Wolfwalkers: un omaggio alla mitologia celtica e alla spiritualità

Di Elena Di Ruvo

Nello sterminato panorama cinematografico, la quantità di film etnici è vastissima: il fascino del mistero, del mito e della magia hanno sempre accompagnato la coscienza umana, entrando a far parte del patrimonio culturale di popoli di ogni generazione. C’è un che di esotico, per esempio, nelle leggende celtiche, su cui spesso molti registi hanno ricamato storie incredibili e memorabili. Eppure, non sempre i film che trattano questo argomento ricevono la dovuta attenzione. È il caso di Wolfwalkers – il popolo dei lupi: film d’animazione del 2021 realizzato dallo studio irlandese Cartoon Saloon, per la regia di Tomm Moore, e appartenente ad una trilogia dedicata al folklore irlandese, insieme a The Secret of Kells (2009) e I racconti del mare (2014). Il film è stato distribuito lo scorso 2020 su Apple TV+ ed è stato, tra l'altro, perfino candidato agli Oscar, senza tuttavia che riuscisse a vincere nulla.

Robyn incontra Mebh in forma di lupo

Wolfwalkers parla di una ragazzina inglese, Robyn, che vive insieme al padre in una piccola città irlandese del XVII secolo. Gli abitanti conoscono storie e leggende sui wolfwalkers – un popolo di creature selvagge capaci di trasformarsi in lupi durante il sonno –, pur non credendo effettivamente alla loro esistenza. A causa dei frequenti danni subiti dai pastori, cresce l’intenzione di eliminare i lupi che infestano la foresta accanto alla città. Un giorno Robyn conosce Mebh, una wolfwalker che la morde trasformandola in una di loro. Imparando quanto sia meraviglioso il mondo selvaggio di questo popolo notturno, Robyn decide di allearsi con loro per difendere la foresta da una città ormai decisa a raderla al suolo, e salvare la madre di Mebh, intrappolata nella forma di lupo e sotto il controllo del sindaco che vuole ucciderla.

Robyn si reincarna in lupo nel sonno

Di primo acchito, la trama non sembra offrire nulla di originale o innovativo; eppure, non possiamo fare a meno di lodare un prodotto che sa guadagnare diversi punti facendosi apprezzare sotto più aspetti, a cominciare da quello visivo. Il primo elemento che salta all’occhio è la tecnica di realizzazione: se volgiamo lo sguardo agli altri due lavori sopra citati, possiamo notare lo stile particolarissimo adottato da questo studio; nel caso di Wolfwalkers, sono state usate sia la tecnica 3D che quella 2D, ottenendo un risultato molto interessante. È curiosa la scelta di usare uno stile “grezzo” che mantiene gli schizzi preparatori sotto ai disegni finali; allo stesso modo, il ricorso alla computer grafica per effetti speciali come la visione dell’aura negli animali o le ambientazioni in generale, in parallelo agli sfondi dipinti a mano.

Mebh e Robyn

Visivamente, questo film è una gioia per gli occhi. Tutto richiama l’Irlanda delle saghe popolari: i toni brillanti della foresta, vivacizzata dalle notti luminose di luna piena, in contrasto col grigiore della città; le melodie suggestive che accompagnano le apparizioni dei lupi e la presentazione della selva; o ancora, l’uso minimale di una palette di colori ridotta al rosso, verde, giallo, arancio e varie tonalità di blu, che contribuisce a creare un’immagine onirica in cui lo spettatore viene accolto e coinvolto.

L’elemento visivo, per di più, va a braccetto con un altro motivo di lode al film: lo sfruttamento di una trama semplice e lineare allo scopo di ampliarla nel contesto di quei miti celtici che pescano direttamente dal grande sacco della tradizione dei licantropi. In effetti, quella di diventare persone di giorno e lupi nel sonno è una caratteristica tipica di esseri umani che, stando alle storie medioevali, comunicano con creature magiche come, appunto, i lupi. Alcune ricerche fanno risalire quest’usanza alle leggende gallesi, arrivando a personaggi noti come San Patrizio, abile nel tramutarsi in cervo. La fonte d’ispirazione per il nostro film è più probabilmente la Topographia Hibernica, che racconta di una coppia condannata a vivere in forma di animali ogni sette anni. Una versione alternativa vuole che i coniugi possano abbandonare il proprio corpo umano in stato dormiente trasformandosi in lupi.

I licantropi di Ossory

Il film trasuda mitologia e misticismo, e lo abbiamo visto. È anche vero che l’ambientazione – così come la storia in generale – ci permette di trarre alcune morali di fondo. Abbiamo accennato alla lotta tra lupi e uomini per la difesa della foresta: è chiaro che un primo messaggio riguardi proprio la salvaguardia della natura, oggi messa sempre più a repentaglio a causa dell’attività umana. L’elemento che spiega questo concetto è la presenza invasiva del rosso durante le scene della battaglia. Nel contesto della trama, questo è frutto del bruciare della foresta; in senso più esteso, potremmo interpretarlo come lo sfogo della rabbia animale nella rivolta contro l’uomo. Il rosso è notoriamente il colore che rappresenta il sentimento della passione, ma anche del furore e della violenza. Non ci si risparmia su scene decisamente tese, sia per la protagonista che per chi combatte insieme a lei; la coalizione dei lupi permette di tenere a bada il nemico umano fino alla risoluzione finale, che vede il cattivo (il sindaco) arrendersi all’impossibilità di sbarazzarsi delle bestie e precipitarsi nel vuoto.

La vittoria dei lupi conferma il prevalere della natura, in quel ciclo di morte e rinascita che caratterizza film di questo tipo: ne abbiamo chiara memoria dai tempi del Re Leone (1994), che già sfruttava il cliché della pioggia che bagna il campo di battaglia dopo la vittoria della parte buona. In Wolfwalkers il nemico, rappresentato dalla fazione umana rivoltosa, riesce finalmente a venire a patti con la presenza dei lupi, lasciandosi incantare dai loro ululati; si apre così uno spiraglio di convivenza tra umano e animale, un augurio di futura prosperità.

Scena della lotta finale

In conclusione, nonostante il film di per sé non possa affidarsi a una trama troppo solida dal punto di vista narrativo, il maggior punto di forza è saper sfruttare storie popolari, ambientazioni mistiche e personaggi magici per sottoporre la nostra attenzione alla problematica ecologica e al pericolo per la salvaguardia delle specie a rischio, argomento purtroppo ancora attuale.

Grazie a colori vivaci e musiche evocative, il mondo animale e spirituale vengono celebrati in tutta la loro bellezza, mettendo in scena protagonisti che incarnino il tema dell’empatia verso l’altro, lo sconosciuto. Mebh morde Robyn per sbaglio, ma è l’unico modo per far sì che la ragazzina entri a contatto col popolo dei lupi. Robyn riceve così una sorta di chiamata alla difesa e invocazione a chi, in una città così triste e ostile come la sua, possieda la giusta sensibilità per proteggere un mondo in cui si possa ritrovare se stessi. Un mondo dove ci si possa sentire iberi di esprimere il proprio lato nascosto e selvaggio in comunione con la natura, immagine della spiritualità di un luogo e un tempo senza fine. 


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