Settembre: un inno all'amore

Di Elena Di Ruvo

Debutto alla regia di Giulia Steigerwalt (famosa per le sue collaborazioni col regista Gabriele Muccino nei film Come te nessuno mai e L’ultimo bacio), Settembre è una storia estremamente semplice che non cerca lo sfarzo: con una serie di espedienti cinematograficamente noti, giocati su un’unica linea temporale, le storie dei protagonisti si intrecciano in uno schema che ricorda un Love Actually all’italiana, ma con un umorismo decisamente più “scarno”. 

Fonte: 01 Distribution

La storia è ambientata nel mese di settembre, periodo di ripresa delle attività lavorative e scolastiche. È in questo momento che Francesca, interpretata da Barbara Ronchi, si rende conto che la sua vita matrimoniale è ormai al capolinea. Guglielmo, il suo ginecologo (Fabrizio Bentivoglio), le comunica per errore di una massa in una zona non identificata, cosa che fa sprofondare la donna in uno stato di depressione, aggravato dalla mancanza di comunicazione col marito Alberto (Andrea Sartoretti) e che la spinge ad intrattenere una relazione saffica con l’amica d’infanzia Debora (Thony). 
Francesca ha un figlio, Sergio (Luca Nozzoli), segretamente innamorato di Maria (Margherita Rebeggiani) che, senza saperlo, ricambia. La ragazzina non ha esperienza in materia di prime volte e vorrebbe fare bella figura con un compagno di classe; Sergio la aiuta, contribuendo a farli avvicinare. 
Ana (Tesa Litvan) è una giovane prostituta moldava che si innamora di Matteo (Enrico Borello), il panettiere del suo quartiere. Ma Ana ha come cliente il medico di Francesca, che presto si interessa al benessere della giovane contribuendo a toglierla dalla strada.

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L’ambientazione del film aiuta a entrare in sintonia (e simpatia) coi protagonisti, grazie ad elementi presi dalla quotidianità e incarnati in personaggi comuni della periferia di Fiumicino e dintorni. Le ambientazioni spoglie contribuiscono ulteriormente a rendere l’idea di una mentalità semplice, fatta di piccoli momenti. 

Un grande pregio della pellicola è, inoltre, l’intento registico di offrire uno sguardo aperto su tematiche importanti costantemente intrecciate tra loro. L’insoddisfazione della moglie e donna di casa, provocata dal mancato affetto e dalla superficialità del marito, stimola questa ad esplorare un lato di sé con cui non sapeva di convivere - portando, peraltro, maggiore felicità di quanta ne ricevesse in famiglia; l’avvicinamento, per un semplice favore, di due ragazzini innamorati li rende ancora più affiatati. Il lieto fine di una giovane donna che, grazie alla compassione e l’altruismo di un anziano medico divorziato, trova l’amore. 
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Settembre ha molto cuore in ciò che racconta, e lo sa fare nella maniera più semplice possibile: col silenzio. Un silenzio fatto di pause, campi lunghi, che viene compensato da dialoghi essenziali accompagnati dai rumori della città e canzoni che sanno inserirsi in modo coerente e armonioso. Al silenzio si aggiungono gli zoom sugli occhi dei personaggi, che aprono una finestra su di loro e le loro anime: i lunghi stacchi sugli sguardi languidi di Francesca ci fanno penetrare il suo io, mentre un campo più esteso che inquadra i momenti di solitudine di Guglielmo ne approfondisce lo stato di isolamento e inquietudine.

Semplicità, però, non è sinonimo di superficialità; il film, infatti, sa far ridere nei momenti giusti e per i giusti motivi. Si tratta sempre di un riso amaro, che sfrutta la comprensione di un pubblico che, in un modo o nell’altro, capisce le difficoltà dei singoli personaggi. Ciò che accade a ciascuno è una rivolta interna, vissuta in maniera più eclatante come nel caso di Ana, che trova una nuova vita e se ne va, o per vie più sottili come nel caso della piccola Maria. È quello che in letteratura si definirebbe un “romanzo di formazione”. 
La sottotrama del presunto tradimento di Alberto alle spalle di Francesca è una facciata per avviare la sua rivolta interiore e permetterle di trovare il vero amore, senza rimpianti. 
L’imbarazzo della prima volta di Sergio e Maria fa da escamotage all’indagine della propria sessualità, particolarmente sofferta in età adolescenziale e vista come un tabù insormontabile. 
Il superamento dei pregiudizi verso il lavoro di Ana le offre una possibilità di riscatto.

Fonte: 01 Distribution

Insomma, il film è un vero inno all’amore, nelle sua diverse forme e infinite implicazioni. Un amore fatto di piccoli gesti, spesso inconsapevoli; l’occasione per ritrovare l’equilibrio con se stessi in un panorama di età ed esperienze il più variegate possibili. L’opportunità di prendere in mano la propria vita per cambiarla in meglio. Settembre è la metafora della rinascita, del cambiamento: il ritrovo di sé attraverso un percorso interiore che può anche passare attraverso fasi di dolore, ma nella consapevolezza che alla fine del viaggio ci sarà sempre qualcuno ad aspettarti, che ti ami semplicemente per come sei.

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