L'evoluzione di Dracula sul grande schermo

Di Elena Di Ruvo, Silvia Strambi e Alessandra Vita

Il Conte Dracula, nato dalla penna dello scrittore irlandese Bram Stoker nel 1897, è probabilmente il vampiro più famoso della letteratura. Chi non conosce la storia di questo gentiluomo transilvano, ispirato al principe rumeno Vlad Ţepeş Dracul, che si reca nell'Inghilterra vittoriana e causa scompiglio tra la famiglia e gli amici dell'innocente Jonathan Harker, in particolar modo per sua moglie Mina e la sua amica Lucy, per poi essere sconfitto dal cacciatore di vampiri Van Helsing?

Pur non essendo il primo succhiasangue messo su carta (l'onore spetta a Lord Ruthven, antagonista del racconto Il vampiro di John Polidori), Dracula è certamente quello che è entrato di più nell'immaginario collettivo. Questo non solo grazie alla fama del libro, che è ormai un cult tra gli appassionati di horror, ma anche perché il romanzo di Stoker ha ispirato un'enorme quantità di spettacoli teatrali, fumetti, film per il cinema e la TV... In questo modo, il Conte e la sua storia si sono "moltiplicati" nel tempo e nello spazio, dando vita a tante diverse versioni dello stesso personaggio.

Come Lord Ruthven prima di lui (e come un'altra famosa vampira che l'ha preceduto, la Carmilla di Sheridan Le Fanu), Dracula rappresenta le paure che affliggevano la società inglese vittoriana: è straniero, porta con sé una sensualità esplicita e quindi traviata, e un certo sottotesto omoerotico. Insomma, è il "diverso" per antonomasia, e in quanto diverso è malvagio e va sconfitto.
Tuttavia, col passare del tempo, ciò che era spaventoso in Dracula ha smesso di esserlo per la società. Alcuni hanno abbracciato la "diversità" rappresentata da questo personaggio, altri invece ne hanno smascherato la ridicolaggine, altri ancora l'hanno trasformato in qualcosa di completamente diverso per adattarsi alle richieste di mercato. Nel corso della sua (non)vita Dracula è stato un mostro terrificante, un amante appassionato, un padre di famiglia, un avversario di altri mostri mitici come Frankenstein, un siciliano mangia cadrega...

In questo articolo parleremo di alcuni film che hanno per protagonista Dracula e di come nel corso dei decenni il Conte sia cambiato. 

NOSFERATU IL VAMPIRO (1922), regia di F.W. Murnau

Di Silvia Strambi

Max Schreck in Nosferatu il vampiro (1922)

Erroneamente considerato il primo film dedicato al Conte (il primo fu Drakula halála, uscito un anno prima ma oggi perduto), questa pellicola ebbe una genesi interessante. Nonostante i nomi dei personaggi siano diversi (ad esempio "Conte Orlok" invece che "Conte Dracula") e l'azione sia spostata in Germania, si tratta in tutto e per tutto di un adattamento del libro di Stoker. Era stato realizzato senza l'autorizzazione di Florence Stoker, vedova dello scrittore. La causa legale che seguì portò allo scioglimento della casa di produzione, la Prana Film, e alla richiesta di distruggere tutte le copie del film. Per nostra fortuna ne fu conservata una, che nel corso degli anni fu duplicata mantenendo vivo il mito di Nosferatu

L'interprete del vampiro Orlok, Max Schreck (letteralmente 'massimo terrore'), usa uno stile recitativo fortemente caricaturale, esasperando i gesti del Conte in modo che risultino immediatamente soprannaturali. Si muove rigidamente, non sbatte mai le palpebre, tiene gli arti o perfettamente dritti o in una qualche torsione innaturale, compie ogni gesto con lentezza.
La prova attoriale viene esaltata anche dal lavoro registico sulle inquadrature e sulle ombre. Il Conte è ripreso dall'alto o dal basso, cosa che ne esalta la statura. La sua ombra ingloba le vittime. Impossibile non temere un essere così ineluttabile.

