Di Alessandra Vita
Oggi parliamo di mele. Affermazione che può sembrare insolita per un blog incentrato sull'arte e la cultura, vero? Eppure, se ci pensiamo, la mela è il frutto che più di tutti è stato protagonista dell'arte, della letteratura e perfino della cultura pop. Questo articolo dunque sarà un cesto contenente tutte le mele più famose della storia, che esamineremo una a una.
1. ADAMO ED EVA
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Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, 1628-1629, Pieter Paul Rubens, Museo del Prado |
Cominciamo questo percorso con un grande classico: il frutto che, per la Genesi, dà il via al cammino dell'uomo sulla terra, il prodotto dell'albero della conoscenza del bene e del male. Una delle mele più celebri di sempre però non è altro che il risultato di una traduzione ambigua del termine latino malum, che può significare sia male sia, appunto, mela. Siamo onesti: nelle versioni al liceo abbiamo commesso errori simili.
Il messaggio intrinseco a questo frutto è comunque molto interessante. Adamo ed Eva vivevano in pace con Dio, liberi di fare tutto ciò che volevano. Viene posto loro solo un divieto: non mangiare il frutto dell'albero proibito, altrimenti sarebbero morti. Probabilmente i nostri due compari non erano delle cime, visto che se una creatura così superiore a te, come Dio, ti crea nel paradiso terrestre una roba che non devi toccare si tratta di un test palese. Comunque, il Magnifico lascia loro il libero arbitrio e li mette alla prova.
Il resto è storia: un serpente dice a Eva che Dio è un mattacchione che vuole tenersi il meglio tutto per sé e che questo frutto avrebbe reso loro migliori del Sommo, in grado di conoscere bene e male. E io dico, Eva, tesoro, te lo sta dicendo un serpente parlante. Hai mai visto una mucca parlante? Le caprette ti fanno "ciao"? Sei una principessa Disney o Harry Potter? Come fai a fidarti di un verme formato famiglia che parla lo sai solo tu. Eva dunque mangia la mela e la offre ad Adamo che, avendo recentemente scoperto di essere piuttosto attratto dalla sua costola, la accetta (per poi neppure prendersi le sue responsabilità, complimenti Adamo). I primi sentimenti che i due provano dunque sono la vergogna e la paura e quella mela resterà per sempre il simbolo del peccato originale e dell'arroganza dell'uomo, pronto a disobbedire per la sua innata sete di potere.
2. ERIS E IL POMO DELLA DISCORDIA
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Paul Rubens, Il Giudizio di Paride, National Gallery |
Quello del pomo della discordia è uno dei miei miti preferiti, nonché quello che spiega le origini divine che porteranno alla guerra di Troia.
Alle nozze del mortale Peleo e della ninfa Teti c'erano tutti. Il nostro caro Zeus (mister importanza, mister "ehi tu, fuori dalla mia nuvola", per citare il capolavoro Disney Hercules) però non invitò Eris, la dea della discordia. La dea dunque, offesa come una Malefica ante litteram, programmò subito la sua vendetta: prese una mela d'oro, vi incise la frase "alla più bella" ("καλλίστῃ") e la lanciò sulla tavola. Era, Atena e Afrodite ovviamente incominciarono a litigare per stabilire chi di loro fosse la più bella (sono dee, nessuna può abbozzare), ma non riuscendo ad arrivare a un accordo, decisero di chiedere aiuto a Zeus.
L'Eccelso, che evidentemente aveva in comune con Adamo la capacità di lavarsene le mani (a dimostrazione del fatto che gli dei greci non sono altro che uno specchio degli uomini), decide di scaricare la patata bollente, o meglio, la mela bollente, al giovane Paride il più bello dei mortali.
Paride era un principe troiano, figlio di Priamo, che però faceva il pastore poiché da neonato, a causa di profezie funeste, era stato esposto sul Monte Ida. Ermes dunque scortò le tre dee dal giovane e gli disse di dare la mela alla più bella.
