Di Alessandra Vita
È finalmente giunta la settimana di Sanremo, tanto agognata sia da chi non vede l'ora di criticarlo senza pietà sia da chi invece lo aspetta con sincero entusiasmo. Ma come è nato il "Festival della Canzone italiana"? In questo articolo ripercorreremo la storia della nascita dell'evento spettacolare più atteso dell'anno.
Innanzitutto bisogna fare una premessa: la canzone italiana non esiste. O meglio non esisteva nel 1951, quando la Rai presentò il festival, promuovendolo come un evento volto a far tornare la suddetta canzone italiana al suo antico splendore. Questi gloriosi tempi d'oro però non hanno mai avuto luogo. Col termine "canzone italiana" si impone l'idea che una canzone possa effettivamente contenere al suo interno uno spirito nazionale e possa essere lo specchio di una società. Peccato che l'Italia a livello culturale e sociale sia sempre stata profondamente divisa di regione in regione.
L'illusione dell'identità nazionale di una canzone venne inventata in base all'idealizzazione di un modello passato: si guardava indietro e si diceva "una volta la musica era migliore, era più pura", nel tipico modus operandi tutto italiano della scia del "si stava meglio quando si stava peggio".
L'antico splendore della bella musica italiana di una volta altro non è che un'idea di reminiscenza fascista. La Rai infatti concepì il festival con lo scopo di controllare la produzione e la richiesta della nuova musica, imponendo uno standard e purificandola dai ritmi stranieri. Si può dire dunque che la canzone italiana l'abbia proprio inventata Sanremo.
Il Festival di Sanremo nacque quindi nel 1951. Quella città ligure venne scelta perché andava molto di moda come luogo di villeggiatura e, per aumentare le visite nella stagione invernale, il direttore del Casinò e il conduttore radiofonico Angelo Nizza idearono un festival musicale. La prima edizione del festival ebbe luogo per l'appunto nel Casinò. I cantanti in gara presentavano brani prodotti da case editoriali italiane. Durante l'edizione del '51 solo tre interpreti, Nilla Pizzi, il Duo Fasano e Achille Togliani, prestarono le loro voci per le 20 canzoni in gara. Dall'edizione del '53 invece una stessa canzone veniva proposta da diversi interpreti con una diversa orchestra: una di tipo classico e una più moderna. La quinta edizione fu la prima trasmessa in diretta radiotelevisiva su livello nazionale.
Ma la vera novità arrivò nel 1958 con Domenico Modugno. Egli può essere definibile forse come il primo vero cantautore italiano, nonostante il termine sia stato coniato dopo. Con lui si iniziò a distinguere tra una musica nuova e una vecchia, una giovane e una adulta.
Modugno debuttò già a metà anni '50 facendo canzoni in dialetto pugliese. Egli si accompagnava con la chitarra, il che era una novità per l'epoca, così come erano nuovi i temi dei suoi brani: le sue canzoni infatti raccontavano delle storie. Modugno era autore di ciò che cantava e poiché era anche un attore, la sua voce era impostata da attore e non da cantante lirico. Viveva ciò che raccontava.
Nel blu dipinto di blu costituì la prima volta che un autore cantava una sua canzone sul palco di Sanremo. Il brano era diverso, fresco, non era melodrammatico. Modugno non usò la chitarra ma fece comunque un'interpretazione trasgressiva: spalancò le braccia sul modello dei cantanti jazz americani.
Egli rivoluzionò l'idea del Festival portando quella che per me è stata la prima vera canzone italiana.
Dopo Modugno Sanremo non fu più lo stesso: al pubblico iniziarono a interessare voci non precise e temi nuovi.
Bibliografia
- J.Tomatis, Storia culturale della canzone italiana, 2019, Il Saggiatore.
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