Di Vincenzo Reina
Duemila sfere d’acciaio possono simboleggiare il progresso tecnologico?
La Marble Machine, ideata e realizzata dall’artista svedese Martin Molin, fondatore del gruppo musicale dei Wintergatan, è un vero e proprio strumento musicale dove le componenti meccanico artigianali ricoprono un ruolo fondamentale. La macchina viene azionata tramite una manovella che imprime una rotazione a diversi ingranaggi i quali a loro volta mettono in movimento un cilindro portante, anima dello strumento contenente lo spartito della traccia. Le sfere nel frattempo trasportate in cima, piovono ordinatamente secondo la composizione del brano sui tasti di un vibrafono, sulle corde di un basso e su varie percussioni quali snare, kick, ed hi-hat. L’ispirazione per la Marble Machine, come lo stesso Molin ha più volte riferito, nasce dalla visita di un museo in particolare e dalla sua collezione di strumenti automatizzati. Entrare allo Speelklok Museum, in Utrecht, infatti è come tornare indietro nel tempo e ritrovarsi di fronte ad enormi carillon che suonano autonomamente.
E in effetti, è questo ciò che rievoca la macchina di Molin, una giostra musicale popolata da biglie, ovvero singole note in movimento. Lo stesso movimento che studiato da Muybridge portò in futuro alla creazione delle prime macchine da presa: egli si accorse che ogni singolo frame, proiettato in sequenza ad altri frame contigui della stessa azione, riusciva a riprodurre la dinamicità. Riusciva a trasformare delle semplici immagini in un video. Si potrebbe anche far riferimento ai primi calcolatori elettronici degli anni '30, dove le informazioni erano ridotte a codici formati da 0 ed 1 impressi in lunghissimi nastri perforati successivamente decodificati dalla macchina. Oltre alla Marble Machine, il musicista svedese ha anche sviluppato altri strumenti utilizzanti dei nastri perforati, solo che in questi casi i fori corrispondono alle note musicali, come per esempio la Music Box automatizzata.
Un aspetto particolare dei suoi strumenti è l’interazione uomo-macchina. Oltre a essere spesso autocostruite, infatti, richiedono un esecutore che ne comprenda il funzionamento e riesca ad entrare in sintonia con le sue parti. Durante le performance non è raro vederlo interrompere la ciclicità del brano ed interagire direttamente con la macchina. La figura di Martin Molin può essere vista come il vecchio cineasta produttore dell’opera in ogni sua parte, dalla creazione della sua camera, alla ripresa delle scene con la manovella, al montaggio della pellicola munito di forbici e nastro adesivo. La figura di un musicista-artigiano che col passare del tempo si sta trasformando in un musicista-programmatore. La transizione dall’analogico al digitale è, oltre che inevitabile, correlata all’evoluzione. Come le vecchie pellicole si sono evolute in formato digitale per permettere una qualità visiva superiore e meglio definita, come in fase di montaggio il film non viene più modificato manualmente, ma tramite software avanzati che consentono molta più libertà di manovra, così anche la musica viene trattata tramite computer in grado di simulare fedelmente strumenti musicali classici e non, ed anche il processo di composizione ha sopperito i nastri forati manualmente. Stesso discorso vale anche per i calcolatori elettronici stessi, con dimensioni spropositate e spazi d’archiviazione ridotti, ben lontani dai nuovi laptop portatili e dagli hard disk di ultima generazione.
La stessa Marble Machine è stata da poco sostituita dalla nuova versione serie X poiché non più perfettamente funzionante.
La nuova versione, oltre a essere stata ottimizzata a livello strutturale con nuovi materiali, è stata resa più affidabile e precisa. Potrebbe aver perso soltanto un po’ di fascino dato dall’artigianalità della prima versione, dello stupore per una struttura così complessa, o soltanto per il suono nostalgico risuonante nei vecchi carillon, che nell’infanzia addolcivano il riposo. In conclusione, potrebbe essere davvero questo il motivo del successo della Marble Machine, perché il progresso fa parte della nostra vita, ma a volte è necessario fermarsi per lasciarsi cullare dal fascino senza età dell’analogico, come andare in un museo ed immergersi nel contesto storico delle opere esposte.
Attualmente la Marble Machine è esposta allo Speelklol Museum insieme ad altri strumenti automatizzati.
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