Tra Bibbia e cinema: "The last supper" di Stacy Title

Di Fhe Pacifico



Oggi 21 febbraio si celebra l’anniversario della nascita di Stacy Title, regista, sceneggiatrice e produttrice statunitense che è venuta a mancare l’anno scorso. Per la ricorrenza della sua nascita vorrei parlare del suo primo film: Una cena quasi perfetta. Il film narra di un gruppo di 5 studenti liberali (Pete, Luke, Jude, Paulie e Marc) dell’Iowa. Dopo essersi difesi da un tentato omicidio da parte del nazifascista Zachary Cody (Bill Paxton), il gruppo decide di trasformare le loro cene dei Sabato Sera da discussioni con persone con una mentalità diversa al palco dei loro omicidi. Il film può sembrare ad un primo sguardo, per tal motivo, il luogo perfetto per mettere in scena la diatriba tra progressisti e conservatori. Per tal motivo la maggior parte delle recensioni s’incentrano su tale tematica. Personalmente credo che siano più interessanti altri temi: l’insignificanza della vita e i riferimenti biblici. Due tematiche che molte volte s’intrecciano, diventando una la colonna portante dell’altra.

TRA VITA E BIBBIA: DEGLI DEI ASSASSINI



L’unione tra l’insignificanza della vita e la Bibbia è visibile già dall’argomento centrale del film: gli omicidi. Dopo la morte di Zacharay, i ragazzi iniziano ad assaporare l’idea di uccidere chi ha dei pensieri diversi dai loro. Diventano degli dei capaci di decidere chi deve e non deve vivere semplicemente servendo loro del vino avvelenato. L’insignificanza della vita delle vittime e il potere omicida dei ragazzi-divinità è molto ben rappresentato dalla scelta di non farci conoscere i nomi e le ragioni per cui alcune persone vengono uccise. Non importa più se la nuova vittima è un razzista, un pedofilo o un omofobo, l’importante è uccidere chi non la pensa come loro e vive in maniera diversa. Interessante è anche la scelta di far vedere Marc dipingere La Creazione di Adamo di Michelangelo sopra il tavolo da pranzo. Stacy Title inserisce diversi riferimenti biblici e ogni volta nel film hanno un significato invertito. Se l’affresco originale rappresenta Dio mente dona la vita ad Adamo, nel caso del quadro di Marc il senso è opposto. I cinque ragazzi hanno il potere di togliere l’energia vitale alla creazione di Dio. Sono degli dei che tolgono ad Adamo quello che Dio gli ha dato.

TRA VITA E BIBBIA: THE LAST SUPPER



Questi due temi sono visibili sin dal titolo originale The last supper. Le traduzioni possibili sono due: “l’ultimo pasto” e “l’ultima cena”. Iniziando dalla prima traduzione possiamo vedere come questa rappresenti il significato in parte di tutto il film: l’invito a cena è una condanna a morte. Gli invitati sono dei condannati a morte che stanno assaporando il loro ultimo pasto prima che, inconsapevoli, venga decretata la loro fine. 
Riguardo alla seconda traduzione il discorso diventa più ampio. Dal titolo e dal poster del film possiamo vedere un riferimento diretto all’ultima cena di Gesù e al quadro di Da Vinci. Però qui, proprio come nel caso del quadro di Michelangelo, il significato è invertito. Gesù durante la sua ultima cena era consapevole che sarebbe morto per il tradimento di uno solo dei suoi apostoli. Nel film gli invitati, inconsapevoli della loro morte, vengono traditi da tutti i ragazzi-apostoli. Da questo punto di vista quindi tutti i ragazzi rappresentano Giuda. Un Giuda felice, di volta in volta, di tradire Gesù e toglierli la vita. Una vita per loro insignificante tant’è che cena dopo cena la tavola diventa sempre più vuota, sempre più simile a un banco di accusa di un tribunale. La vita non ha senso e l’unica cosa importante è riprovare la sensazione di tradire Gesù, arrivando anche a far ritornare sui suoi passi uno dei loro commensali che sembrava sul punto di cambiare le sue idee.

LA BIBBIA E LA CREAZIONE DEI PERSONAGGI



La Bibbia ha un ruolo importante anche nella creazione dei personaggi: sia i loro nomi che le loro azioni ricordano personaggi biblici. Credo quindi che una analisi dei singoli personaggi possa risultare interessante.