Gustav von Wangenheim in Nosferatu il vampiro (1922)

Il suo look è decisamente più vicino a quello di un mostro rispetto alle successive iterazioni del personaggio. Diversi studiosi hanno notato un legame con stereotipi antisemiti (1), come le orecchie a punta e il naso ingrossato. È difficile non percepire Orlok come un mostro\ebreo che succhia il sangue dell'innocente donna\patria tedesca. La paura verso il diverso era assai diffusa nella Germania post Prima Guerra Mondiale (2). 
È stato parimenti notato che il regista Murnau non solo «fosse amichevole e protettivo verso un certo numero di ebrei, sia uomini che donne» (3),  ma anche che, in quanto omosessuale, probabilmente provasse più simpatia verso i reietti della società (4). È dunque possibile che queste scelte di look non furono consce (5). Ovviamente non si possono avere certezze riguardo alle intenzioni del regista.

DRACULA (1931), regia di Ted Browning

Di Alessandra Vita

Il Dracula di Tod Browning del 1931 è estremamente importante per la storia del cinema. Oltre a essere tratto dall'omonimo spettacolo teatrale andato in scena a Broadway, il quale fu il primo adattamento autorizzato dell'opera di Stocker, il film fu anche il primo lungometraggio sonoro dedicato alla figura del celebre vampiro.

L'interpretazione di Bela Lugosi (il quale aveva già indossato i panni di Dracula a teatro) è quella più comunemente entrata nell'immaginario collettivo, soprattutto dal punto di vista fisico. Tutti noi infatti, quando pensiamo al conte sanguinario, immaginiamo un uomo ben vestito, con un lungo mantello, posato e austero. Bela Lugosi ci ha regalato un Dracula campione di eleganza, contegno e sicuramente, per i canoni dell'epoca, molto affascinante.

Bela Lugosi in Dracula (1931)

Il suo Conte è ipnotico, riesce a conquistare la mente di Mina e a sedurla in poco tempo. Si può dire che sia tutto il contrario di un mostro e sicuramente la sua figura non ha niente a che fare con quella rappresentata dal Nosferatu neanche un decennio prima. Ma sono proprio la sua compostezza e il suo sguardo fisso a fargli dominare ogni scena, come un essere che incombe su di queste. L'uso particolare della luce inoltre, più chiara sugli occhi e più scura tutt'intorno, aiutano a creare un'aura inquietante.

Di Bela Lugosi si è detto molto: si narra che verso la fine dei suoi anni egli si fosse talmente immedesimato in Dracula da credere di essere lui stesso il vampiro transilvano e dormire in una bara. Si dice poi che il giorno della sua morte egli affermò «io sono il conte Dracula, io sono il re dei vampiri, io sono immortale». Altri dicono addirittura di aver visto un pipistrello nero volare sopra il cadavere dell'attore e la famiglia di Bela lo ha fatto seppellire proprio circondato dal celebre mantello.

Sicuramente si potrebbero fare mille ipotesi ma qualcosa è certo: Bela Lugosi ha creato il volto di Dracula e basta questo per renderlo un po' tale.

Bela Lugosi e Helen Chandler in Dracula (1931)

DRACULA IL VAMPIRO (1958), regia di Terence Fisher

Di Silvia Strambi

Christopher Lee in Dracula il vampiro (1958)

Questo è il primo film della serie della compagnia britannica Hammer Film Productions, che produsse ben sette film dedicati a Dracula
Di certo la cosa più degna di nota di questa pellicola è il fatto che abbia introdotto caratteristiche che poi sono diventate integranti del mito del vampiro al cinema.  Ad esempio appaiono per la prima volta i canini retrattili (6). 

In questo film il Conte, interpretato da Christopher Lee (Saruman il bianco ne Il signore degli Anelli) appare poco. Tuttavia la sua interpretazione, grazie anche alle successive pellicole della serie, si è cristallizzata nell'immaginario collettivo come una delle più memorabili di Dracula. 

