Il corpo come opera d'arte: Vignale in Danza, intervista a Michela Maggiolo

Di Sara LodiSilvia Strambi

Vignale Monferrato è un piccolo borgo arroccato sulle colline che ospita il festival Vignale In Danza dal 1978. Realizzato per la prima volta dal Teatro Nuovo di Torino, oggi il festival è alla sua 42esima edizione e offre un programma di attività molto ampio: workshops e spettacoli coinvolgono giovani aspiranti ballerini professionisti e spettatori curiosi di scoprire il mondo della danza. L’evento inizia il 27 giugno dell’anno corrente e termina l’1 novembre dello stesso. 


Sul sito di Vignale in Danza è possibile esplorare i laboratori artistici e gli spettacoli proposti, i quali nascono all’interno delle residenze artistiche, luoghi fondamentali per l’incontro tra gli artisti, la reciproca contaminazione e la creazione dello spettacolo finale, frutto del lavoro svolto insieme. Le residenze artistiche arricchiscono di rinnovata bellezza il territorio monferrino che le ospita. Inoltre, professionisti riconosciuti a livello nazionale ed internazionale saranno presenti al festival, apportando un certo prestigio al Comune di Vignale. 

È inoltre importante sottolineare la sensibilità rivolta al mondo della disabilità, tema particolarmente caro alla direttrice e richiamo per insegnanti desiderosi di sperimentare modi differenti di danzare. Corpo poetico è il laboratorio che mira alla valorizzazione dei corpi con disabilità: azzerando lo stigma che ricade sui corpi disabili che li vuole inadatti alla danza, si desidera trasformare in gesti poetici movimenti convulsi e sconnessi, magari inaspettatamente ilari o giocosi, come chiaramente spiegato sulla pagina del festival dedicata a questo laboratorio. Obiettivo del progetto è quello di rivoluzionare il modo di percepire i corpi con disabilità, sia da parte degli spettatori, sia da parte delle persone disabili stesse, le quali sono guidate verso la consapevolezza delle potenzialità della propria fisicità. 

«Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare».
Questa citazione di Rudolf Nureyev racchiude l’idea cardine del festival, il quale mira a coinvolgere tutti, ballerini e non, nel mondo della danza. Tale proposito è stato portato avanti con sconfinata passione dalla direttrice artistica Michela Maggiolo, insegnante di arpa e danza e presidentessa dell’associazione culturale Stabilimento delle Arti. Con Michela Maggiolo abbiamo parlato in maniera più approfondita di Vignale in Danza.

Michela Maggiolo

Come e quando è nato il festival Vignale in Danza?

Il Vignale in danza è un festival storico che ha più di 40 anni di attivo, nato dall'iniziativa del Teatro Nuovo di Torino con a capo Gian Mesturino e Germana Erba. Immagino che la scelta sia caduta su questo paese per la bellezza del luogo. Le redini sono state poi prese dalla Fondazione Piemonte dal Vivo che ha creato un festival di soli spettacoli, mettendo la formazione in stand-by
A gennaio 2021 il sindaco di Vignale Monferrato, Ernestina Corona, volendo riportare l'evento alla sua forma originaria, ha chiesto a me (che avendo partecipato a Vignale in Danza prima da studentessa, poi da ballerina ed infine insegnante lo conosco dall'interno) di occuparmi del progetto. L'ho rinominato appunto "Vignale in Danza" per ricordare il legame col territorio e da lì ho cominciato il mio lavoro.

Il festival si sviluppa in diverse location, oltre che a Vignale Monferrato.

Sì, oltre a svolgersi in diversi spazi del paese ci sono eventi anche a Mirabello Monferrato, Hic et Nunc, un'azienda vinicola ai piedi di Vignale Monferrato, e Mazzetti di Altavilla, una distilleria storica. Sono tre location che hanno dato la loro disponibilità, e dovrebbero essercene altre tre molto importanti che si uniranno al progetto nel 2023.

Mirabello Monferrato, foto di Claudio Poggio (@claudiopoggio) su Unsplash

Concentrandoci solo sugli spettacoli, quali sono gli eventi principali o che ritiene più interessanti di quest'anno? 

