Ennio: il compositore raccontato da Tornatore

Di Vincenzo Reina

Ricordo di un applauso finale commosso risuonare nel palazzetto. Tutti erano in piedi, il pubblico, l’orchestra e lui, con le mani giunte e il viso sinceramente commosso. Era il 4 marzo 2018 e io ebbi l’onore di assistere a uno degli ultimi concerti del maestro Ennio Morricone. A vederlo dirigere, quella sera nessuno si sarebbe aspettato che due anni dopo ci avrebbe lasciati. Rimase in piedi tutta la serata, assorto nella conduzione dei vari strumenti. Riuscì a trasmettere il significato di ogni brano.

Ennio Morricone in una scena di Ennio: The Maestro

È stato un uomo semplice, umile fino alla fine, ma eccezionale nel suo lavoro. Paragonato a un artigiano, il suo è un esempio concreto di come fare musica sia una professione a tutti gli effetti. Si apre così il documentario presentato al festival del cinema di Venezia 2021 e uscito in sala in anteprima il 29 e il 30 gennaio 2022: Ennio: The Maestro.

Una stanza colma di spartiti musicali e il celebre compositore che si prepara ad una giornata lavorativa. Per lui la musica è sempre stata un mestiere, sin dall’infanzia quando iniziò a studiare tromba al conservatorio e suonava in giro per locali in occasioni in cui doveva sostituire il padre, anch’egli trombettista. Ebbe un’istruzione accademica che lo influenzò sempre, nonostante abbia scelto strade diverse, spesso divergenti e criticate aspramente dai suoi insegnanti. Dall’arrangiamento di brani pop, al sodalizio con l’RCA, alla scrittura di musica per il cinema. Ancora oggi infatti, è un tema che divide nettamente i compositori: fare musica per film è un disonore per i musicisti classici, vuol dire prostituirsi, vendersi al miglior offerente. Il cinema è una macchina, un’industria commerciale che deve guadagnare. Comporre per un film vuol dire castrare un brano, renderlo appetibile per una scena, un abito su misura. 

D’altronde, per essere mainstream, devi saper piacere a un pubblico, fatto di persone. È questo che ha caratterizzato Morricone: aver composto per il popolo e non per l’elitarismo classico, rivolto soltanto a un pubblico colto, e la sua grandezza ha portato i suoi maestri e i colleghi a riconsiderare il suo ruolo porgendogli le loro scuse. La paura di stare in bilico tra due categorie apparentemente opposte e di non essere riconosciuto come professionista, fu un tarlo che lo accompagnò tutta la vita. Anche il non aver ricevuto un oscar, nonostante le numerose nomination, fino a quello alla carriera del 2006 contribuì ad alimentare il suo senso di inadeguatezza.


Ennio Morricone in una scena di Ennio: The Maestro

Ha, infatti, composto oltre 500 colonne sonore per film, lavorando con diversi registi, da Pasolini a Bertolucci, da Brian De Palma a Tarantino, riuscendo ad adattarsi a stili differenti. Iconica la sua collaborazione con Sergio Leone, suo vecchio compagno di classe, con il quale scrisse la storia dello spaghetti western.

Egli non solo riuscì ad andare incontro al volere dei registi, ma riuscì anche a piegare i film su stesso. Le sue intuizioni e la sua continua voglia d’innovazione portò a riconsiderare il concetto di colonna sonora non più come musica di serie b. A lui va la genialità di fondere nozioni di musica classica agli effetti sonori, di andare oltre il concetto di melodia e concentrarsi sul suono. Ecco che la sua orchestra comprendeva strumenti ogni volta diversi, a prima vista incompatibili tra loro, ma incastrati sapientemente. Ogni film aveva il suo abito, una colonna musicale costruita su misura, come dice spesso nel documentario egli stesso: "ogni palazzo è fatto da mattoni, ovvero le note musicali, ma ogni palazzo è diverso dall’altro". La sua bravura era quella di ideare il palazzo nella mente, prima di averlo realizzato.

Molti sono i registi, colleghi, cantanti e musicisti che ricordano Ennio col sorriso tra le labbra nel documentario di Tornatore. La bellezza del lungometraggio, registrato nell’arco di 5 anni,  risiede nelle testimonianze sincere e la semplicità di come la sua storia viene raccontata. Morricone stesso narra i momenti salienti della sua carriera e i diversi interventi ci svelano la storia dell'uomo dietro il volto del noto compositore. La regia impeccabile del regista siciliano non fa pesare la lunga durata del film alternando alla narrazione i brani più significativi del maestro.

Forse la visione in sala non è paragonabile al concerto dal vivo, però poterlo rivedere, seppur sul grande schermo, raccontarsi apertamente, ha rievocato dolcissimi ricordi. Perché in fondo, come Salvatore in Nuovo Cinema Paradiso, mi piace pensare che a Ennio questo film sarebbe piaciuto.


Commenti