Dracula il vampiro riscrive radicalmente la storia di Stoker per stare nei limiti di un budget ridotto, di location limitate e di una durata breve (il film dura meno di 90 minuti). Ad esempio Jonathan a inizio film si reca da Dracula con l'intento di ucciderlo, essendo già in combutta con Van Helsing; tutti i personaggi maschili che nel libro aiutano il dottore sono 'riassunti' nella figura di Arthur Holmwood, fratello di Lucy e marito di Mina.

Un elemento su cui sia il regista Fisher sia Lee si sono voluti concentrare è l'importanza del sottotesto erotico nel libro. Come fa notare Tim Stanley, «... quando Lee è apparso per la prima volta in Dracula (1958) era oscuro e sexy. Ecco un vampiro da cui non ti sarebbe dispiaciuto venire morsa (...) La sensualità di Lee era sovversiva perché suggeriva che alle donne potesse piacere che il loro collo fosse rosicchiato da un maschione» (7). 

Melissa Stribling e Christopher Lee nella versione restaurata di Dracula il vampiro (1958)

Tuttavia questa sensualità deve essere punita: «Fisher non lascia dubbi che ci sia un legame tra sesso licenzioso e male» (8). Dunque alla fine il Conte viene ucciso e l'ordine domestico ristabilito.

C'è da dire che l'elemento erotico, così come quello splatter, è molto ridotto in questo film rispetto agli standard odierni ma soprattutto rispetto ad altri prodotti della Hammer stessa. Va ad ogni modo riconosciuto che la casa di produzione abbia lanciato l'amo per diversi spunti che sono stati poi sviscerati in altri adattamenti. 

DRACULA CERCA SANGUE DI VERGINE... E MORÌ DI SETE!!! (1974), regia di Paul Morrissey

Di Silvia Strambi

Udo Kier in Blood for Dracula (1974)

Uscito all'estero col titolo Blood for Dracula, questo film è un caso strano. 
In primo luogo, è stato prodotto da Andy Warhol, esponente della Pop Art. Il regista era un suo stretto collaboratore. 
In secondo luogo, gran parte del film si svolge in Italia ed ha diversi interpreti italiani. Ricordiamo soprattutto Milena Vukotic e Vittorio De Sica in uno dei suoi ultimi film. Appare inoltre, in un piccolo cameo, il regista Roman Polański. 
In terzo luogo, pur essendo ambientato nei primi anni 20 del '900, trasuda dello spirito del '68.

La storia riprende un aspetto della mitologia vampiresca non presente nel romanzo di Stoker: il fatto che un vampiro possa bere solo il sangue di vergini. Ma, in linea con la rivoluzione sessuale sessantottina, è diventato impossibile per Dracula trovare ragazze caste in Romania. Decide allora di recarsi in Italia, credendo che lì le donne siano ancora legate ai valori cattolici e pure. Purtroppo, si ritrova nella famiglia dei Marchesi Di Fiore, in cui due figlie sono già versate nelle arti sessuali. 
Una premessa incredibilmente camp per un film incredibilmente camp.

Udo Kier in Blood for Dracula (1974)

Al contrario del film del '58, in cui Dracula era portatore di una forte sensualità, qui il vampiro può sopravvivere solo se la libido altrui è frustrata. Costretto ad adattarsi ad una visione sociale ormai retrograda, non è più un personaggio spaventoso né affascinante. Risulta anzi abbastanza patetico.
L'elemento sessuale della storia non è più lui, ma Mario (Joe Dallesandro), uno dei servi dei Marchesi. È lui ad iniziare al sesso, in scene molto esplicite, tre delle marchesine, "salvandole" dal diventare vampire. 

Joe Dallesandro e Stefania Casini in Blood for Dracula (1974)

Introduce inoltre il tema dell'opposizione tra proletariato e aristocrazia. Apertamente comunista (in una scena si vedono anche la falce e il martello), Mario predica un'imminente rivoluzione che renderà priva di importanza la famiglia Di Fiore, già in decadenza. I Marchesi, come Dracula, rappresentano la nobiltà in fin di vita, che procede esangue verso il futuro, schiacciata dal nuovo. Mario, al contrario, è la lotta di classe, la rivoluzione giovanile. 

