"La scuola cattolica"... e poi c'è il massacro del Circeo

Di Silvia Strambi

Oggi esce al cinema il nuovo film del regista Stefano Mordini, La scuola cattolica, presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia. Il film è tratto dal romanzo-inchiesta di Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega, dedicato a uno dei crimini che ha sconvolto di più l'opinione pubblica italiana: il massacro del Circeo. 

Da labiennale.org/it/

Per i lettori che non dovessero conoscere questo fatto di cronaca (segnalo la presenza di argomenti sensibili fino alla fine del paragrafo): con questo nome si indica il rapimento di due ragazze romane, Donatella Colasanti (17 anni) e Rosaria Lopez (19), da parte di tre ragazzi coetanei nel settembre 1975. I giovani (Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido) sequestrarono le ragazze nella villa di uno di loro, nella zona del Circeo, e le seviziarono per due giorni. Donatella sopravvisse fingendosi morta e denunciò gli aguzzini. A questo seguirono una serie di vicende legali che coinvolsero la vittima e i delinquenti, oltre che gran clamore mediatico.
Il delitto sconvolse particolarmente l'opinione pubblica italiana perché i tre perpetratori, oltre ad essere giovanissimi, venivano da famiglie della "Roma bene". 

Il film, come il libro, si concentra sul Liceo classico San Leone Magno, di cui i tre criminali erano ex alunni. L'istituto era frequentato anche da Albinati (che appare come personaggio della pellicola, interpretato da Emanuele Maria di Stefano) e, come da titolo, era di stampo cattolico. Tuttavia nulla è come sembra e dietro la facciata morale degli alunni e delle loro famiglie si nascondono segreti e punti oscuri. 

La scuola cattolica ha provocato scandalo anche prima di uscire: il web si è rivoltato contro il film per diversi motivi. Si è discusso su quanto fosse legittimo rappresentare una pagina così cupa della storia italiana dal punto di vista dei colpevoli, non è stato chiarito se fosse stato dato il consenso per realizzare il film dalle famiglie Lopez e Colasanti (n.d.R: a pochi giorni dall'uscita del film è stato rivelato che è stato visionato dai parenti in vita delle vittime e approvato), altri in generale hanno trovato di cattivo gusto la scelta del soggetto. Pur comprendendo e accogliendo queste motivazioni, credo che il grande difetto della pellicola sia un altro: il massacro del Circeo è una nota a pié di pagina... in un film sul massacro del Circeo. 
La scuola cattolica si concentra per tre quarti di film sulle vite degli studenti del Liceo, che in nessuna maniera entrano nel merito del delitto. Ognuno di loro ha degli scheletri nell'armadio. Tuttavia le diverse storie che ci vengono presentate, oltre ad essere numerose e a non ricevere l'attenzione che richiederebbero, vengono improvvisamente troncate alla fine. Gli ultimi minuti di film infatti ruotano interamente attorno alla ricostruzione del massacro del Circeo, e lasciano insoluti gli archi narrativi dei personaggi.

Emanuele Maria Di Stefano nel film La scuola cattolica (2021)

L'intento di Mordini sembra essere quello di trovare correlazioni tra l'educazione ricevuta a scuola e il crimine compiuto dai giovani. Tuttavia questo intento non viene portato totalmente a compimento: i tre perpetratori vengono mostrati come pessime persone sin dall'inizio, non vi è in loro un inasprimento di caratteri criminali a causa delle autorità scolastiche. L'unico tentativo di trovare le radici del loro male è una scena all'inizio che vede protagonista Gianni Guido (Francesco Cavallo) e suo padre (Riccardo Scamarcio), in un momento di violenza domestica. Ma è una sola scena: i criminali appaiono come monoliti, vessilli di cattivo comportamento dall'inizio alla fine del film. La loro educazione precedente non viene approfondita e quindi non possiamo sapere quale influenza abbia avuto su di loro. 

La critica quindi non riesce come voluto. Più che scagliarsi contro la scuola cattolica del titolo il film sembra giudicare l'ambiente sociale in cui i personaggi sono immersi. Tuttavia anche in questo caso ci si limita a mostrare gli effetti dei costrutti sociali che circondano tutti i personaggi, senza mai esplorare le cause o le strutture sottostanti. Quel che ci rimane è una collezione di situazioni "scabrose" che il più delle volte scabrose non sono.

Al film partecipano, oltre al già citato Riccardo Scamarcio, altri volti noti del cinema italiano: Valeria Golino, Jasmine Trinca, Fabrizio Gifuni. Interpretano personaggi adulti che appaiono molto poco. 
La scuola cattolica si poggia principalmente su un cast corale di giovani attori. Buona parte degli interpreti maschi, purtroppo, non brilla col materiale assegnato, decisamente impegnativo. Grande eccezione è Luca Vergoni, nella parte di Andrea Izzo. Vergoni interpreta alla perfezione il ruolo: sa essere rassicurante quando necessario ma è chiaro che sotto la superficie di bravo ragazzo c'è una violenza ribollente, pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Oltre a questo sostiene benissimo le scene in cui il personaggio è in preda alla follia omicida.

