Di Sara Lodi
Quanti di voi pensano che l’educazione alla sessualità debba essere rivista e aggiornata? Mi riferisco soprattutto a quelle improvvisate nelle classi superiori in cui educatori ed educatrici ricordano ai ragazzi quanto sia importante fare sesso protetto e intavolano al volo una conversazione sul sexting, in cui la narrazione si conclude sempre allo stesso modo: la raccomandazione, rivolta quasi esclusivamente alle ragazze, di non inviare materiale intimo al proprio partner, perché potrebbe essere condiviso senza il loro consenso. A pagarne il prezzo più alto sono le vittime, perché viviamo in una società in cui la responsabilità del reato si imputa a chi lo subisce e non a chi lo commette.
Del fenomeno del victim blaming parlò per la prima volta lo psicologo statunitense William Ryan nel suo libro Blaming the victim, pubblicato nel 1971. In casi di violenza, è molto più semplice ammonire la vittima e invitarla a non ripetere più il comportamento lesivo. Il nostro cervello ama semplificare le cose e ci ringrazia quando lo utilizziamo il minimo indispensabile per risolvere un problema. Peccato che non si risolva e rimanga lì a marcire. Per non parlare poi della questione legata alla moralità: la lezione tradizionale insegna a fare sesso solo con il/la propria partner, altrimenti ci si crea una cattiva reputazione. Le ragazze vengono etichettate “troie” e “facili”, mentre i ragazzi… no, per loro vale il contrario: il livello del loro fascino si misura sul numero di esperienze che hanno avuto e da questa triste constatazione è evidente che sussista un problema sistemico, per cui i maschi godono del privilegio di poter avere rapporti senza subire ripercussioni a livello sociale. Quanto sarebbe bello se invece si potesse esperire la propria sessualità in modo libero e aperto? Se gli adolescenti disponessero dei giusti mezzi per esplorare consapevolmente i propri gusti in funzione della costruzione della propria identità?
Edoné - La sindrome di Eva è un film creato per cambiare la narrazione dell’educazione sessuale tradizionale. Realizzato dal collettivo Making of love, Edoné parla da vicino agli adolescenti, autenticamente e senza pregiudizi. I protagonisti sono cinque adolescenti - Diana, Rachele, Tommi, Alex e Samu - che si incontrano casualmente ad un festa e a causa dell’arrivo improvviso della polizia scappano e si rifugiano in un casolare nel bosco. All’interno vi trovano foto di persone nude, sex toys, libri con illustrazioni porno e vecchie cassette contenenti le testimonianze di due scienziati che hanno condotto studi sul sesso in quella casa. L’iniziale diffidenza lascia piano piano spazio alla curiosità e in quell’atmosfera limbica, a metà tra l’erotico e la tenerezza, i ragazzi si scoprono.
Tommi pratica sexting: scambia foto e video intimi con altre persone. Per instaurare rapporti di questo tipo è necessario il consenso delle parti coinvolte. Si può praticare sexting con sconosciuti su apposite piattaforme online, oppure con il/la propria partner. Tommi, per precauzione, non si inquadra mai il volto.
Suo contraltare è Alex, che invia foto del proprio pene alle ragazze con cui vuole provarci. Totalmente inconsapevole degli effetti negativi che le sue azioni hanno su di loro, crede che questo sia l’unico modo efficace per dimostrare la sua virilità. Non considera che così facendo comprime la libertà di scelta dell’altra persona e ne viola con prepotenza la sfera privata. Anche questa è violenza. Tali comportamenti sono l’anticamera di azioni peggiori, perché perpetuano la logica del “no che nasconde un sì”: infatti dinanzi alla richiesta di interrompere la condivisione di foto intime da parte della ragazza con cui sta chattando, Alex non si ferma e alla fine viene bloccato. Questa è la stessa logica che sta alla base degli stupri, la massima espressione dell’affermazione di sé a scapito dell’altro. Nel corso del film il suo personaggio si riprenderà ascoltando i consigli di Diana, che lo aiuterà a prendere consapevolezza del peso dei suoi scherzi beceri.
Diana ha una relazione poliamorosa con Samu, e insieme sono fondamentali per lo sviluppo della trama, perché sono i più aperti alla sperimentazione del piacere e spingono anche gli altri membri del gruppo ad esplorarsi e a porsi in discussione, come nel caso di Rachele.
Rachele è soprannominata da tutti “la ciuccia cazzi”. Il suo sogno è quello di essere ripresa da una telecamera quando è sola. Come spiega nel film, ha costruito la sua immagine su due aspetti opposti: «da un lato se mi tocchi ti ammazzo e dall’altro stai tranquillo, te la darò sempre». La Rachele che ha deciso di mostrare alle altre persone indossa un abito sul quale è cucita un’etichetta con su scritto “troia”, che, anche se dolorosa, riesce ad identificarla all’interno di un contesto sociale, a trovarle un posto. Indossare una maschera le ha permesso di nascondere i dubbi in merito alla sua sessualità fino al momento in cui non ha baciato Diana. Lì si perde e da lì cercherà di ricostruirsi in maniera autentica.
Edoné racchiude già nel titolo un problema: il piacere considerato come sindrome, come malattia e allo stesso tempo pratica sporca perché fisica, della quale non si parla apertamente in quanto relegata alla sfera privata della coppia. Il sesso è ancora per molti un tabù: l’argomento non si affronta in famiglia, se non in termini strettamente paternalistici e pragmatici (della serie: non fare il salto della quaglia che è rischioso), e nemmeno a scuola.
Questa mancanza di informazioni spinge gli adolescenti a cercare risposte nei porno, rischiando di crearsi idee confuse di come sia effettivamente il sesso. Samu ad un certo punto del film dice che il sesso è un atto di straordinaria bellezza e importanza: dal sesso siamo nati e attraverso di esso doniamo piacere all’altro. Per questi motivi non va banalizzato o demonizzato.
C’è però un ultimo nodo da sciogliere: chi è Eva? Eva è la voce narrante che si tiene ai margini della storia e racconta ciò che vede; è tutti coloro che temono di esplorare il piacere perché non hanno mai avuto l’opportunità di confrontarsi; se ci pensiamo, siamo stati tutti Eva, impauriti all’idea di amare e scoprire che cosa significa. Secondo il mio punto di vista, amare, in tutte le sue accezioni, è la manifestazione più libera e consapevole della propria volontà e del desiderio di condivisone. «Non ci sono limiti sbagliati e non ci sono richieste sbagliate, ma non esiste piacere senza consenso».
Come riportano le avvertenze al film, si consiglia la visione ad un pubblico minorenne.
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