Leggenda narra che, un giorno, una giornalista disse al Gran Maestro, colui che è a capo di tutti i Goliardi della città di Bologna, che i Goliardi sono dei punkabbestia con i mantelli, che si sfasciano con l'alcol e distruggono tutto a spese dell'Università e i propri genitori. La risposta che Egli diede fu:
«Non rispondo seriamente a questo tipo di affermazioni, quindi mi sento di confermare tutto».
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Foto di Fulvio Bugani |
La Goliardia studentesca è un fenomeno che incuriosisce parecchi turisti, e suscita non poche perplessità verso i residenti nelle città universitarie: si tratta dell'associazione studentesca più antica al mondo, il cui folklore legato alla “vita libera” degli studenti universitari viene tramandato dagli studenti anziani (i venerabili fuoricorso) agli studenti più giovani (le fetentissime matricole) ormai da generazioni.
La Goliardia è presente nella maggior parte delle città universitarie: alcuni esempi in Italia sono quelle di Bologna, Padova, Torino, Roma, Firenze, Genova, Prato, Parma, Perugia, Ferrara, Bari, e non solo. Diverse sono anche le declinazione europee: la Tuna ispanofona, i Feluchards francesi, la Penne e la Calotte belghe. Tutti coloro che risiedono o domiciliano in una di queste città hanno certamente avvistato almeno una volta i Goliardi. Se poi, per caso, siete bolognesi, vivete in una stalla e non vi siete mai accorti dei manti, i gonfaloni e le feluche in piazza, sarà comunque possibile, per voi, ammirare le insegne dei Goliardi grazie al progetto Gaudeamus, in parte reperibile sul blog del fotografo Fulvio Bugani, o visitando il Museo Europeo degli Studenti (MEUS) istituito dall'Università di Bologna all'interno di Palazzo Poggi. Non avete scuse, adesso: li avete visti, e avete un'idea di chi sono i Goliardi. Ma siete sicuri di sapere cosa sia davvero la Goliardia?
La Tuna spagnola. Foto di Fulvio Bugani |
Parte del gioco goliardico è l'impegno riservato verso la città dove studiano: vuol dire che i Goliardi non interagiscono unicamente con gli studenti universitari, ma con tutta la cittadinanza in generale. Numerose, infatti, sono le iniziative, tra scherzi e feste a cura dei Goliardi, per farsi conoscere e riconoscere dalla città. Una delle maggiori interazioni coi cittadini non-studenti (i commercianti, i lavoratori e i turisti) è la questua.
Le attività della Goliardia, infatti, sono interamente autofinanziate: per tradizione, i Goliardi non possono toccare il denaro, perciò chiedono ai turisti di lusingarli con un'offerta in cambio di aneddoti turistici, ai commercianti in cambio di manifesti chiamati "Bolle". Un'altra strategia di questua è quella di scegliere di cantare in pubblico: su questa pratica si basa, ad esempio, l'intera tradizione della Tuna ispanofona. Dettaglio non da poco è, inoltre, la consegna della "vile pecunia" che avviene direttamente dentro il loro berretto (chiamato Feluca, o Pileo), proprio simboleggiano l'uso che ne verrà fatto: il Goliarda infatti non tocca il denaro questuato, non può cioè usarlo per i propri scopi, ma solo per finanziare le attività dell'associazione di cui fa parte. È in queste occasioni, dunque, che i Goliardi si fronteggiano con tutti i dubbi e le perplessità che i cittadini riservano nei loro confronti.
«Spesso veniamo scambiati per gli Scout», confessa, ad esempio, Sessione, che fa parte della Goliardia di Ferrara da relativamente poco (da ottobre di quest'anno), ma che a quanto pare ne ha già viste parecchie. «Vi racconto questo aneddoto successo durante una questua a Cento (NdR: in provincia di Ferrara). Entriamo in un negozio di vestiti per bambini con tanto di clienti. Parlo io: Buongiorno! Ci riconosce? La commessa risponde, spaesatissima: no... siete gli Scout? Io le dico: no, ritenti, signora, vediamo se indovina. Allora lei: siete gli Alpini? Ed io: No, signora! Le do un indizio: ci sbronziamo più degli Scout ma meno degli Alpini. Siamo i Goliardi!»
