Di Federica Miranda
Siamo tutti abituati ad assistere alle mostre attraverso noi stessi, i nostri occhi e il nostro vissuto, lamentandoci anche del rumore o dei flash di chi altro ha scelto proprio quel momento per parteciparvi. Spesso, le esposizioni che scegliamo riguardano ambiti a cui già siamo appassionati, e vi andiamo per scorgere quel dettaglio o quella minuzia che mai e poi mai avremmo pensato di vedere attraverso le riproduzioni sui nostri libri, per scoprire quel qualcosa in più.
Diverso è, invece, visitare una mostra nei panni di qualcun altro, ad esempio attraverso gli occhi, le orecchie e le frasi di ragazzi di diciotto anni che, in una torrida mattinata di fine maggio, tra l’ansia della maturità e la voglia di buttarsi in piscina, sono stati costretti ad andarvi. L’interesse per la mostra, per la fotografia, è pressoché nullo, soprattutto perché lo spunto è stato offerto dalla scuola, acerrima rivale con la quale ormai, tra poche settimane, verranno finalmente alla resa finale.
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Fonte: Bologna Today |
Presso Palazzo Albergati di Bologna, dall’8 aprile al 4 settembre 2022 è possibile assistere a PHOTOS!, una mostra creata grazie alla Collezione Julián Castilla, nella quale sono presenti numerosissime fotografie dei più grandi maestri del Novecento, da Stieglitz a Doisneau, passando per la Maier e tantissimi altri, con un occhio di riguardo per i fotografi spagnoli.
Appena entrati ci sentiamo ancora in viaggio, accolti da La mano dell’uomo, un treno in corsa ancora fumante di velocità e progresso, simbolo di modernità e di tempi che passano, così come scorrono, una dietro l’altra, le città da esso attraversate per giungere alla propria meta. Non empatizzano molto con Stieglitz, anche se comunque un po’ li incuriosisce anzi, li stranisce; perché fa strano pensare ad un treno come qualcosa al limite del teletrasporto dato che per loro è pure un po’ banale. Alla fin fine però, ci pensano un attimo, non è poi così diverso: il treno per Riccione è quella sorta di dimensione altra in cui il tempo e lo spazio sono sospesi finché, dal finestrino, non intravedi il mare e incominci a sognare.
«Ah, ma questo è famoso!», si sente d’improvviso e, come uno squarcio di luce nella notte, arriva uno dei baci più conosciuti al mondo: Il bacio dell’Hotel De Ville di Doisneau. Tutti si riuniscono attorno alla fotografia, quasi bramosi di catturare quel dettaglio che non avevano mai notato. Chissà se è l’amore o la notorietà a catturare l’attenzione di quei ragazzi, persi nell’inseguire i loro sogni. Nello scoprire che non si tratta di uno scatto rubato ma che è un’immagine lungamente preparata, i più si scuotono e si allontanano, forse in cerca di un altro sogno da guardare. «È sempre così, le cose più belle sono fatte a tavolino», bofonchiano due amiche.
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Bacio davanti all'hotel De Ville, © atelier Robert Doisneau |
La mostra continua tra una chiacchiera e l’altra finché non viene nominato Picasso. I ragazzi si gongolano nel conoscere pure lui, nel saper rispondere alle domande della guida e, dopo un po’, si spalleggiano quasi imbarazzati nello scoprire di sapere un po’ di più di quanto non si aspettassero, forse un po’ troppo…
Tutta questa intimità con Picasso, uno che hanno visto soltanto sui libri di scuola o, al massimo, dietro le teche di qualche museo, crea una vicinanza inaspettata. La fotografia è realismo, è confidenza, tanto più quando la foto ritrae l’artista a tavola. Hanno quasi la percezione di entrargli in casa e sedersi al tavolo con lui.
Ciondolando tra una fotografia e un’altra, d’improvviso piombano davanti a Siviglia di Bresson e, incuriositi, cercano di farsi largo tra di loro per sbirciare nella fessura la gioia che, nonostante la devastazione della guerra, rimane nei bambini che giocano a pallone fra loro. La vita trabocca dall’opera come un fiume in piena, e quello scatto è capace di ricolmare gli occhi in un modo che solo la fotografia può fare. E i ragazzi se ne accorgono subito. Nonostante il bianco e nero, il distacco che impone una mostra in un museo e soprattutto l’essere lì perché deciso dalla scuola, forse è da questa immagine che i ragazzi si incuriosiscono e lo spirito cambia, quasi in maniera imbarazzata. «Chissà la gioia nel vedere sul rullino che la foto è uscita bene» dice una voce, «Credo proprio che sia la stessa che vediamo negli occhi dei bambini che giocano» risponde un'altra.
Proseguendo, giocano a farsi i selfie con Nidia Rios e Norka, quasi fossero anche loro parte delle fotografie di Alberto Korda. Si sentono importanti, sono anche loro parte della mostra, sono circondati da specchi come flash di paparazzi ai quali sorridono quasi accecati dalle luci. «Ah, ma è quella di Tiffany!» si risveglia un ragazzo passando davanti allo spettacolare Bacio Soffiato di Bassman, che spinge tutti, indistintamente, a cercare di cogliere i dettagli nascosti del suo splendido abito che conclude la mostra dei più grandi maestri della fotografia proprio come si saluterebbero due amici con un bacio sulla guancia.
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Fonte: Bologna Today |
Nella confusione generale della classe c’è una ragazza che si attarda su ogni opera, aspettando che i compagni scorrano nelle stanze successive per potersi nutrire, in religioso silenzio, di ogni frammento che la circonda. Incuriosita da un mondo che ha sempre creduto a lei vicino, a portata di dito, sfoderando il cellulare quasi fosse la sua arma per catturare in un secondo la bellezza che le si presenta davanti, scopre in questa mostra che l’istantanea non era poi tanto tale, e che tanto di quel bello improvvisato, in realtà era più che studiato, e ha un che di affascinante, se non di inquietante.
«Come facevano a sapere che la foto sarebbe venuta bene?» chiede alla fine.
«Non lo sapevano…» le risponde la guida.
«Mi piace, e anche tanto. Potrei saperne di più?» chiede la ragazza speranzosa, e dagli occhi si è visto che non si trattava di una frase detta tanto per dire.
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Foto di Olivia Spink (@oliviaspink) su Unsplash |
«La mostra ha colpito nel segno, gli artisti hanno colpito nel segno. Imparare a vedere, è il tirocinio più lungo in tutte le arti» (E. De Goncourt) e questa esperienza sicuramente ha dato loro una grandissima possibilità di riempirsi gli occhi di vita e di bellezza, visibile nell’espressione di molti davanti almeno ad una delle splendide perle presenti nella collezione.
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