la promozione. Ricordate quegli articoli su Zendaya che avrebbe avuto un ruolo da protagonista nel sequel, che hanno fatto tanto arrabbiare? Villeneuve non si riferiva a un adattamento di Messia di Dune, secondo libro del Ciclo, ma a questo proseguimento annunciato da tempo. Infine anche il materiale promozionale anticipa il fatto: sul poster giganteggia la scritta 'L'inizio di un viaggio straordinario'.
|
Non credo dunque che si possa accusare il regista o la casa di distribuzione di aver fatto falsa informazione, come hanno detto alcuni. Tuttavia credo che aver diviso il romanzo come è stato diviso abbia i suoi difetti.
Durante la visione del film ho avuto l'impressione di guardare un lungo episodio pilota: il mondo e i personaggi ci vengono presentati, concetti fondamentali spiegati, lanciati spunti per ciò che deve venire, l'azione comincia a carburare... e poi il film finisce.
Un minutaggio minore forse avrebbe impedito di parlare di tutti i concetti introdotti in questo primo film. Allo stesso tempo, tuttavia, è difficile trovare una struttura basica inizio-sviluppo-conclusione. Questo fatto, accompagnato alla lunga durata, può creare frustrazione. Al contempo è stato fatto notare (ad esempio dallo youtuber Victorlazlo88) che questa è effettivamente la struttura del libro, che impiega più di 400 pagine per arrivare al punto in cui il film si ferma. Tuttavia letteratura e cinema sono due mezzi diversi. Sorge spontanea l'annosa domanda su quanto sia opportuno modificare un'opera letteraria perché aderisca maggiormente al mezzo filmico.
Per farla breve: Dune funziona come prologo dell'operazione più grande che seguirà, come base del seguito; purtroppo come film a sé stante risulta invece abbastanza monco. I personaggi non hanno un arco narrativo, l'azione si interrompe bruscamente, gli accenni al futuro della saga sono anche troppo rivelatori. Di nuovo, un po' come in un episodio pilota la traiettoria viene tracciata in maniera da incuriosire lo spettatore a vedere la puntata successiva. Peccato che Dune non sia una serie e che i tempi di attesa tra una puntata e l'altra siano decisamente maggiori.
Detto ciò, c'è tanto da amare in questo film.
In primo luogo, come i trailer lasciavano intendere, Dune è spettacolare. Le riprese in esterni, nella vallata di Wadi Rum e nel deserto di Abu Dhabi, restituiscono la grandezza di Arrakis in una maniera che difficilmente la CGI avrebbe ottenuto. Anche gli altri elementi del worldbuilding (gli interni, i costumi, le armi, la scrittura e le lingue...) contribuiscono a creare un mondo chiaramente ispirato alle culture medio orientali. È un mondo che non ha nulla in comune con altri ambienti fantascientifici messi su pellicola. Allo stesso tempo è impossibile non percepire, nella narrazione, l'influenza che l'opera di Herbert ha avuto su altre saghe successive, specialmente quella di Star Wars.
Wadi Rum, Giordania, foto di Rita (@juoda_morka) su Unsplash
Le scene d'azione sono costruite magistralmente, giocando benissimo coi tempi di attesa. Molto interessanti ad esempio le sequenze in cui appaiono i vermi delle sabbie. Intanto la loro presenza e il pericolo che rappresentano ci vengono anticipati sin dall'inizio, prima che entrino in scena. All'inizio ne vediamo solo degli elementi che ci permettono di consolidare l'idea che abbiamo della loro mole e dannosità. Solo verso la fine possiamo effettivamente vederne uno nella sua forma 'completa'.
Le scene di battaglia sono poi ben coreografate e facili da seguire.
Gli effetti speciali assumono una dimensione meno esagerata rispetto al film di Lynch: gli scudi utilizzati dai personaggi non sono più parallelepipedi che ne inglobano la figura, il barone Harkonnen non fluttua più in aria come un pallone aereostatico. La qualità degli effetti è ovviamente di altissimo livello, tanto da passare quasi inosservati con la loro naturalezza.
La colonna sonora è stata assegnata a un professionista della sua arte, ovvero Hans Zimmer. Il compositore ha momentaneamente abbandonato Christopher Nolan, di cui è collaboratore stabile, per lavorare a questo film. Pur non essendo memorabile al pari di altre sue composizioni (ricordiamo solo uno dei tanti blockbuster a cui ha lavorato, Il gladiatore), la colonna sonora fa benissimo il suo lavoro, ovvero dare sostanza alla pellicola. La musica è martellante, epica e riempie il cinema con i suoi suoni. Anche in questo caso la matrice d'ispirazione medio orientale è evidente, e ricorda molto la colonna sonora composta da Zimmer per il film Il principe d'Egitto. Di certo il film merita la visione in sala anche solo per poter ascoltare al massimo volume questi brani e per godere al meglio dell'ottimo comparto sonoro.
A quanto pare usciranno ben tre album di composizioni di Zimmer dedicate al mondo di Dune. Viene spontaneo domandarsi se alcune di queste verranno poi utilizzate nel sequel o se si tratta soltanto di suggestioni che il compositore ha ricavato dal libro e dal film.
Paul's Dream, uno dei brani composti da Hans Zimmer per Dune (2021)
Il mio giudizio conclusivo è molto positivo, nonostante le riserve: Dune è un film spettacolare, che va assolutamente goduto in sala. È un'esperienza visiva e uditiva di puro spettacolo, che perderebbe molto venendo vista su uno schermo più piccolo. Non per nulla lo stesso Villeneuve si è battuto fortemente contro la distribuzione su HBO Max. Non solo questo, ma un buon risultato al botteghino vorrebbe dire anche poter vedere il sequel che ci è stato promesso. Villeneuve non è nuovo all'interruzione dei suoi progetti: Blade Runner 2049 doveva avere dei sequel, ma visto il risultato misero al botteghino il progetto non andò mai in porto. Se questo dovesse succedere anche con Dune sarebbe una delusione cocente, visto che come ho già detto tutto è stato programmato in funzione del seguito.
Dunque, nonostante i difetti che credo siano presenti, vi consiglio senz'altro di andarlo a vedere al cinema.
Dune è la perfetta esperienza di cui godere al cinema dopo un lungo periodo di lontananza. Questo perché ci ricorda quale sia la funzione primaria del mezzo filmico: mostrare.
Commenti
Posta un commento