Di Silvia Strambi
Giovedì 11 novembre si è svolta al Cineclub Bellizona, a Bologna, una proiezione in occasione del 30esimo anniversario del film Belli e dannati (My own private Idaho, 1991). Per l'occasione era presente anche una delle attrici che ha preso parte al film: Chiara Caselli, bolognese di nascita.
Keanu Reeves e Chiara Caselli in Belli e dannati (1991) |
Belli e dannati, come ha ricordato anche la Caselli durante l'incontro, era il terzo film diretto da Gus Van Sant (Will Hunting-Genio ribelle, Milk). Il regista veniva dalla fotografia. Pur essendo nato come progetto indipendente, Van Sant riuscì a garantirsi la partecipazione di due nomi noti del tempo. Nella parte dei due protagonisti abbiamo infatti River Phoenix e Keanu Reeves.
Phoenix lavorava nel cinema sin da bambino, con performance in film come Stand by me e Indiana Jones e l'ultima crociata. Era inoltre un idolo degli adolescenti a causa della sua bellezza magnetica e della sua bravura attoriale. Infatti aveva ricevuto una nomination agli Oscar a soli 18 anni. Oggi, purtroppo, lo ricordiamo principalmente per la morte tragica, a 23 anni.
Suo fratello, Joaquin Phoenix, è anche lui un attore. Recentemente ha vinto l'Oscar per l'interpretazione nel film Joker.
Reeves era salito alla ribalta nel 1989 con Bill & Ted's Excellent Adventure. Dopo l'uscita di Belli e dannati avrebbe ottenuto la fama con film come Point break, L'avvocato del diavolo e, soprattutto, Matrix. Oggi è conosciuto per la sua carriera attoriale ma anche per l'impegno filantropico e la tragica storia personale.
In Belli e dannati Phoenix e Reeves interpretano Mike e Scott, giovanissimi gigolò. Mike è narcolettico ed è tormentato dal fantasma della madre, che non vede da anni. Scott è figlio del sindaco e conduce uno stile di vita depravato per indispettire il padre. Entrambi sono legati alla gang di Bob Pigeon, con cui Scott ha avuto una relazione tempo addietro. I due partono in un viaggio per cercare la madre di Mike. Seguendo le sue tracce arrivano in Italia.
Keanu Reeves e River Phoenix in Belli e dannati (1991) |
È a questo punto che entra in scena Chiara Caselli. L'attrice interpreta Carmela, una ragazza italiana che strega Scott. Il ragazzo decide di tornare sulla retta via e abbandonare la vita di bagordi... e l'amico Mike.
All'incontro al Bellinzona l'attrice, adesso 54enne, esordisce scherzando sul tempo passato dall'uscita del film. Il tono scherzoso e famigliare si mantiene per tutta la conversazione assieme al regista Germano Maccioni, che l'ha diretta in Gli Asteroidi. «È uno dei pochi film della cui lavorazione ho dei ricordi cristallini, nonostante siano passati i famosi trent'anni, porca puttan*ccia», dice la Caselli, ridendo. «Eravamo tutti ragazzi. Io ho ricordi soprattutto di Portland, dove è stata girata la maggior parte del film. Ricordo quello che si fa da ragazzi, le feste, i fine settimana...»
Come ricorda l'attrice, il provino con Van Sant fu decisamente insolito. «Mi chiese di raccontargli una storia. Gli ho raccontato una storia che neanche ricordo, prendendo spunto da un film che avevo appena fatto. Dopo mi chiese di raccontarla di nuovo, ma piangendo. L'ho rifatta, ci siamo salutati, mi ha richiamato e mi ha detto che avevo ottenuto la parte. Molto rapido, molto semplice».
Parlando di Van Sant ricorda il suo metodo di lavoro. «Essendo una produzione indipendente c'era un'enorme libertà per la regia. Dal momento che Gus veniva dalla fotografia, nonostante fosse sicurissimo di quello che voleva raccontare, era aperto alle suggestioni formali di chiunque, anche di una pischelletta come me. C'erano delle mattine in cui mentre prendevamo un caffè gli dicevo "senti, ho pensato questa cosa...". Lui la girava. Allo stesso modo se qualcuno gli proponeva qualcosa che non c'entrava niente con la storia diceva "That's shit" ["è una cazz*ta"]. Spesso può succedere che registi non troppo sicuri di sé prendano le idee degli attori come una sorta di prevaricazione. La sua sicurezza era tale che accettava le idee che andavano nella direzione di quello che voleva fare, da chiunque venissero. D'altronde il cinema è un arte molto curiosa, c'è tutto un mondo molto complesso dietro...» «È un lavoro di squadra», commenta Germano inserendosi nella conversazione. «È un lavoro di squadra con un capo», risponde Chiara. «La sceneggiatura era bellissima, ma moltissimo è stato improvvisato, molto più di quanto succede di solito su un set».