Le tre quindi, con una tecnica degna di Alessandro Borgia e la vendita delle cariche papali, iniziarono a promettere al ragazzo dei doni che avrebbe ottenuto se avesse scelto loro. Era gli propone il potere su tutta l'Asia, Atena la saggezza e l'invincibilità in guerra e Afrodite l'amore della donna più bella del mondo. Ovviamente Paride, che nella sua vita aveva visto solo pecore, non se lo fa ripetere una seconda volta e sceglie Afrodite. La dea dunque lo aiuterà nel rapimento di Elena, dando il via al casus belli.
3. LE MELE D'ORO DEL GIARDINO DELLE ESPERIDI
"Tutti pazzi per le mele d'oro del giardino delle Esperidi": così potremmo chiamare questo paragrafo. Le suddette mele infatti sono protagoniste di ben due miti.
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Ercole nel giardino delle Esperidi, 1638, Pieter Paul Rubens, Torino |
Il primo riguarda Eracle e le sue fatiche. Il re Euristeo venne a conoscenza dell'esistenza di questi pomi dorati e, in preda a un fremito degno del migliore shopping compulsivo, ordinò a Eracle di portargliele. Dopo un vario girovagare, Eracle arrivò alle porte del giardino, dove trovò Atlante intento a sorreggere la volta celeste. L'eroe dunque dice al gigante di aver bisogno di prendere i frutti d'oro del giardino ma quest'ultimo gli risponde che solo lui può coglierli e, nel caso non se ne fosse accorto, ora ha un piccolo problema a muoversi di lì. Eracle dunque si offre di sostenere il cielo al posto suo e Atlante, che non crede nemmeno lui di avere davanti un tale grullo, accetta e va a prendere le mele d'oro.
Una volta tornato però il gigante non ci pensa nemmeno a riprendere il suo posto: a furia di stare in quella posizione la cervicale gli era partita. Dice dunque che andrà lui stesso a portare le mele a Euristeo. Eracle dice quindi di essere d'accordo, ma gli chiede se prima può reggergli il cielo un paio di minuti perché, sai, si deve sistemare la testa e poi deve allacciarsi i sandali... Atlante, da vero gentleman, gli fa questo favore ed Eracle scappa con le mele d'oro.
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Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1620-1625, Napoli |
Il secondo mito ha protagonista Atalanta, la giovane Argonauta che ferì il cinghiale calidonio. Atalanta era una ragazza capace, piena di talento, abile nella caccia e coraggiosa. Su di lei però vi era una profezia: nel momento in cui avrebbe preso marito, avrebbe perso ogni sua abilità. Ovviamente la ragazza non ha alcuna voglia di sacrificare se stessa per un uomo, ma il padre non è dello stesso avviso (perché non importa che tua figlia con i suoi talenti abbia portato gloria alla tua casa, lei è fatta per procreare).
Atalanta dunque decide di testare la selezione naturale: la giovane sposerà chi riuscirà a batterla in una gara di corsa mentre chi non ci riesce verrà ucciso (per citare Lord Farquaad "alcuni potranno morire, ma è un sacrificio che sono pronto a fare"). Quello di Atalanta è uno stratagemma ingegnoso: lei sa di essere la migliore, chi potrebbe batterla? Solo qualcuno che gioca più sporco di lei.
Il giovane Ippomene infatti, innamorato della ragazza, chiede aiuto ad Afrodite. La dea quindi dà a Ippomene tre mele d'oro del giardino delle Esperidi e dice al ragazzo di lasciarle cadere mentre corre.
Il giovane esegue e Atalanta, come presa dallo stesso impulso di shopping compulsivo di Euristeo, affascinata e ipnotizzata da questi pomi dorati, si ferma a raccoglierli, rallentando la corsa e portando Ippomene alla vittoria.
4. SAFFO FR. 105A V.
«οἶον τὸ γλυχὺμαλον ἐρεύθεται ἄχρῳ ἐπ’ ὔσδῳ
ἄχρον ἐπ’ ἄχροτάτῳ λελάθοντο δὲ μαλοδρόπηες·
οὐ μὰν ἐχλελάθοντ’, ἀλλ’ οὐχ ἐδύναντ’ ἐπὶχεσθαι.»
«Quale dolce mela che su alto
ramo rosseggia, alta sul più alto;
la dimenticarono i coglitori;
no, non fu dimenticata: invano
tentarono raggiungerla.»