Giulio Cavallo, Luca Vergoni e Giulio Pranno in La scuola cattolica (2021)

Dal lato femminile è certamente degna di nota l'interpretazione di Benedetta Porcaroli, probabilmente il nome più famoso nel giovane cast. L'attrice è stata infatti protagonista della serie Netflix Baby. Purtroppo la sua ottima performance nel ruolo di Donatella Colasanti viene accolta con una certa amarezza perché il personaggio non è particolarmente approfondito oltre i tratti che servono a renderla la vittima perfetta

D'altronde, tutti i personaggi rientrano in uno stereotipo preciso da cui è difficile ricavare molto: uno degli amici di Albinati è un mammone tutto matto (con tanto di soprannome "Picchiatello", interpretato da Alessandro Cantalini), Donatella e la sua amica Rosaria (Federica Torchetti) sono vittime innocenti, i tre ragazzi colpevoli sono sadici criminali, così come gran parte del loro circolo di amici... Il film non si sforza nel dare maggiore spessore a queste entità. 

Federica Torchetti e Benedetta Porcaroli in La scuola cattolica (2021)

Ultima nota dolente: registicamente, nel film ci sono alcune sbavature. In particolar modo delle sequenze provocano perplessità per la loro costruzione. 
Per fare un esempio (presenza di leggeri spoiler e descrizione sommaria di un atto sessuale): in una scena uno dei personaggi maschili ha un rapporto sessuale con una ragazza. La scena si sviluppa sostanzialmente su tre inquadrature. Nella prima i due si baciano, il ragazzo si avvolge le gambe della ragazza attorno alla vita. Entrambi sono ancora totalmente vestiti, come possiamo vedere dall'inquadratura a figura intera. Nella successiva inquadratura, che si concentra sul viso della ragazza, percepiamo che lui si sta spingendo contro di lei ripetutamente. Infine, quando lui se ne va, vediamo che le mutande di lei sono sporche di sangue: capiamo che ha perso la verginità. 
Non è facile comprendere, tuttavia, quando potrebbe essere avvenuto l'atto dell'abbassare mutande e pantaloni, dal momento che le prime due inquadrature fanno intendere un'azione immediatamente consecutiva. Eppure l'ultima inquadratura ci dà conferma che la penetrazione è effettivamente avvenuta. Certo, è possibile (e più che giusto) che la scena non sia stata resa esplicita per non mettere in imbarazzo i due giovani interpreti. Tuttavia sarebbe stato possibile rendere più chiara la sequenza senza entrare nel volgare, compiendo una diversa scelta registica. Ad esempio, con un'inquadratura a mezza figura dei personaggi, in cui si vede lui muovere la mano verso il basso, con in aggiunta un effetto sonoro che indicasse lo sfilarsi della cintura. 

Probabilmente la parte più degna di nota del film sono gli ultimi 20 minuti, dedicati interamente alla ricostruzione dei fatti del Circeo. In questo frangente la regia, fredda e distante, fa bene quello che dovrebbe fare: inorridire lo spettatore mostrando uno spettacolo di violenza disgustosa. Oltre a ciò la ricostruzione è anche accurata: riprende la dichiarazione della Colasanti nella sequenza degli eventi, riporta con precisione alcune delle frasi dei criminali. 
Il problema è che è un po' troppo poco troppo tardi: questi 20 minuti non salvano un film di un'ora e quaranta. I personaggi restano blandi, e il nostro disgusto non nasce dall'affetto per loro ma come semplice reazione nel vedere soffrire altri esseri umani. Probabilmente questa sezione avrebbe potuto funzionare meglio come cortometraggio dedicato alla vicenda del Circeo. 

Si è già cominciato a discutere (e probabilmente si discuterà ancora) sulla natura da film d'exploitation di quest'ultima parte, ma personalmente ritengo sia stato necessario virare sull'esplicito per colpire e ferire lo spettatore, oggi più anestetizzato alla violenza nei media. È comunque certo che, per quanto abbia finora parlato del fatto che La scuola cattolica non sia tanto scabroso quanto vorrebbe, non lo consiglierei ai lettori con uno stomaco leggero, proprio per questi ultimi minuti che entrano in territorio molto disagevole. 
Scena del film La scuola cattolica (2021)

In ultima analisi, ritengo La scuola cattolica un prodotto non degno di nota, fatta eccezione per gli ultimi minuti. 

Resta il fatto che probabilmente porterà all'attenzione delle nuove generazioni un caso macabro e le insufficienti misure messe in atto dal governo italiano per proteggere le vittime e incentivare invece i perpetratori. Uno scopo confermato anche da attori e registi ma tristemente frustrato dal fatto che, a due giorni dalla sua uscita, il film sia stato vietato ai minori di 18 anni

Oltre ad essere uno sviluppo che risulta abbastanza ipocrita, dopo che questo aprile si era annunciata con grande squillo di trombe la fine della censura al cinema, è anche una sorpresa per un film il cui più grande difetto, a mio modesto avviso, è quello di non essere del tutto riuscito a livello artistico. Le motivazioni per cui questo divieto è stato posto, ovvero che metta alla pari carnefici e vittime, credo siano scorrette. Come ho già accennato, La scuola cattolica caratterizza in maniera esasperata i perpetratori come personaggi negativi e le vittime come entità positive. 
Inoltre, come fatto notare da tutti quelli che hanno lavorato al film, risulta come minimo fuori luogo il fatto che la prima pellicola italiana vietata ai minori dal 1998, anno del controverso Totò che visse due volte, sia ispirata ad un fatto di cronaca e che denunci la violenza sulle donne. 

Pur non avendo apprezzato La scuola cattolica in sé, ne riconosco il tentativo di far scoprire a un pubblico più mainstream un fatto aberrante, di aprire discussioni con un pubblico più giovane. E se un film viene privato del suo più grande merito, che cosa ci resta?

Trailer del film La scuola cattolica (2021)

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