Tuttavia, questo sovvertimento dell'antico sistema non è visto con occhi favorevoli. Le due sorelle che si concedono al servo hanno atteggiamenti voyeuristici ed incestuosi; Mario, con la scusa di salvare la più piccola delle marchesine dal vampiro, ha un rapporto con lei nonostante abbia solo quattordici anni. 
Morrissey e Warhol, entrambi cattolici, sembrano trovare negativo il vecchio mondo, ormai ridotto a icone vuote come Dracula, e guardare con sospetto a quello nuovo.

DRACULA (1979), regia di John Badham

Di Alessandra Vita

Se state cercando un film in cui parteggiare per il nostro vampiro preferito, questo Dracula fa al caso vostro. Il film è presentato come un remake di quello del '31, anche se la messa in scena della storia è molto diversa e tocca di più la sfera del romanticismo.

Il racconto, ambientato nel 1913, qui comincia da quando il conte arriva a Londra a bordo di una nave. Tutta la vicenda poi sviluppa maggiormente la storia di passione e seduzione tra Dracula e Lucy: in questa versione infatti sono proprio Jonathan e Van Helsing gli antagonisti, coloro che vogliono mettere il bastone tra le ruote al lieto fine del vampiro e della giovane.

Frank Langella in Dracula (1979)

Il Dracula di Frank Langella (sebbene il look tipico degli anni '70 lo renda per un certo verso un po' buffo) è una massima espressione della sensualità e della sessualità. In una scena quasi psichedelica Lucy consuma un rapporto con lui e poi beve, consensualmente, il suo sangue, diventando in questo modo legata a lui visceralmente, per sempre.

Non fatichiamo a credere come questa Lucy possa essere davvero affascinata dal vampiro: Dracula è un uomo colto, misterioso ed enigmatico e la giovane sin da subito ammette di essere attratta dalla paura e dalla notte. "L'alba in fondo è una cosa così ovvia... Il calore dei raggi del Sole. Ma la notte... La notte è fatta per amare" dicono i due amanti in una scena del film.

Frank Langella e Kate Nelligan in Dracula (1979)

La parte più interessante però è il fatto che questo Dracula sia dipinto dalla ragazza come un uomo terribilmente solo e come la creatura più infelice della terra. Questa caratterizzazione quasi positiva della figura del conte è effettivamente molto realistica: il vampiro più volte sostiene di essere l'unico rimasto della sua specie, il che fa subito percepire allo spettatore la sua solitudine forzata.

Si può dire che la declinazione del personaggio proposta dal film sia quella di un "Dracula sensibile".


NOSFERATU, IL PRINCIPE DELLA NOTTE (1979), regia di Werner Herzog

Di Silvia Strambi

Klaus Kinski e Bruno Ganz in Nosferatu, il principe della notte (1979)

Remake del film di Murnau, ne segue abbastanza fedelmente le vicende, tanto da ricreare alcune inquadrature iconiche e riprendere molto da vicino l'ordine delle scene. La sostanziale differenza è che nel film di Herzog i personaggi tornano ad acquisire i nomi che avevano nel romanzo, dal momento che il copyright era ormai scaduto. Ecco dunque che il conte di questo film, pur avendo il look iconico di Orlok, torna a chiamarsi 'Dracula'. L'interprete è Klaus Kinki, attore amato-odiato dal regista. Infatti, pur essendo presente in molti film di Herzog, era intrattabile sul set. 

La scelta di far tornare il Conte un personaggio così ripugnante fisicamente è di certo coraggiosa. Infatti le rappresentazioni del personaggio come essere affascinante e fisicamente attraente erano ormai la norma (si veda Frank Langella). Tuttavia questo Dracula non manca di profondità, al contrario di Orlok. In primo luogo, per quanto sia repellente alla vista è estremamente elegante nei movimenti e negli atteggiamenti. La sua voce è sommessa, il suo modo di fare quasi serafico. 