C'è da dire che, ovviamente, ogni luogo comune, per quanto alla lontana, nasconde un fondo di verità. Infatti, sebbene Scout e Goliardi siano due gruppi diversi, con regole diverse e obiettivi diversi, hanno comunque qualcosa in comune: il rito di passaggio e la gerarchia interna. Sia gli Scout, sia i Goliardi, infatti, appartengono a gruppi sociali di stampo iniziatico: lo studente che intende entrare in Goliardia, come il ragazzo che vuole entrare negli Scout, viene condotto a prendere parte a prove estenuanti per “testare” la sua tempra e la volontà effettiva di far parte del gruppo. Nel caso della Goliardia, se lo studente riesce a giungere alla fine del rito d'iniziazione, chiamato “Processo”, gli viene dato un nuovo nome che possa identificarlo come membro effettivo della Goliardia. Il nome che viene scelto è molto personale, e viene scelto dagli studenti più anziani in base all'attitudine che la Matricola ha dimostrato nel superare il Processo.
«Indipendentemente dalla carica che potrò mai avere (tranne capo ordine o capo città)», aggiunge Sessione, «io in Goliardia preferirò sempre farmi chiamare col mio nome goliardico»: non a caso, tutti coloro che sono stati intervistati, hanno scelto di presentarsi con il loro nome goliardico.
E questo ci porta al primo, vero, stereotipo da smontare: a causa di questi “riti” che si ripetono da generazioni all'interno di un gruppo ristretto di persone, oltre che al velo di misticismo e di segretezza che avvolge le attività della Goliardia, è luogo comune pensare alla Goliardia come ad una setta.
Un processo goliardico. Foto di Fulvio Bugani |
"Siete una setta: vi riunite di notte per pregare divinità pagane e celebrate riti di iniziazione che deviano le menti dei nuovi arrivati"
«E poi sì, di solito preferiamo sgozzare i capretti e mangiare i bambini, perché hanno una carne morbida con poco grasso...», risponde ironicamente Sessione. «In realtà c'è da fare una precisazione: inizialmente anche io pensavo fosse una cosa molto da setta segreta satanica, o robe simili. Infatti avevo un po' di timore. Poi ho scoperto che è un modo per fare il beone in modo acculturato con gente che “beoneggia” altrettanto. Alla fine non è altro che un ambiente dove si stringono legami particolarmente intimi e particolarmente forti, che possono durare anche per tutta la vita».
Vivendo a Bologna da anni sono numerosi i pregiudizi che, chi scrive, ha sentito sulla Goliardia studentesca: ma quello di essere una setta è senza dubbio tra i più nocivi, a parer mio, nonché tra i meno fondati.
Anche perché le presunte “divinità pagane” che “pregano” i Goliardi altro non sono che Bacco, Tabacco e Venere. Quest'ultimo inteso come piacere dei sensi in generale, che non si limita esclusivamente alla sfera sessuale, ma anche artistica, creativa, culinaria, intellettuale, culturale e in generale legata al benessere della persona.
Quest'ultimo aspetto è bene precisarlo e ribadirlo perché un altro luogo comune molto comune è questo:"La Goliardia è un ambiente promiscuo: organizzate le orge, le donne vengono molestate e sono vittime di atteggiamenti e dinamiche sessiste"
A tal proposito, ho chiesto a Uniporno, una Goliarda che da poco ha abdicato il suo ruolo di Capoballa (cioè la persona che si trova a capo di un ordine goliardico della città di Bologna), di rispondere a questo stereotipo sulla base dei suoi cinque anni e mezzo di esperienza in Goliardia.
