Di Nicole Mazzucato
Quest’anno cade il centenario della morte del grande autore francese Marcel Proust. Per i neofiti, Proust è l’autore di Alla ricerca del tempo perduto (1913-27), un’opera “cattedrale”, come la definiscono i critici. Non a caso, la volgarmente detta Recherche è il romanzo più lungo di tutti i tempi.
Prima di parlare brevemente dell’opera, ci si deve soffermare sulla figura di Marcel Proust. L’autore e critico letterario vive in un periodo compreso tra la Comune di Parigi (1871) e la Prima Guerra Mondiale (1922), un intervallo temporale turbolento per la Francia e per l’Europa. Il crocevia temporale interseca la decadenza dell’aristocrazia francese e dei valori “tradizionali”. Proust, infatti, è un grande provocatore: la sua prosa sottolinea l’acuta osservazione di questi fenomeni, secondo un occhio critico che non risparmia nemmeno se stesso.
Da queste premesse, l’autore risulta essere forte e sarcastico nel carattere, ma curiosamente debole nella salute. Proust era affetto da asma, e la salute cagionevole lo condannava a lunghi periodi passati nel letto di casa. Gran parte della sua opera, dunque, è stata frutto di sforzi e dedizione continua che ha peggiorato anche la sua condizione personale. |
L’assidua frequentazione in giovinezza dei salotti più rinomati della cultura francese e il contatto con i più grandi intellettuali dell’epoca come Reynaldo Hahn, musicista e suo caro amico, si rispecchia nella sua scrittura. Una seconda conseguenza è la variopinta scena che ne risulta, ovvero l’enormità delle esperienze, delle conversazioni e delle letture mondane che confluiscono, quindi, nella Recherche.
Di conseguenza, la Recherche è un’opera che rispecchia il carattere aristocratico, mondano e storico dell’epoca, filtrato dal protagonista Marcel. Qui, molti critici sono caduti in inganno: la componente autobiografica è evidente nell’opera, ma il Marcel protagonista non corrisponde all’autore Marcel Proust.
Proust, nella preliminare stesura dell’opera, redige Contro Saint-Beuve un saggio in cui si sottolinea la lontananza tra il personaggio inventato e l’autore che scrive, insomma contro il biografismo.
La trama del romanzo è abbastanza lineare: l’intera opera racchiude la vita di Marcel dalla sua infanzia a Combray, una località nella regione del Centro-Valle della Loira in Francia, fino alla maturità. Il colpo di scena finale ritrae Marcel che scrive il romanzo che i lettori stanno leggendo, raccontando tutte le sue peripezie. Una trama così semplice racchiude in verità una grande complessità, sottolineata dalla rete di personaggi che intrecciano la vita di Marcel, le ambientazioni e il sapere enciclopedico proustiano.
Per quanto riguarda la struttura della Recherche, è utile spendere un paio di parole. L’opera è stata definita “cattedrale” proprio per l’insieme di temi e di motivi che si sviluppano dalla trama principale, i cosiddetti leit-motiv. Il lettore, anche quello più ingenuo, deve prestare attenzione: i personaggi introdotti in uno dei 7 volumi del romanzo ritorneranno in modo inevitabile, come le parole dette, i gesti enfatici, gli amori turbolenti. André Gide, un detrattore poi critico dell’opera proustiana, definisce questo meccanismo a scatole cinesi, mise en abyme. La Recherche quindi nella sua monumentalità può essere definita come l’enciclopedia dell’essere umano, un manuale di istruzione delle relazioni sociali, nelle perversioni più profonde ai sentimenti più elevati. Non a caso, l’ultimo volume, Il tempo ritrovato, è un vero trattato di estetica che racchiude tutte queste istanze.
Manoscritto delle prime pagine di Dalla parte di Swann |
Se il lettore è ancora incerto sulla lettura dell’opera, non deve scoraggiarsi: i volumi possono essere letti nella loro interezza, ma sviscerati anche singolarmente. Divorare la Recherche nella sua totalità è un’impresa impossibile: anche Tom Cruise si troverebbe in difficoltà. Ogni volume è un romanzo autonomo che può essere letto, interpretato e utilizzato.
Quello che fa della Recherche un capolavoro è proprio la sua tangibilità quotidiana: sembrerebbe impossibile che un’opera di fine Ottocento\inizio Novecento sia valida nelle sue contraddizioni anche nel presente. Proust invece ha scritto dell’uomo e sull’uomo, rivoltando le sue interiora nella pagina scritta.
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