Questo Dracula è profondamente consapevole della propria immortalità, e la detesta. I suoi occhi si velano di lacrime nel parlare della solitudine che lo affligge. Arriva addirittura a parlare con Lucy (i nomi di Lucy e Mina sono invertiti rispetto ai personaggi originali) per chiederle di condividere l'amore che c'è tra lei e Jonathan. 

Isabelle Adjani e Klaus Kinski in Nosferatu, il principe della notte (1979)

A questo Dracula non manca, ovviamente, il fare predatorio nei confronti delle sue vittime. La grande differenza sta nelle intenzioni. Come lo stesso Kinski afferma commentando il film: «(Dracula) è un uomo senza libero arbitrio. Non può scegliere, e non può cessare di esistere» . (9)  Insomma, questo vampiro non è un sadico che fa ciò che fa per piacere personale, ma un personaggio tragico mosso dal proprio istinto di sopravvivenza.

DRACULA DI BRAM STOKER, regia di Francis Ford Coppola (1992)

Di Elena Di Ruvo

Gary Oldman in Dracula di Bram Stoker (1992)

Questo film è forse il più universalmente noto e riconosciuto, senz’altro grazie alla splendida performance di Gary Oldman. Non possiamo inoltre trascurare ingegnose strategie registiche che fanno del suo vampiro un elemento nuovo e rivoluzionario. 

Partiamo dal titolo: curioso nominare la propria opera Dracula di Bram Stoker. L’intenzione è una sola: che gli spettatori sappiano che ciò a cui assisteranno è una fedele trasposizione del romanzo. C’è da dire che questa premessa viene rispettata per il 98%. Il 2% equivale a modifiche originalissime, come quella di ringiovanire il vampiro durante il viaggio verso Londra. La città si fa sfondo per la ricerca della moglie Elisabeta, che, come mostrato a inizio film, convinta da una lettera falsa che il marito fosse morto in battaglia, si era suicidata. Ed ecco che parte la celebre storia d’amore con Mina, in cui Dracula riconosce l’amata defunta. Strategicamente, entrambe le donne sono interpretate da Winona Ryder.

Gary Oldman e Winona Ryder in Dracula di Bram Stoker (1992)

Ora, vi sfido a dire di non aver mai sentito la frase “ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti”. Se la risposta è no, sappiate che proviene proprio da questo film. È pensiero comune che la storia d’amore tra Dracula e Mina sia fuori luogo, considerando che abbiamo pur sempre a che fare con un vampiro; e non è del tutto errato. Ciò che, però, rende l’opera di Coppola assolutamente perfetta è l’uso di una parola chiave, ovvero “seduzione”: una prerogativa in Dracula, così come nelle sue vittime.

Prendiamo Lucy: il suo carattere sfrenato e lussurioso, già noto nelle pagine di Stoker, viene esasperato ai massimi livelli grazie allo sfruttamento del visivo cinematografico. Non dimentichiamo la scena (non specificata nel romanzo) in cui Mina assiste all’aggressione dell'amica in giardino, durante un attacco di sonnambulismo: una creatura mostruosa sovrasta una Lucy spossata al termine di un amplesso. In fin dei conti, il rapporto sessuale col vampiro non è altro che uno dei principali motivi di unione con esso: situazione che culmina col famoso morso sul collo, a cui persino Mina deciderà di sottoporsi.

Sadie Frost e Gary Oldman in Dracula di Bram Stoker (1992)

Ciò che fa del Dracula di Coppola un capolavoro è la capacità di andare oltre i limiti posti da un’opera di partenza, polarizzando l’attenzione sull’elemento più trascurato: il discorso sessuale. Questo fattore ingloba i protagonisti maschili (Jonathan) come quelli femminili (Mina e Lucy) nel loro perenne rapporto disturbato col vampiro.

DRACULA MORTO E CONTENTO (1995), regia di Mel Brooks

Di Elena Di Ruvo

Leslie Nielsen in Dracula morto e contento (1995)

È buffo pensare che, con gli anni, un personaggio così temuto come Dracula possa essere diventato oggetto delle parodie cinematografiche più assurde. Ne abbiamo diversi esempi, ma uno particolarmente degno di nota è senz’altro questo film. Non è la prima parodia con protagonista il vampiro (ricordiamo Fracchia contro Dracula, di 10 anni prima), ma è certamente la più vicina alle versioni analizzate finora, grazie anche ai vari richiami al testo originale – esagerati al punto da riuscire ad entrare perfettamente nel gioco della farsa.