«Sì, le orge si fanno, ma sono tutte consensuali, nessuno vi obbligherà a farle. Questo gioco insegna a farti crescere le palle, indipendentemente da ciò che mamma ti ha donato tra le gambe; inutile parlare di sessismo, se non hai le palle di reagire o rispondere con intelligenza, ma ti limiti a fare la "minchia morta" in un angolo della piazza, un paio di sani insulti te li prendi per forza. Inebriati dall’alcol le molestie arrivano da donne, uomini o in qualsiasi altro genere voi vi indentifichiate. Personalmente, le ho sempre risolte girandomi dall’altra parte e bevendomi un cicchetto».
Dalla Pagina Facebook "Goliardia Bologna - Il Fittone" |
I Goliardi, purtroppo, hanno anche la fama di essere fascisti. L'anno scorso ben tre goliardi sono stati aggrediti in Via Zamboni, pestati gravemente al grido di “Fascisti di merda!”.
"Sarete apolitici come associazione, ma siete fascisti nelle azioni: obbligate la gente a fare cose che non vogliono davvero fare!"
Sulla questione dell'apoliticità, a rispondere è Balanzone, Vescovo alle Mura, che è in Goliardia da 6 anni.
«No, non siamo assolutamente apolitici, questa è una cagata creata in un periodo nel quale far parte di una branca politica comportava l’essere accoltellato o finire pestato a sangue. Siamo un’associazione “apolitica” nel senso che non è schierata, tuttavia ognuno di noi segue un proprio pensiero politico. Personalmente voto sinistra da quando ho diritto di voto ma nel nostro gruppo c’è anche gente che vota destra o centro o sceglie anarchico. Quello che è importante per noi è l’apertura mentale e l’accoglienza di tutte le idee (senza che queste, ovviamente, sfocino in estremismi)».
L'episodio di Via Zamboni diventò presto un fatto di cronaca, costringendo la Goliardia bolognese a dichiararsi pubblicamente antifascista. Il tutto per disambiguare un termine come "apolitico", ormai sorpassato, e per ripulire la propria reputazione da un luogo comune tossico che avrebbe seriamente intaccato la sicurezza dei membri dell'associazione. È triste pensare che, per il bene della comunità goliardica, si sia dovuto arrivare alla carta e alla penna in un contesto che è prevalentemente incentrato sulla dialettica. Perché, in fondo, come spiega Giordano, in Goliardia da anni “IV et semis”, non c'è niente di fascista nell'eseguire un ordine:
Foto di Fulvio Bugani. |
«Se ci pensate, tutti siamo continuamente obbligati a fare cose che realmente non vorremmo fare. Io vorrei passare il tempo a bere birra e a leggere nudo, ma la Sala Borse mi obbliga a vestirmi e il mio fegato mi obbliga a bere anche acqua. Governo ladro, io non voglio lavorare, voglio passare il mio tempo su un catamarano in Calabria, ma la gerarchia sociale mi impone di guadagnarmelo.
In ogni ambiente c'è una sorta di gerarchia, che sia tra colleghi, tra amici o in famiglia. La nostra è una famiglia in cui ognuno ha un compito ben preciso per permetterle di andare avanti, in modo che tutti possano continuare a divertirsi. Anche i giochi hanno delle regole, altrimenti si chiamerebbero risse. Certo, i bambini si picchiano di continuo, ma prima o poi bisogna crescere, e nessuno vieta di farlo divertendosi».
Lo scopo “pedagogico” del percorso Goliardico dovrebbe fungere da “scuola di vita”, e non è un caso che debba svolgersi parallelamente alla formazione universitaria. La Goliardia infatti nasce per essere un “completamento” della vita dello studente: che possa responsabilizzarlo, oltre che istruirlo, o educarlo alla cultura piuttosto che accrescerne il bagaglio culturale.