Vorrei iniziare con il personaggio di Cameron Diaz: Jude. Il nome fa diretto riferimento a Giuda Iscariota, l’apostolo traditore di Gesù. Il primo elemento che unisce questi due personaggi, oltre al nome, deriva da uno dei tanti significati di “Iscariota”, che s’incarna nelle azioni della stessa Jude. Il termine “Iscariota” non sembra avere una traduzione precisa ed unica, ma diverse, tra queste “colui che serve” e “colui che sa”. Il personaggio di Cameron Diaz serve letteralmente il veleno ai suoi ospiti, portandoli alla morte. Ma ancora più portante e fondamentale nel suo personaggio è la consapevolezza, il “colui che sa”. Jude è “colei che sa” e il sapere la distrugge. È lei che si occupa di seppellire i cadaveri ma convivere con questo segreto la distrugge, la uccide internamente e la costringe a circondare le tombe con dei fiori per rendere il tutto meno macabro e orribile.

Ma la similitudine è presente anche nel pentimento. Delle storie del pentimento di Giuda esistono due
versioni abbastanza diverse tra di loro ma entrambe presenti nel personaggio di Jude. Nella versione del
Vangelo secondo Matteo, Giuda si pente subito dopo aver scoperto della condanna di Gesù. Nel Vangelo Giuda dice di aver peccato perché ha tradito sangue innocente ed è la stessa ragione che porta Jude a comprendere che la situazione è quasi insostenibile. A cena viene invitata una diciassettenne cristiana che non voleva far sesso. Se per Luke questa è la ragione giusta per ucciderla, Jude inizia a pentirsi di quello che è successo. Come per Giuda, anche per Jude il sangue innocente è un elemento fondamentale per il proprio cambiamento. L’altra versione del pentimento di Giuda è tratto dagli Atti degli apostoli. Stacy Title decide di aggiungere questo pezzo del puzzle al personaggio di Cameron Diaz. Negli Atti si narra che «Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè “Campo di Sangue”» (1,18-19 Atti degli apostoli). Anche la Jude di Una cena quasi perfetta è legata ad un Akeldamà, è lei che si occupa del “Campo di sangue” nel quale sotteranno i cadaveri ed è anche qui che lei sviscera la sua sofferenza e il suo pentimento piantando i fiori.

Il secondo personaggio è Pete, interpretato da Ron Eldard. Proprio come il nome di Jude, anche quello di Pete deriva da uno dei dodici apostoli: Pietro. Il rapporto tra Pete e Pietro è riassumibile nel “essere il
primo”. Pietro è il primo apostolo, il primo a conoscere e seguire le parole di Gesù, rimanendo tutta la notte sulla barca sperando in una pesca miracolosa promessa da Cristo se solo avesse aspettato. Quindi è il primo a entrare in contatto con Gesù e lo stesso avviene a Pete. Infatti, se i nostri giovani ragazzi rappresentano gli apostoli, ogni commensale è in parte la rappresentazione di Gesù. Seguendo questo ragionamento possiamo notare infatti come Pete è il primo ad entrare in contatto con il primo Gesù del film: Zachary Cody, la prima vittima. Ed è anche il primo a minacciare Zachary dando così inizio alla “pesca miracolosa” di vittime per la loro fame di sangue.

Paulie è interpretata da Annabeth Gilsh ed è il terzo personaggio che voglio analizzare. Lei è il terzo e ultimo apostolo che Stacy Title usa per creare i suoi protagonisti. Ispirata a Paolo di Tarso precedentemente conosciuto come Saulo, Paulie ha un totale e drastico cambiamento proprio come il santo. La conversione di San Paolo avviene mentre si stava recando a Damasco per la repressione dei cristiani. Durante il tragitto viene avvolto da una luce e sente la voce d Gesù che gli chiede perché lo stesse perseguitando. Rimase cieco per giorni e dopo la sua guarigione per mano del capo di una comunità cristiana inizia il suo percorso da seguace di Gesù. Il percorso di Paulie è abbastanza simile. Lei è l’ultima dei cinque amici a decidere di perseguire l’idea degli omicidi e la sua accettazione avviene solo durante il primo omicidio. All’inizio era abbastanza insicura della scelta e cerca di posticipare il momento fatidico il più possibile. Ma, non appena il primo bicchiere di vino avvelenato viene versato e la loro prima vittima collassa allora la sua conversione ha inizio. Proprio come San Paolo, anche per Paulie il contatto con Gesù, in questo caso il commensale, porta ad un drastico cambiamento. Se inizialmente Paulie era una ragazza timida e chiusa, il primo omicidio
intenzionale la fa diventare più sicura di se e aperta. La maggior parte delle scene in cui è sola o con il
fidanzato la vedono masturbarsi o durante il sesso. Ma questo cambio repentino avviene anche nel momento in cui arriva lo sceriffo alla casa mostrando a lei e il fidanzato le foto di alcuni criminali tra cui la loro prima vittima, Zachary. Se Marc è spaventato, s’impappina e non sa cosa rispondere, Paulie è a suo agio, sa come parlare con la poliziotta senza farle capire nulla e glissa sull’argomento, parlando di come anche suo nonno fosse stato uno sceriffo. Paulie dopo gli omicidi è un’altra persona e proprio come San Paolo è a suo agio in questa nuova pelle.