Uno degli spettacoli più interessanti sicuramente è Juliette della compagnia Twain, diretto e coreografato da Loredana Parrella. Si tratta di una rivisitazione innovativa di Romeo e Giulietta. Si comincia con un'introduzione di Mercuzio che dialoga col pubblico, facendo ricapitolare agli spettatori la vicenda della tragedia shakespeariana. Lo scopo è duplice: far capire al pubblico quanto in realtà conosca poco questa storia e renderlo parte integrante di essa. Alla fine ognuno avrà la possibilità di decidere cosa pensa di questa Giulietta. (n.d.R: Juliette sarà in scena l'8 luglio in Piazza del Popolo, a Vignale Monferrato)

Uno degli artisti coinvolti è Marco Chenevier, un innovatore che porta due spettacoli: Quintetto e Questo lavoro sull'arancia. Il secondo nello specifico è molto particolare, perché il pubblico verrà dotato di un pacchetto con dentro degli oggetti il cui scopo capirà nel corso dello spettacolo grazie all'intervento del tecnico, che si metterà ad interagire con gli spettatori. Saranno loro a decidere, in base a cosa desiderano vedere, cosa succederà, per cui lo spettacolo sarà sempre diverso in base alla loro reazione. (n.d.R: Questo lavoro sull'arancia sarà in scena il 10 luglio 2022 in Piazza del Popolo, a Vignale Monferrato, Quintetto il 9 nello stesso luogo).

Foto: S. Mazzotta

Mattia Gandini presenta Memoria ecoica, messo qui in scena per la prima volta in assoluto. È pensato per soli 20 spettatori e se ne effettueranno sei repliche (n.d.R.: tra l'uno e il 2 luglio 2022 alla Chiesa dei Batù, a Vignale Monferrato). Il ballerino muovendosi creerà dei suoni che saranno percepiti dallo spettatore in una cuffia a lui fornita.

Abbiamo poi un lavoro di Tommaso Monza sul Faust dal nome Annotazioni per un Faust costruito direttamente sul territorio: Monza resterà in residenza e lavorerà sulla coreografia a seconda di chi parteciperà (n.d.R: lo spettacolo andrà in scena il 28 agosto).
C'è Viva la mamma, di Gioia Morisco, che metterà in scena gioia e dolori della gravidanza e della maternità in una maniera giocosa (n.d.R: lo spettacolo andrà in scena il 2 luglio).
Abbiamo uno spettacolo per la famiglie diretto di nuovo da Loredana Parrella e di nuovo della compagnia Twain, Little Something, che ha al suo interno anche del teatro (n.d.R: lo spettacolo andrà in scena il 7 luglio).

Fonte: Cietwain.com

L'EkoDance Project, con la direzione artistica di Pompea Santoro che ha già partecipato al festival in esibizioni sold out, porterà quattro spettacoli, alcuni di repertorio, altri inediti, in coda al Festival, nelle ultime date di ottobre-novembre.

Oltre alle esibizioni Vignale offre anche altre iniziative al proprio pubblico. Me ne parli un po'.

In primo luogo offriamo diversi workshop. Ricordiamo quello di due giorni di Brigel Gjoka, primo ballerino della Forsythe Company. Questo evento nello specifico sarà riservato ai ballerini già più grandi, i quasi professionisti, e sarà appannaggio di pochi interessati (chi è interessato si iscriva subito!).
Marco Chenier al BE Festival 2016, foto di Alex Brenner

Marisa Ragazzo, nome di rilievo nell'hip hop e il fusion, farà anche lei un lavoro molto intimo coi suoi ragazzi.
I restanti workshop saranno tenuti dai ballerini che porteranno i loro spettacoli, ad esempio Loredana Parrella, Marco Chenevier, Mattia Gandini, Pompea Santoro... Oltre ad andare in scena avranno quindi la possibilità di cimentarsi come insegnanti. I giovani, invece, potranno vedere ballerini professionisti che lavorano di pari passo con loro.

Veniamo da un periodo molto buio per tutte le arti, a causa del lungo periodo di pandemia. Il Vignale come si prepara a riprendere la propria attività?

Con tanto ottimismo e tanta voglia di rimettersi in gioco, cercando ovviamente di lavorare nel rispetto di tutti i canoni richiesti. Il nostro obbiettivo principale, però, è appunto quello di dare una svolta ottimista, perché ne abbiamo tanto bisogno. 