Gus Van Sant |
Ovviamente, con le produzioni indipendenti, vengono anche le ristrettezze economiche. «C'erano pochissimi soldi. Voi saprete che gli attori sul set hanno delle roulotte la cui grandezza dipende dalla caratura dell'attore. In questo caso c'erano quelli che chiamiamo "loculi", cioè delle roulette con tante porticine. Tu entravi, c'era un divano dove sdraiarsi, ed era finita lì. Questo perché tutti i soldi servivano nell'eventualità di dovere rigirare».
«Che tipo era River Phoenix?» In un'occasione di questo tipo la domanda non può mancare. Infatti la giovane star ha guadagnato col trascorrere dei decenni uno status di celebrità e di cult paragonabile a quello di James Dean. «Oltre ad essere stato un attore meraviglioso, aveva una dolcezza e una fragilità che ha anche il fratello. River le aveva in forma più accentuata, e con una fisicità completamente diversa: aveva lineamenti molto delicati, quasi femminili, un viso da ragazzo... D'altronde è morto da ragazzo, e io lo ricorderò per sempre come ragazzo. Una persona gentile, gentile».
Dopo la visione del film si torna sull'argomento e in particolar modo si commenta la sua interpretazione. «Un livello [di recitazione] strepitoso» afferma la Caselli. «È bellissimo vedere un attore lavorare così su un personaggio così difficile, così rischioso... anche perché si poteva cadere nella retorica, nel vittimismo. Ha una gestualità... Io l'ho visto in altri film, e in ogni film è diverso». Maccioni lo paragona al Tadzio di Morte a Venezia, oggetto dell'ossessione del protagonista: «È talmente bello in questo film che hai voglia di rimanere a guardarlo, fissarlo, incantato». Un piccolo scivolone: un momento in cui entrambi non sono certi se Phoenix abbia vinto o meno la Coppa Volpi per la sua interpretazione (la vinse). Entrambi, comunque, sono d'accordo sul fatto che fosse più che meritata.
Per il tempo Belli e dannati era certamente audace. Questo per l'argomento trattato, per le contaminazioni shakespeariane (che come ha fatto notare Maccioni anticipano il Romeo+Giulietta di Baz Luhrmann) ma anche per lo stile registico. Chiara ci racconta un aneddoto riguardante la prima proiezione del film. «Il distributore italiano era "Cecchi Gori", all'epoca il più grande distributore del paese. Erano fiorentini, padre e figlio. Allora il capo era ancora il padre. Il film era stato selezionato al Festival di Venezia, quindi fu proiettato in Sala Grande. Io putacaso ero proprio accanto a Cecchi Gori padre. Dieci minuti dopo l'inizio del film crollò addormentato» («Narcolessia!» fa notare divertito Germano) «Alla fine lo svegliarono. Lui si è alzato, dopodiché ha detto (con accento toscano) 'Storia di bu*aioli'. Questo fu il commento del grande distributore italiano, uno che il cinema lo capiva». E giù risate.
Da quell'occasione l'attrice non ha più visto il film. Alla fine della proiezione al Bellinzona, la domanda di Maccioni nasce spontanea: come è stato rivedersi dopo 30 anni?
«Personalmente non è stata una bella esperienza», commenta ridendo. «Ma riguardo al film, a distanza di 30 anni ha una freschezza intatta, anche dal punto di vista formale. All'epoca era veramente strano da vedere, ma oggi è totalmente coeso. L'ho trovato bellissimo, nella forma, nell'invenzione. Pur essendo così strano è compattissimo, ha una sua coerenza dall'inizio alla fine anche se racconta l'incoerenza». Non posso fare altro che trovarmi d'accordo con questo giudizio.
Chiara Caselli |
Molto chiaro ed esauriente,l'articolo ci porta alla conoscenza degli argomenti nel modo migliore per apprezzarne il contenuto!Complimenti per la presentazione!
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