Il Dracula di Brooks è un personaggio assolutamente unico nel suo essere la parodia di se stesso: complici, l’immensa bravura di Leslie Nielsen e un’ironia tagliente, ottenuta con battute brevi e concise che suscitano subito la risata, nonché la simpatia del pubblico. 
In parallelo alla trama ritroviamo cliché arcinoti sul vampiro, che svelano e favoriscono la leggerezza di toni propria del prodotto (così come dello stile stesso del regista), sfociando in momenti di vuoto tutti da ridere. Uno dei poteri di Dracula è il controllo della mente, che nel film sfrutta per attirare Mina fuori dalla sua stanza. In uno scambio delle parti e una mini commedia degli errori, il vampiro si ritrova tra le braccia la cameriera, che ricaccia (senza troppa grazia) dentro per recuperare la ragazza giusta. 

Far tornare tipici escamotage, come trasformarsi in pipistrello o non riflettersi negli specchi, rientra nell’intenzione di esasperare il personaggio per portarlo a livelli estremi. Ed ecco che il vampiro si trasforma in macchietta, quasi una spalla comica: l’antagonista simpatico e carismatico che strizza l’occhio al pubblico facendolo tifare per lui. 

Leslie Nielsen in Dracula morto e contento (1995)

È evidente che il focus si è spostato su un bisogno preciso, che è ridere; l’obiettivo è stato raggiunto già con Fracchia… ma il prodotto di Brooks sa fare il salto di qualità, mirando a un target già abbondantemente preparato: non ci si aspetta più di assistere a scene truculente tra umani e vampiri, nelle classiche situazioni che ti farebbero saltare sulla sedia. 

I tempi sono cambiati, il vampiro è cambiato. Dracula è diventato uno di noi, si è calato nella parte e vuole restarci.

DRACULA UNTOLD (2014), regia di Gary Shore

Di Alessandra Vita

Dracula Untold era meglio che restasse untold. Il film è una delle più recenti trasposizioni cinematografiche con protagonista il celebre vampiro. In questa pellicola si cerca di spiegare il motivo per cui il principe Vlad III di Valacchia (Luke Evans) si sia tramutato un mostro: qui egli infatti diventa il famoso Dracula dopo aver fatto un patto con un altro vampiro, in modo da ottenere la forza necessaria per poter sconfiggere l'esercito turco, intenzionato ad attaccare il suo regno. Vlad deve resistere in quelle vesti mostruose per tre giorni senza bere sangue, altrimenti rimarrà un vampiro per sempre. 
Certo, in alternativa avrebbe potuto concedere al sultano alcuni bambini da aggiungere all'esercito turco, azione spregevole ma sicuramente più adatta a uno che impala esseri umani senza alcun senso di colpa, eppure così non ci sarebbe stato nessun pretesto di trama, quindi tanto vale rendere Vlad un sanguinario attaccato alla famiglia, come ogni buon mafioso.

Non ci sono mezzi termini: questo film è davvero inguardabile, i dialoghi rasentano il livello da soap opera, la regia sembra quella di un videogioco e Dracula col potere di scatenare i pipistrelli come un supereroe è ridicolo. Luke Evans però, in un altro film, sarebbe stato il Dracula perfetto: seducente e seduttore, aveva molto potenziale.
Terrificante poi il tentativo non troppo velato di copiare Dracula di Bram Stoker con frasi come "perché pensare questa vita separata dalla prossima, quando una nasce dall'altra? Il tempo è sempre troppo breve per chi ne ha bisogno, ma per coloro che amano dura per sempre".

