Di Alessandra Vita
“Essere giovani è facile”. Più volte mi è capitato di sentire questa frase, solitamente detta da persone adulte nei confronti di ragazzi con meno della metà dei loro anni.
“Eh ma di che vi lamentate che avete i genitori che vi mantengono”, “siete giovani, non avete preoccupazioni”, “ne avete ancora da imparare, quando arriverete alla mia età capirete”. Non mi è mai piaciuta l'idea di “lotta tra generazioni”, non credo che sia utile creare un'ulteriore divisione, ho sempre preferito il dialogo, ma arrivata a vent'anni suonati inizio a rendermi conto di quanto la mia generazione sia matura eppure incompresa.
Strappare lungo i bordi, la prima serie animata del fumettista Zerocalcare, è a mio avviso, una delle più belle, strazianti ed efficaci espressioni di questo disagio giovanile.
È molto significativo il fatto che in Italia da qualche anno stia prendendo piede nel mondo delle vignette e dei fumetti questo forte senso di smarrimento: pensiamo, oltre a Zero, a Labadessa, Wallie o Fumettibrutti. Ciò è evidentemente la più naturale conseguenza del vivere in un paese in cui i giovani non vengono valorizzati ma sono lasciati a loro stessi, con le scuse più ridicole.
Il titolo della serie spiega già molto bene il concetto di fondo: strappare lungo i bordi. Avete presente quei disegni che da bambino ti fanno ritagliare seguendo le linee tratteggiate? Lì non devi fare nulla, devi solo seguire il percorso che altri hanno tracciato per te, sperando che alla fine venga fuori una forma chiara. Ma quando strappi un foglio con le mani, non sempre segui quella linea.
Vi è un'idea di forte smarrimento in tutto ciò, è tutto un vagare, un girovagare un po' a caso, come facevano i personaggi del cinema della modernità. E questa idea "dell'abbozzare", del continuare a schivare le vita perché "tanto c'è tempo, tanto prima o poi tutto prenderà forma", è il cardine di tutta la serie. Essere giovani oggi significa essere incerti: ci si sforza di seguire tutti i passi che la società e i genitori impongono, per ripercorrere le loro orme, perché "è giusto così", per poi rendersi conto che noi non siamo loro, che quei bordi non ci appartengono.
«E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo».
Zero e Alice |
Strappare lungo i bordi parte con la figura di Alice: quando Zero incontra questa ragazza se ne innamora subito. Ma esporsi spaventa, ed è così che il protagonista di persona finge disinteresse per Alice, mentre in chat fa il brillante, perché tanto da dietro uno schermo se arrossisci non si vede. Zero lancia segnali contrastanti, usa frasi come "so contento se se beccamo", che rendono facile fare un passo indietro se la situazione precipita nell'imbarazzante. Questo tema presentato in modo così semplice rappresenta bene però uno dei problemi della società di oggi: la paura di mostrarsi sensibili, come se ciò implicasse debolezza e quindi il farsi una figuraccia.
La serie di Zerocalcare mostra bene temi comuni a tutti, quali il "cogliere l'attimo" o i sensi di colpa.
Oltre a Zero vi sono altri tre personaggi iconici dei fumetti di Calcare: Secco, Sarah e la coscienza Armadillo. Sarah è una ragazza che vorrebbe diventare un'insegnante ma che, a furia di aspettare concorsi, si ritrova ancora a fare i lavori più disparati, senza però perdersi d'animo. Lei rappresenta un po' la voce della verità, colei che riesce davvero a far ragionare Zero e a fargli capire che non tutto dipende da lui. Secco è invece menefreghista, vive in bilico ma non si lamenta, si accontenta di poco, di "andare a pija er gelato". L'Armadillo è invece l'io del protagonista, ciò che a volte lo fa sbagliare, un grillo parlante un po' fallimentare.
Zero e l'Armadillo |
Tutte queste figure saranno centrali per la crescita di Zero. È interessante come per tutta la serie l'unico doppiatore oltre allo stesso Zerocalcare è Valerio Mastandrea, che dà voce all'Armadillo. È solo quando Zero aprirà gli occhi, squarciando il suo velo di Maya e ascoltando finalmente gli altri, che anche gli altri personaggi assumeranno la voce di un doppiatore.
Ma perché dovreste guardare questa serie, qualunque età voi abbiate?
La risposta è semplice: Strappare lungo i bordi vi conforterà. Parlando di temi pesanti con la narrazione tipica che contraddistingue Calcare, troverete nella serie quell'abbraccio che vi serviva. Forse anche voi vi siete sentiti spersi, vi sentite impotenti nel vostro essere fili d'erba che non possono cambiare il mondo da soli, ma la serie mostra quanto alla fine sia confortante essere fili d'erba che non portano sulle spalle tutto il peso del mondo: non dipende tutto da noi ed è meglio così.
«Ma non ti rendi conto di quant’è bello? Che non ti porti il peso del mondo sulle spalle, che sei soltanto un filo d’erba in un prato? Non ti senti più leggero?»
I rimpianti si possono avere, le cicatrici restano, ma ti aiutano a fare di meglio, a smettere di schivare la vita. Fare errori significa vivere davvero, chi non sbaglia non si mette in gioco, è spettatore della sua stessa esistenza.
Strappare lungo i bordi è una serie quasi impeccabile e ciò lo dimostra il fatto che, sui social, l'unico difetto che la gente ha trovato è il fatto che sia scritta in romanesco (dimostrando quindi non solo di non aver mai letto nulla di Calcare, ma anche di non conoscere artisti che hanno creato una vera e propria poetica del romanesco). Ma alla fine non possiamo privare anche agli idioti il diritto alla lamentela.
La serie è in conclusione una delle migliori produzioni Netflix di sempre, per maturità di temi e qualità del prodotto: non posso fare altro se non esortarvi a prendervi un'ora e vedervi quei sei episodi.
«Alice, ma la cicatrice poi passa?»
«La cicatrice non passa, è come una medaglia che nessuno ti può portare via (…)»
«Ma perché non passa?»
«Perché è una cicatrice. Se andava via con l’acqua era un trasferello. È una cosa che fa paura, ma è anche una cosa bella, è la vita».
Recensione scritta molto bene, complimenti all'autrice
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