Il quarto personaggio è Marc di Jonathan Pennet. Diversamente dai precedenti Marc non è ispirato ad un apostolo, bensì ad un evangelista: Marco. Il Vangelo di Marco è considerato dagli studiosi il primo dei quattro Vangeli, questa caratteristica è in parte ripresa dal personaggio di Marc: il primo ad uccidere il primo commensale. Più significanti sono altre due caratteristiche: la narrazione del Vangelo e il leone. Rispetto agli altri Vangeli, quello di Marco è l’unico che non s’impegna a trascrivere la biografia di Gesù, incentrandosi principalmente sui suoi miracoli, specialmente degli avvenimenti della sua ultima settimana di vita. Per rappresentare ciò Marc viene reso un pittore e di lui ci vengono mostrati quattro quadri, uno precedente agli omicidi e tre durante. Il primo è un quado astratto: un cerchio bianco e verde su uno sfondo rosso. Gli altri presentano delle persone e sono più significativi. Proprio come Marco, anche il nostro personaggio decide di narrare solo gli elementi più importanti della storia. Se Marco narra i miracoli di Gesù, Marc i punti cruciali della storia: l’inizio, l’apice e la conclusione. Il primo quadro che dipinge subito dopo il primo omicidio intenzionale rappresenta un gruppo di cinque persone che si sta avvicinando ad una quinta ed un cadavere. Il secondo è l’apice della storia, quando ormai si sentono degli dei ed è La Creazione di Adamo di Michelangelo. Il terzo è particolare in quanto rappresenta la morte di tutti e cinque i ragazzi per mano del loro ultimo commensale che non sono statə capaci di uccidere, Norman Arbuthnot (Ron Perlman). Sia Marc che Marco potrebbero essere visti come i narratori delle vicende che hanno vissuto. Altro elemento in comune è rappresentato dal simbolo di Marco. Ogni evangelista ha un simbolo iconico che lo sostituisce nelle pitture e nelle scritture. Nel caso di Marco è il leone, rappresentante della resurrezione. Ma il film, come nei casi precedentemente elencanti, prende le caratteristiche della Bibbia e li ribalta. Marco è tutt’altro che un simbolo della resurrezione, è portatore di morte insieme ad i suoi amici ed è per giunta il primo omicida.

L’ultimo dei cinque personaggi è Luke (Courtney B. Vance) basato sull’evangelista Luca. Entrambi sono interessati a trattare i temi sull’etica sociale e i gruppi oppressi. L’unica differenza è che se Luca tratta questi temi nei Vangeli, Luke cerca di salvare il mondo purificandolo da omofobi e razzisti. E da questi temi centrali nelle loro opere si creano due differenze: se nel suo Vangelo Luca sottolinea i lati positivi di Gesù, l’operato di Luke è quello di continuare a sottolineare la negatività dei suoi commensali, provando anche ad uccidere innocenti che non facevano male a nessuno. Luke tenta continuamente di spingere verso gli omicidi e la morte per il solo gusto.

CONCLUSIONE



Stacy Title sceglie di mettere in scena una diatriba politica che a distanza di ventisette anni è ancora molto attuale poiché mette in scena la frustrazione dei progressisti verso i conservatori mostrando come anche i desideri più nobili come l’uguaglianza sociale possano essere corrotti nel momento in cui si ha in mano il potere di vita o di morte di chi si ha davanti. Ciò che viene messo in scena rappresenta perfettamente il pericolo del potere che rischia di corrompere anche le più nobili cause lasciando, però, nelle mani dello spettatore un dilemma non da poco: se è vero che ciò che han fatto ai loro invitati è sbagliato è anche vero che Zachary, la prima vittima, si scoprirà essere un pedofilo in fuga dalla legge. È quindi interessante riflettere come l’omicidio di un criminale del suo calibro ci risulti “meno grave e più giusta” rispetto a tutti gli altri, colpevoli unicamente del pensarla diversamente dal resto dei commensali. Per tal motivo è interessante la scelta di Stacy Title di usare riferimenti biblici nel film. Questo dubbio conclusivo si ricollega alla morte di Gesù: c’è bisogno della sua morte e della sua successiva resurrezione per salvare il mondo. E il pensiero dei nostri protagonisti è lo stesso: una vita in meno può portare solo giovamento al mondo.

Commenti