Parlo da maestra, in questo momento: la fascia di età che ha sofferto maggiormente è quella tra i 14 e i 22 anni. Per me è fondamentale dar loro un messaggio positivo, di speranza, di ripresa reale, come abbiamo già fatto nei pochi giorni della scorsa edizione: alcune ragazze mi hanno chiamato a seguito dell'occasione e mi hanno detto "ho ripreso a vivere, finalmente ho un obbiettivo, voglia di fare qualcosa di nuovo". 
In tutta Italia, purtroppo, sono state chiuse tantissime scuole di danza, e ciò significa che la fascia di età di cui sopra ha smesso di fare un'attività extrascolastica. Questo è un problema, perché i giovani hanno bisogno di cultura, di socialità, di sperimentare, di sbagliare... Io penso davvero che questo festival sarà un aiuto per loro, il mio focus è anche questo.

A proposito dei giovani, ad oggi si tende ad affermare che siano meno appassionati alla danza e all'arte in generale. Crede sia vero?

Assolutamente no! Io ho uno staff composto da sei meravigliosi ragazzi (la più piccola ha 14 anni, gli altri dai 18 ai 23) che ho accompagnato o nel corso di danza o di arpa sin da quando erano bambini. Hanno una voglia di fare incredibile, e anche se alcuni di loro potrebbero non arrivare a lavorare nel mondo della musica o della danza amano follemente l'arte e si stanno impegnando, in questo momento, anche a lavorare a fianco ad essa.

Sono convinta che i ragazzi abbiano davvero una marcia in più, perché hanno una spavalderia che noi adulti non abbiamo sempre, e sono orgogliosissima dei sei che lavorano con me. Tra l'altro, oltre a questa presenza dietro le quinte incoraggiamo anche nella nostra programmazione la presenza di compagnie composte da artisti giovani, ragazzi che collaboreranno tra loro arricchendosi vicendevolmente. 
Foto di Kazuo ota su Unsplash

Come cerca il festival di mantenere vivo l'interesse del pubblico per un'arte spesso ingiustamente snobbata?

Ci tengo intanto a precisare che abbiamo voluto mantenere l'impronta del vecchio festival ma in chiave molto più moderna, con un'impostazione più "aperta" con la danza come filo conduttore. 
Abbiamo introdotto inoltre il "biglietto sospeso", per incentivare gli adulti a regalare i biglietti ai giovani che non possono permetterselo o che sono diffidenti: una volta arrivati a vedere gli spettacoli, conoscendo l'arte a cui si sta assistendo, è inevitabile innamorarsi, è una cosa che ho visto coi miei occhi. 

Come definirebbe il ritorno economico e turistico per Vignale Monferrato, durante il festival?

Non solo il Festival ha reso il Monferrato celebre in tutto il mondo, ma il ritorno è enorme dal momento che praticamente i ballerini (ma anche gli spettatori!) vivono a Vignale per un mese e mezzo, con annesse tutte le spese necessarie. Si è creato un indotto nel paese che ne ha cambiato la faccia: quando ero piccola era un posto un po' diroccato, adesso è veramente un bel posto. Questo perché molte persone, nomi anche importanti dello spettacolo, hanno acquistato casa qui per via del Festival, per cui le case sono tutte di proprietà e tutte curate.
Hanno investito nel paese anche delle aziende, come è stato il caso di Hic et Nunc, che da Bergamo ha acquistato e rimesso in carreggiata un'azienda agricola che stava fallendo. 

Secondo lei, cos'è, oggi, la danza?

Quello che è sempre stato: la danza è un'espressione corporea, un'arte... Alle mie allieve dico sempre "Voi siete un'opera d'arte che plasmate con la disciplina e il lavoro". Non importa che fisico abbiano, perché la danza sta superando certi canoni, per fortuna. Col corpo noi possiamo creare, ma ovviamente lo dobbiamo lavorare: come il pittore si mette alla tela ed impara a dipingere o come il musicista studia anni prima di far passare la propria arte attraverso le sue mani, così è per la danza. È un modo per trasmettere sé stessi, dare emozioni e provarne, in primis per noi, e una volta capito quello che c'è dietro può incanalarlo e darlo al mondo.

Foto di Ahmad Odeh su Unsplash

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