Primo luglio 2022: Mojo è finalmente disponibile sulle piattaforme streaming. Alex Britti, dopo 37 anni di carriera, rilascia il suo primo album strumentale, che possiamo considerare una nuova tappa fondamentale del suo viaggio. La sua chitarra ci porta indietro nel tempo: ogni brano all'interno dell'album infatti ci riconduce a diversi autori rock.
Composto da dieci brani, Mojo è uno spazio dedicato interamente alla chitarra dell'artista, la quale assume diverse voci: funky, jazz, rock e, non per ultima, blues.
Come spiega Britti stesso infatti, il nome dell'album deriva da un tipico amuleto portafortuna della cultura afroamericana, il quale è già stato citato in diversi titoli di canzoni blues (es. I Got My Mojo Working di Muddy Waters e Pick Up On My Mojo di Johnny Winter).
Nonostante Alex Britti abbia dichiarato di non credere nei portafortuna, egli ha scelto il titolo Mojo come simbolo di positività, in quanto, nella quotidianità, cerca di circondarsi di oggetti che gli rievochino sensazioni positive ed esperienze passate.
Come si è detto, Mojo è un album in cui si intrecciano vari generi: il cantautore (che, però, ama di più definirsi cantastorie) infatti spiega bene questa sua tendenza nel suo libro-intervista Nelle mie corde:
«[...] Facciamo un parallelo con la cucina: ti puoi comprare un barattolo di curry e poi lo metti tra i tuoi ingredienti ma non è detto che obbligatoriamente tu debba cucinare indiano. Prima o poi succederà che a qualche piatto aggiungerai un mezzo cucchiaino di curry. Questo ingrediente magari sarà la chiave di volta di questo piatto e nessuno se ne accorgerà... Lo stesso avviene quando suoni e allora puoi mescolare un pizzico di Brasile con un po' di India, un passaggio di flamenco che aggiunge passionalità al blues. Se hai a disposizione i vari ingredienti che hai acquisito durante gli anni, stai tranquillo che prima o poi verranno fuori». Egli ammette di essere stato contaminato da più generi e afferma che nel nuovo album "c'è involontariamente un po' di tutto".
Per capire però meglio Mojo, è necessario ripercorrere le tappe precedenti della carriera di Britti, in particolare la sua crescita attraverso i generi.
Dagli esordi nel blues come supporter a celebri artisti (quali Buddy Miles e Billy Preston) all'affermazione nel pop italiano, dalle hit come Solo una volta o La vasca, alla conquista del teatro Ariston di Sanremo con Oggi sono io: la grandezza del cantautore risiede nell'essersi evoluto col passare del tempo senza risultare mai fuori contesto. Ecco che i suoi brani creavano empatia con il pubblico italiano, trascinandosi dietro, quasi celandoli, i mostri sacri del continente oltreoceano, sonorità poco spesso riproposte nel nostro panorama musicale.
Ripercorrendo il Delta del Mississippi, e attraversando le porte di New Orleans, Alex Britti, con la chitarra in spalla, prende il suo treno alla ricerca di nuovi suoni, con il suo vento in faccia (tecnica chitarristica perfezionata da Britti stesso - contenuta ad esempio nell'introduzione di 7000 caffè - che consiste nell' "emulare un suono, come se fosse una folata di vento", scorrendo avanti e indietro sulla tastiera in modo quasi inconscio e frutto di anni e anni di reinterpretazioni dei classici del blues).
Segue così la sua collaborazione con Edoardo Bennato, in cui egli spinge al massimo il suo rockabilly sull'acustica. Successivamente la continua ricerca con la chitarra resofonica e la tecnica slide, lo sviluppo di un fingerpicking che simuli molteplici strumenti, fino a giungere al suo ultimo lavoro: Mojo, la naturale conseguenza del suo percorso. Quasi come se fosse un bisogno, Britti ha sempre voluto rilasciare un disco strumentale e in un periodo storico di grande tumulto, come questo, ha colto la palla al balzo.
«Non è un album per musicisti» spiega il chitarrista «credo che sia un album per tutti.». Dei brani che invece di essere cantati da una voce vengono cantati da una chitarra, che rievoca artisti come Jimi Hendrix, Santana e Steve Ray Vaughan, oltre a creare quadri di paesaggi e città diverse tra loro. I canali di Amsterdam, le colline toscane e infine Roma, un posto che per lui sa di ritorno a casa.
Un album per viaggiare per il mondo a occhi chiusi, per sentirsi collegati a diverse culture e ripercorrere la storia del blues. Non possiamo fare altro che invitarvi all'ascolto di Mojo e godervi il tour.
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