Di Alessandra Vita e Vincenzo Reina
Non è facile per dei giovani entrare nel mondo del teatro in Italia, tanto meno creare una propria compagnia. Gli spazi messi a disposizione sono sempre troppo pochi o troppo cari, niente e nessuno tende una mano a chi desidera far parte di questa realtà. Il teatro in sé negli anni si è autocategorizzato per un pubblico di nicchia ed è sempre più difficile accedervi, sia dall'entrata degli artisti ma anche dalla porta principale. I prezzi di molti spettacoli infatti sono spesso esorbitanti e non permettono a tutti di poterlo frequentare abitudinariamente.
In un contesto del genere, la compagnia Aftalina è un vero orgoglio per tutti i giovani teatranti di Torino. Un gruppo di ragazze e ragazzi pieni di voglia di fare, con la fortuna di avere a disposizione uno spazio in cui agire ma anche con la capacità di saperlo gestire. Questi nostri coetanei sono tra i pochi nuovi teatranti a essere riusciti a crearsi a Torino una propria realtà emergente, proponendo addirittura una loro stagione teatrale, ospitando anche spettacoli di altre compagnie e costruendo un clima di collaborazione fondamentale in quella giungla che è questo particolare mondo artistico.
Gli spettacoli della compagnia inoltre sono a offerta libera: ciò permette loro di fare vero attivismo teatrale, avvicinando nuove persone a storie e testi che magari non avrebbero avuto modo di conoscere, e a un nuovo modo di comunicare.
Il 20 febbraio siamo andati, un po' per caso e un po' per curiosità, a vedere uno spettacolo del loro cartellone: Antigone. Mettere in scena una tragedia Greca non è mai facile: spesso si rischia di cadere nella macchietta, sono testi complicati che bisogna saper adattare. La storia di Antigone, poi, la conosciamo tutti: una ragazza va contro le decisioni di suo zio e decide di seppellire il fratello morto. Come si può far risultare nuovo qualcosa di così conosciuto?
La compagnia ha deciso di usare, con qualche piccola modifica, un adattamento di Jean Anouilh. Mai scelta fu più azzeccata: la scrittura del drammaturgo infatti riesce a modernizzare l'opera e a renderla più comprensibile agli occhi e alle orecchie dei neofiti.
La messa in scena del testo è risultata davvero efficace. Le interpretazioni di Antigone (Erica Argiolu) e Creonte (Lorenzo Pancaldi) sono da brividi: i due attori quando entrano in scena, senza neanche una parola, ci fanno capire subito da dove vengono. Loro per quell'ora e mezza sono davvero quei personaggi e regalano al pubblico tutta l'intensità delle loro passioni. Per la prima volta abbiamo visto in scena un Creonte comprensibile, con cui si può empatizzare, un uomo più fragile di quanto non sembri. Il re di Tebe non è solo un tiranno, ma è anche un uomo con le sue luci e ombre, caratteristica che Lorenzo porta in scena egregiamente. Antigone invece è davvero, con le sue dita sporche di sangue e terra e i lividi sulle braccia, la regina del palco. Eterea, una donna terrena che però sembra sempre mossa da un qualcosa di divino. Lei è in tutto e per tutto l'anti-Creonte.
Foto di Fabrizio Lombardi |
La regia di Matteo Chenna punta su movimenti semplici ma di impatto: abbracciarsi, strapparsi via una collana, cadere a terra, vacillare, tutto è lì lì per frantumarsi, i personaggi stessi sembrano non vedere l'ora di sgretolarsi, così come i pezzi di scacchi fatti crollare dalla narratrice della storia, Ismene, spesso posizionata all'interno di una gabbia di plexiglass che divide l'aldilà dal mondo dei vivi.
Foto di Fabrizio Lombardi |
La scenografia, curata da Isabella Giannone, costituita per l'appunto da una gabbia di plexiglass e qualche colonna che ricorda la Grecia antica, è essenziale ma perfetta per il modo in cui la storia è stata messa in scena dal regista. Tutto unisce classico e moderno, anche lo stile dei costumi, un po' tuniche e un po' giacche, realizzati da Alessia Valente e Irene Leone.
Foto di Fabrizio Lombardi |
Menzione particolare va alle luci, gestite da Riccardo Rota e Matteo Chenna. Coordinate alla scena, mutano a seconda del personaggio, del suo stato d'animo e dell'ora del giorno. Molto tempestive in ogni cambio e ben direzionate.
Scelta delle musiche forse un po' troppo audace, riempivano bene la storia, ma tra loro erano poco coerenti. Con l'evolversi della tragedia, infatti, hanno assunto un approccio quasi cinematografico, da un'introduzione a carattere epico si è passati a ballate contemporanee. Scelta bizzarra, inoltre, quella di far fingere al coro un'esecuzione di violino durante un momento saliente, un po' rubando la scena agli attori. Nonostante ciò, gli attacchi erano puntuali e soprattutto non sovrastavano le voci in scena, complice la buona microfonazione.
Foto di Fabrizio Lombardi |
Lo spettacolo andrà ancora in scena il 25 febbraio e il 26 febbraio alle ore 21:00, presso la sala teatrale della parrocchia "Gesù buon pastore" in via Matilde Serao 36/2. Vi invitiamo dunque ad andare a vedere questa "Antigone" e a seguire la stagione teatrale di Aftalina. Sul loro sito (www.aftalina.it) troverete inoltre molte altre informazioni sulle loro attività.
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