Traduzione di Salvatore Quasimodo
Lascio da parte l'ironia per parlare di uno dei migliori epitalami usciti dalla penna della celebre poetessa greca Saffo. In questo frammento la donna paragona la sposa a un frutto. Molti hanno creduto erroneamente che ci si riferisse all'età avanzata della sposa, ma il retore Imerio sostenne che si alludesse solo al fatto che la fanciulla avesse saputo aspettare il tempo giusto prima di sposarsi.
La ragazza è dunque come una mela: ha atteso di essere matura prima di venire colta. Ciò non significa che la giovane non fosse stata oggetto delle attenzioni maschili, ma quegli uomini non sono stati in grado di arrivare a lei, di essere all'altezza di questa splendida donna così ritrosa, come la mela più bella.
5. LA MELA DI PLATONE
La scena della mela in Tre uomini e una gamba
Avete presente quando si dice "non ho ancora trovato l'altra metà della mela"? Questo modo di dire deriva da un passaggio del Simposio di Platone nel quale Aristofane racconta un mito.
Un tempo gli uomini e le donne non esistevano ma erano una creatura unica e perfetta, come una mela, con quattro gambe e quattro braccia. Zeus però, invidioso, li divise e li condannò a cercare la loro altra metà, per tornare a essere completi.
Questo mito sull'eziologia dell'amore è stato poi ripreso da Aldo, Giovanni, Giacomo e Marina Massironi in Tre uomini e una gamba, durante una delle scene più dolci del film.
6. BIANCANEVE
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Una scena dal cartone Disney Biancaneve e i sette nani |
La mela avvelenata è forse la mela più famosa della storia. Anche grazie al lungometraggio di animazione Disney, tutti conoscono il racconto della giovane principessa dalla pelle bianca come la neve e la bocca rossa come il sangue che venne quasi uccisa con una mela.
La versione della fiaba a noi più familiare è quella tramandataci dai fratelli Grimm, ma esistono altre versioni in cui la matrigna è sostituita dalla madre biologica di Biancaneve o in cui prima della mela la principessa viene quasi fatta fuori da un nastro e da un pettine avvelenati.
Ciò che non tutti sanno è che forse una Biancaneve è davvero esistita. Potrebbe infatti corrispondere a Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal, nata a Lohr nel 1725 e morta di vaiolo, o a Margaretha von Waldeck, nata a Bruxelles nel 1533 e uccisa proprio con del veleno.
La mela avvelenata comunque è il punto più alto della poetica della mela: questo frutto che da sempre ha attratto tutti ma che è sempre stato associato al pericolo, questo pomo così ipnotico eppure così nocivo, ora può effettivamente uccidere. Si tratta della pericolosità della bellezza.
7. GUGLIELMO TELL
Abbiamo tutti presente l'immagine di una mela colpita da una freccia, ma da dove proviene?
Ebbene questa mela è legata alla figura di Guglielmo Tell, eroe svizzero la cui storia si è intrecciata alla leggenda.
Si narra infatti che il 18 novembre 1307 il nostro Guglielmo non si inchinò a un cappello imperiale esposto ad Altdorf. A causa di questa sua sfrontatezza (la gente di sangue blu era molto suscettibile) venne arrestato. Gli dissero quindi di mettersi a riverire l'imperatore, non era troppo tardi per salvarsi, ma Willy, che era coerente con le sue scelte, si rifiutò.
Decisero quindi di porlo davanti a un bivio: o lo avrebbero ucciso subito o egli avrebbe dovuto centrare con una freccia una mela posta sulla testa di suo figlio e in caso di errore sarebbero morti entrambi. Siccome i genitori di una volta, dai tempi di Abramo, non si facevano scrupoli per i figli ovviamente Guglielmo scelse la seconda strada.
Il resto è storia.
La leggenda è stata raccontata anche in Guillaume Tell, l'ultima opera di Gioachino Rossini.
8. MELE NELL'ARTE
Le mele sono poi state protagoniste di alcuni dei dipinti più incantevoli della storia dell'arte. Basti a pensare a Magritte, il quale ha inserito le mele in molte sue opere, o alle nature morte di Cézanne.
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Fils de l’homme, 1964, René Magritte |
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Mele mascherate, René Magritte |
Per Cézanne invece la mela è un soggetto banale ma che simboleggia la semplicità della vita quotidiana. Fu proprio il pittore ad affermare di voler stupire Parigi con una mela.
