Quanto ci hanno raccontato di Akhenaton? Un faraone iconoclasta, rivoluzionario... e trans?

Di Alma Taormina


Quando qualcuno sente il nome del faraone Akhenaton sicuramente penserà ai programmi di Focus e History Channel nella quale veniva collegato agli alieni. Al di fuori dell’incapacità di molti storici e archeologi occidentali di accettare che civiltà come quella egiziana e quelle mesoamericane avessero un’elevata conoscenza della matematica tale da costruire opere monumentali, non esiste nessun collegamento con presunti alieni.

Akhenaton, all’incoronazione Amenophis IV, fu un sovrano egizio della XVIII dinastia, e regnò sull’Egitto, la Nubia e i vicini territori asiatici per diciassette anni durante la seconda metà del XIV secolo a.C., di cui solo dodici come Akhenaton.

Prima di capire cosa portò il faraone a realizzare la sua radicale rivoluzione sociale e religiosa, è necessario comprendere l’Egitto del Nuovo Regno. Non si era più nell’epoca d’oro, anche se ci troviamo a circa sessant’anni dal regno di Ramses II, ma siamo anche a poco più di un secolo dal collasso dell’Età del Bronzo (1200 a.C. circa), un periodo di crisi delle economie palaziali del Mediterraneo orientale e che vide la scomparsa della civiltà achea, hittita, neo-assira.

Il periodo migliore dal punto di vista economico e culturale fu senza dubbio il Medio Regno, sotto al comando di Sesostri III (XII dinastia), che assicurò il controllo dell’Egitto sulla Nubia e la Siria. Ma la massima espansione territoriale fu nel Nuovo Regno con Thutmose I e Thutmose III (entrambi della XVIII dinastia), dove il controllo faraonico si estese fino alla Mesopotamia.

Quindi Akhenaton regnava su un Egitto a cavallo tra Africa ed Asia, come potenza egemone della zona in contrasto con l’Impero Hittita, situato più a nord in Anatolia. Tra i due stati erano presenti molte città-stato e piccoli regni vassalli, a fare da cuscinetti.

A livello religioso, a dominare era la casta sacerdotale di Karnak, a Tebe, dove il culto di Amon riceveva da ogni faraone grandi offerte e nuovi ampliamenti del tempio. Di fatto, i sacerdoti possedevano un grande potere in Alto Egitto, e bisognava mantenerli dalla propria parte per controllare la zona. Inoltre, prendevano molti degli introiti invece destinati alle casse dello stato, e il loro potere si opponeva fortemente a quello del faraone. Per far capire, durante il Terzo periodo intermedio (tra l’XI e il VII secolo a.C.), il re nubiano Pianki (riconosciuto come faraone della XXV dinastia, o Dinastia nubiana) riuscì a controllare l’Alto Egitto nella sua conquista grazie a un accordo coi sacerdoti.

Amenophis IV quasi sicuramente non voleva subire altre ingerenze dai sacerdoti, e creò una nuova religione per contrastare la casta di Amon. D’altronde avrebbe potuto, in quando re-dio. Quindi scelse Aton, il disco solare (spesso un elemento secondario nelle rappresentazioni di Ra e di Amon-Ra) e lo elesse a entità suprema del pantheon egizio. Ma già il padre Amenophis IV e ancora prima Tutmosi IV cercavano di indebolire quella forte casta, promuovendo templi minori e elogiando anche la figura di Aton.

Dopodiché, venne fondata la nuova capitale Akhetaton, a metà tra la capitale amministrativa Menfi e quella religiosa Tebe. Ed è qui che comprendiamo a fondo le sue riforme culturali.

L’arte egiziana fu sempre un’arte canonizzata e con delle strette regole di rappresentazione, di fatto non esistono registrati nomi di artisti, al massimo di botteghe nei documenti sopravvissuti (ad esempio ad El-Medina, i cui resti sono conservati oggi al Museo Egizio di Torino, testimoniando anche uno dei primi scioperi operai della storia). Tutto questo portava di conseguenza all’assenza di innovazione, ma Akhenaton fece delle riforme importanti: in primis, cambiò il linguaggio, ovvero si passò dall’egiziano medio al neo-egiziano (come se noi passassimo dal fiorentino volgare del 1200 all’italiano moderno) nelle scritture monumentali, e venne creato uno nuovo stile di rappresentazione. Nelle botteghe e i monumenti rimasti di Akhetaton abbiamo testimonianza di questo stile così “anti-conformista”.


Akhenaton e consorte, così come le figlie, non avevano malattie o deformazioni tali da volerle proporre sui monumenti. La regina Nefertiti era figlia di un sacerdote, quindi le teorie di deformazioni dovute al procreare tra fratelli sono infondate. Nei monumenti dei primi cinque anni di regno, tra l’altro, il faraone era rappresentato normalmente come tutti i suoi predecessori. Quasi sicuramente vi fu il desiderio di creare una nuova rappresentazione come Aton, ovvero asessuato. Sia uomini che donne perdono molti tratti fisionomici caratterizzanti tipici della precedente arte egiziana, assomigliandosi alla fine. Insomma, il faraone doveva assomigliare al Sole, senza sesso

Akhenaton era non-binario? Solo una DeLorean ce lo potrebbe far scoprire.

Il Sole per Akhenaton era la libertà dagli schemi. Tuttavia, le sue scarse abilità politiche gli impedirono di rafforzare la situazione che riuscì a stabilire in Egitto, vedendo alla sua morte le sue riforme cancellate dai successori Smenkhara e Tutankhamon, che erano sotto al controllo dei sacerdoti di Amon.

Ma nonostante la damnatio memoriae subita, oggi possiamo ricordare i tentativi di Akhenaton nel garantire all’Egitto un futuro diverso.


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