Luke Evans e Sarah Gadon in Dracula Untold (2014)

Il problema del protagonista è che è senza spessore. Anzi, gli sceneggiatori vogliono convincerci di una sua complessità, un suo conflitto interiore, quando invece tutto è molto scialbo, non si empatizza con lui. Luke Evans diventa soltanto più un fantoccio per portare le e gli adolescenti al cinema, adolescenti che ora vogliono vedere Edward di Twilight e non più Dracula.

Questo film fa parte di un tentativo della Universal di creare, con tutti i mostri dei loro film, un Dark Universe: Dracula Untold fu però un fiasco e la Universal decise di eliminarlo dalla continuity. Il progetto del Dark Universe è tuttora sospeso.


HOTEL TRANSYLVANIA (2012), regia di Genndy Tartakovsky

Di Elena Di Ruvo

Prodotto da Sony Pictures Animation e Columbia Pictures, questo film d'animazione vanta ben tre sequel, di cui l’ultimo uscirà a gennaio su Amazon Prime. 

Scena dal film Hotel Transylvania (2012)

Il conte Dracula, per gli amici Drac, è un amorevole padre di famiglia vedovo, che cerca in tutti i modi di proteggere la figlia Mavis dal mondo fuori dall’hotel, fatto costruire a seguito del trauma della morte della moglie in una lotta con gli umani che volevano cacciarli dal loro villaggio. Da allora, teme che chiunque possa fare del male alla figlia; finché non incontra Johnny, un hipster disagiato che suscita da subito la curiosità e la simpatia dell’hotel.

Seguendo le varie tappe dalle origini della cinematografia sul vampiro, gli elementi noti sul personaggio tornano all’infinito; e così anche nel campo dell’animazione. Qualsiasi bambino o ragazzo sa riconoscere Dracula grazie al mantello nero, i canini affilati e la sua versione pipistrello. 
Il tocco di originalità è però offerto dalla trama, che pur seguendo esigenze precise per un target molto giovane, è in grado di raggiungere un range ben più vasto usando la tematica dell’inclusione. Questo nuovo vampiro porta a puntare il riflettore sull’argomento della diversità e della lotta ai pregiudizi, che lo stesso Drac non è in grado di affrontare dopo aver sofferto la perdita della moglie. L’hotel diventa, così, l’unico luogo sicuro per i mostri che lo abitano e in cui l’umano non può entrare… eccezion fatta per Johnny (evidenti motivi di trama). 

Scena dal film Hotel Transylvania (2012)

È molto interessante come la tematica sia stata affrontata mettendo in primo piano l’immagine di Dracula: quello che per primo dovrebbe far paura e ribrezzo. I giovani spettatori vengono educati al rispetto e alla tolleranza. D’altronde, lo stesso hotel è casa della mostruosità e del diverso per definizione: luogo in cui tutti possano sentirsi se stessi e accettati. 

La diversità non deve essere motivo di vergogna, ma il motore che spinga le specie all’incontro e alla comunicazione. Dracula diventa il giusto mediatore per tale discorso, anche nel compito di ascoltare le esigenze di un'adolescente problematica come Mavis: la prima che tiene a conoscere il regno umano, nella visione ottimistica e – volendo –un po’ naivé di un mondo più unito e, quindi, migliore.



Bibliografia:
(1) GIESEN, Rolf (2019). The Nosferatu Story: The Seminal Horror Film, Its Predecessors and Its Enduring Legacy, pp. 108
(2) MAGISTRALE, Tony (2005). Abject Terrors: Surveying the Modern and Postmodern Horror Film, pp. 25
(3) JACKSON, Kevin (2013). Nosferatu eine Symphonie des Grauens, pp. 20
(4) cfr nota 2, pp 25-26
(5) Ibidem+cfr nota 3
(6) Jackson, Kevin, Fangs for the memories: The A-Z of vampires, in "The Indipendent", 31 ottobre 2009
(7) Stanley, Tim, Why Christopher Lee's Dracula didn't suck, in "The Telegraph", 13 giugno 2015
(8) Ibidem
(9) Kennedy, Harlan, Dracula is a Bourgeois Nightmare, says Herzog, in "The New York Times", 30 luglio 1978

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