Le mele raffigurate dal pittore sono per altro citate in Manhattan di Woody Allen nella lista delle "cose per cui vale la pena vivere".
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Paul Cézanne, Il canestro di mele, 1893, Chicago |
9. LA MELA DEI BEATLES
Come parlare di mele senza citare i Beatles e la Apple Corps? La band nel 1968 creò un'azienda multidivisionale che si divideva in vari settori artistici. I Beatles infatti erano mossi da aspirazioni di mecenatismo per poter aiutare gli artisti emergenti di quasi ogni ambito.
Il nome dell'azienda fu pensato da Paul McCartney proprio ispirandosi a un quadro di René Magritte.
Il logo della Apple è una mela verde Granny Smith, raffigurata intera sulla facciata A dei dischi e tagliata a metà sulla facciata B. La casa discografica portò alla ribalta artisti come James Taylor e Mary Hopkins.
10. LE MELE DELLA MUSICA
Concludiamo questa ispezione del nostro cesto di mele con i pomi più famosi delle canzoni.
Il primo brano a cui si pensa è probabilmente Cogli la prima mela di Angelo Branduardi. Della sua canzone il musicista disse: «C’è qui una metafora e un accostamento, per cui “cogliere la prima mela” significa “danzare la propria vita”. Ma la mela a sua volta evoca spesso un’immagine di femminilità, come per esempio in questa fiaba fiorentina in cui il cogliere, il vedere una donna nella mela ha un senso di freschezza e di vivacità immediate, simile a quelle della canzone» facendo poi seguire a questa affermazione la suddetta fiaba che, per completezza, riporterò.
La ragazza mela
C’era una volta un Re e una Regina, disperati perché non avevano figlioli. E la Regina diceva: – Perché non posso fare figli, così come il melo fa le mele? Ora successe che alla Regina invece di nascerle un figlio le nacque una mela. Era una mela così bella e colorata come non se n’erano mai viste. E il Re la mise in un vassoio d’oro sul suo terrazzo. In faccia a questo Re ce ne stava un altro, e quest’altro Re, un giorno che stava affacciato alla finestra, vide sul terrazzo del Re di fronte una bella ragazza bianca e rossa come una mela che si lavava e pettinava al sole. Lui rimase a guardare a bocca aperta, perché mai aveva visto una ragazza così bella. Ma la ragazza appena s’accorse d’esser guardata, corse al vassoio, entrò nella mela e sparì. Il Re ne era rimasto innamorato. Pensa e ripensa, va a bussare al palazzo di fronte, e chiede della Regina: – Maestà, – le dice, – avrei da chiederle un favore. – Volentieri, Maestà; tra vicini se si può essere utili… – dice la Regina. – Vorrei quella bella mela che avete sul terrazzo. – Ma che dite, Maestà? Ma non sapete che io sono la madre di quella mela, e che ho sospirato tanto perché mi nascesse? […].
«La donna che coglie la prima mela sembra allora che colga se stessa in quanto mela: cogliere cioè il proprio essere donna per "ridere la propria allegria"» conclude poi Branduardi.
Cogli la prima mela di Angelo Branduardi
C'è poi la canzone Che mele scritta da Kramer e Giacobetti e cantata da Lidia Martorana in cui, beh sì, le mele simboleggiano le curve prosperose di una ragazza. Dice Il dizionario della canzone italiana di Gino Castaldo: «Il sensuale ritmo di samba a base i maracas che evoca sia la sfericità dei pomi che le più appetibili rotondità del fondoschiena nasconde, dietro il canto di un venditore ambulante di mele che reclamizza la propria merce, una serie di allusioni e doppi sensi che fecero la fortuna di questa canzoncina senza troppe pretese».
Che mele di Lidia Martorana
Ancora non possiamo non citare la canzone di Battisti e Mogol Perché non sei una mela in cui l'autore vorrebbe paragonare la donna a una mela, perfetta e comprensibile, memore forse delle simbologie legate a questo frutto di cui si è trattato nell'articolo. Dunque "perché non sei una mela con la buccia tutta lucida e croccante? Io ti vorrei una mela, vera, semplice, spontanea, rilassante".
Perché non sei una mela di Battisti
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