Nonostante questo, molti studenti che vengono “impezzati” dai Goliardi continuano a dimostrarsi restii ad entrare in Goliardia perché a quanto pare:
“Voi Goliardi dite di essere studenti ma fate tutto fuorché studiare!”
A rispondere è Lonely Boy, che fa parte della Goliardia bolognese da 7 mesi:
«Una delle virtù del bravo Goliarda è lo studio, a nulla serve fare Goliardia se nel frattempo non si studia. Oh, ma ti rendi conto che il cappello che indossiamo, che ha ben 7 nomi, è il cappello che ci identifica a pieno di essere studenti? Ma poi ok il vaglia di papà, ma quando diventi vecchio che fai, muori di fame? … ci sta».
Uno dei sette nomi del “cappello” simbolo della Goliardia, come ben afferma Lonely Boy, altro non è che la Feluca: il copricapo tradizionale indossato dagli studenti universitari, e che fino a poco tempo fa veniva consegnato ad ogni Matricola che si iscrivesse all'Università (Goliarda o meno!).
I Goliardi sono prima di tutto studenti: fuorisede, molti lavorano, e la maggior parte di loro consegue carriere brillanti nei propri ambiti di studio. L'essere Goliardi fa a tutti gli effetti parte dell'impiego del proprio tempo libero. Nonostante questo, però, la Goliardia viene criticata perfino come hobby:
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Eduardo De Filippo che indossa una Feluca nello spettacolo Gli esami non finiscono mai |
"I Goliardi non fanno un cazzo tutto il giorno: non è un hobby edificante, non ti porta a nulla nella vita ed è una perdita di tempo!"
Questo ci porta a incontrare un altro Goliarda di Bologna: il suo nome è SMussolo e alla domanda "Da quanto tempo sei in Goliardia" risponde "Sono ingegnere, veda un po' lei".
«Dipende quanto reputi importante nella tua vita futura l'avere una buona dialettica, l'usare escamotage trasversali per uscire da situazioni complesse, l'organizzare tutto all'ultimo ed essere sempre pronto a fronteggiare nuovi imprevisti», risponde. «Dipende se reputi importante la cultura in ambiti completamente diversi dal tuo, la libertà di espressione in ogni sua forma e se vuoi mettere alla prova la tua intelligenza con problemi diversi. Ma soprattutto dipende se t'importa che il te stesso del futuro possa dire "cazzo, se era bello avere 20 anni!"». Sì, per chi non lo sapesse: i Goliardi hanno sempre vent'anni, anche quando ne hanno di più. Ma proseguiamo:
«Non sto dicendo che la Goliardia è l'unico modo per fare queste cose, ne esisteranno altri mille; però è senz'altro uno dei più divertenti. Ovviamente sono di parte, ma personalmente lo sto trovando molto utile nella mia vita lavorativa (attualmente lavoro e sono un Goliarda attivo), ma capisco anche che non sia da tutti!».
Foto di Fulvio Bugani |
La Goliardia, infine, è da sempre anche una scuola di “organizzazione”: tutti i Goliardi della città collaborano, infatti, alla realizzazione di diversi eventi, ma in particolare della Festa delle Matricole. Si tratta di un periodo dai 2 ai 4 giorni (spesso nel weekend) durante i quali ai Goliardi vengono consegnate simbolicamente dal Sindaco le chiavi della città: durante la Festa delle Matricole l'intera città è nelle mani dei Goliardi. Durante questo periodo, si organizzano sfilate, feste, raduni e concerti, creando un'atmosfera e un clima di festa per tutti i cittadini, prima che per i membri dell'associazione!
Quest'anno a Bologna la Festa delle Matricole si terrà il 13, 14 e 15 Maggio! Ora che tutti gli stereotipi sono stati demoliti, non avete scuse: i Goliardi vi aspettano, non mancate!
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