West Side Story (2021) VS West Side Story (1961)

Di Alessandra Vita

Perché si girano i remake? L'arte del rifare un film esiste sin dagli albori del cinema. Le motivazioni per riproporre una stessa opera possono essere molteplici: a volte si vogliono cambiare delle ambientazioni, dei personaggi, delle parti di storia, si vuole giocare di creatività... Ma, soprattutto, riproporre un film vuol dire renderlo di nuovo attuale. Girare un remake significa tornare a far parlare nuovamente di una storia perché si crede che questa possa servire alla società odierna, come un vecchio saggio che ha ancora da insegnare a un mondo che, all'apparenza, sembra totalmente estraneo a lui.


È proprio questo ciò che ha compiuto Steven Spielberg col suo West Side Story, uscito nelle sale nel 2021, ossia esattamente sessant'anni dopo il primo adattamento filmico del musical di Bernstein, Sondheim e Laurents, ad opera di Jerome Robbins e Robert Wise. Il lavoro di Spielberg è, a mio avviso, molto più vicino a quello di un remake del film del 1961 piuttosto che a un'opera di adattamento del musical di Broadway. Ciò lo si denota soprattutto dalla sua scelta di integrare al nuovo cast un membro fondamentale del West Side Story del '61 ossia Rita Moreno, la quale aveva interpretato Anita e che ora invece veste i panni di Valentina, un personaggio originale di una donna portoricana sposata a un uomo caucasico e che sostituisce la presenza di Doc.
Si può dire quindi quasi che il West Side Story di Spielberg sia un adattamento di quello del '61, che è un adattamento dell'omonimo musical di Broadway, che è a sua volta un adattamento di Romeo e Giulietta di Shakespeare.

Ma andiamo con ordine: perché riproporre questa storia adesso? Era davvero necessario? West Side Story è ormai entrato nell'immaginario collettivo: le lotte tra gang di strada, in particolare tra i portoricani Sharks e i newyorkesi Jets, l'amore proibito tra Maria e Tony e il tragico finale hanno un sapore classico. Eppure mai quanto adesso serviva riparlarne.

Spielberg mantiene la classicità della narrazione e dei numeri musicali, pur donando nuova linfa al racconto. La prima grande questione su cui si concentra il regista è la lotta razziale. In questo film i personaggi portoricani sono interpretati da attori di quell'etnia. Spesso essi parlano in spagnolo e non vengono sottotitolati (degna di nota la scena in cui Maria insegna a Tony parole nella sua lingua), per mostrare fedelmente la loro cultura e per evidenziare il loro essere visceralmente estranei a quell'America in cui si ritrovano a vivere. Certo, le ragazze come Anita vedono nell'America un nuovo mondo libero, in cui poter vivere finalmente l'esistenza che hanno sempre agognato, mentre gli Sharks sanno che quel posto non fa per loro e che non sono i benvenuti. Ciò è esplicitato soprattutto nel numero America, in questa versione spostato in un altro punto del film (mentre originariamente avveniva dopo la scena del ballo in cui Maria e Tony si incontrano per la prima volta). In America tutto è libero, ma solo per una piccola fetta di popolazione, puoi comprare a credito ma appena si accorgono che sei straniero ti ricaricano il prezzo, ci sono più case in vendita ma ti vengono anche sbattute più porte in faccia non appena notano il tuo accento. In America puoi essere libero, ma solo finché stai sulle tue e non provi a integrarti nella società. Queste parole, scritte più di sessant'anni fa, descrivono uno stato che ancora non è cambiato. In un'epoca in cui vi sono ancora omicidi a sfondo razziale (il più recente e celebre quello di George Floyd) la storia raccontata da West Side Story è sempre più fondamentale.

Un altro punto su cui si è concentrato Spielberg è la rappresentazione femminile. Il personaggio più interessante è forse Anita: la donna crede nella possibilità di ricominciare una nuova vita più colorata in America, ma tutte le sue speranze vengono uccise insieme a Bernardo. Il regista ha voluto rendere ancora più cruda la scena del tentato stupro di Anita da parte dei Jets. Gli uomini infatti, decisi a violentare la ragazza solo perché era la fidanzata di Bernardo, allontanano le loro donne, le quali, proprio in quanto membri del sesso femminile sono in quell'occasione solidali con Anita. La paura dello stupro porta le ragazze dalla parte della donna portoricana, poiché è una realtà che anche loro probabilmente conoscono bene. Eppure loro sono impotenti, non possono fare nulla per fermare quell'atto osceno e vergognoso. Solo Valentina (Rita Moreno) in quanto proprietaria del negozio in cui si sta attuando lo stupro, riesce a sventare la violenza. La scena sembra quasi mostrare un'Anita che salva se stessa, proprio in virtù del fatto che Rita Moreno ricopriva quello stesso ruolo nel film del '61.

Sempre in merito ai personaggi femminili, importante è il cambiamento che il regista ha costruito sul personaggio di Maria. Qui la ragazza sembra sì sottomessa a Bernardo, ma con più voglia di ribellarsi a lui. Il suo amore per Tony appare ancora più pericoloso in quanto viene aggiunto che egli è stato un anno in carcere in seguito a una rissa in cui aveva quasi ucciso un uomo. L'attrazione di Maria per il ragazzo dunque è sin dall'inizio più irrazionale, ma non per la loro differenza etnica (il che potrebbe però essere un qualcosa di penalizzante per la morale della storia in sé). Intelligente la scelta di Spielberg di spostare il numero I Feel Pretty a dopo l'uccisione di Bernardo da parte di Tony, in modo da colmare l'intero brano di una forte ironia tragica. Non è dunque difficile capire il motivo per cui Anita in A Boy Like That disprezzi tanto il ragazzo: oltre ad aver ucciso Bernardo, Tony è un violento, nel passato ha già compiuto azioni riprovevoli, e per Anita un uomo che uccide non può amare; Maria deve trovare qualcuno che sia “come loro”, un portoricano. La donna, che prima era piena di fiducia nell'America, ora è diventata come gli altri e non si fida più dei bianchi.

Tutto West Side Story è la storia di come l'odio generi altro odio. A fine film Maria, col cadavere di Tony al suo fianco, prende la pistola che ha ucciso l'amato e la punta verso i Jets e gli Sharks dicendo che ora anche lei ha imparato a odiare. Ma, a differenza di Romeo e Giulietta, Maria sopravvive: il destino della ragazza è convivere per sempre con questa vicenda. Maria sarà capace di perdonare o l'odio avrà convertito anche lei?

Questo West Side Story però non è perfetto. Sebbene la fotografia caratterizzata da colori brillanti sia impeccabile e la regia, dallo stile omologabile a quello dei musical del periodo classico con la sua particolare attenzione alle coreografie, offra allo spettatore un puro piacere visivo, la sceneggiatura contiene alcune piccole variazioni (come la sopraccitata degenza in carcere di Tony) che fanno un po' storcere il naso. Tutta la storia d'amore tra i protagonisti pare più malata e la chimica tra i due attori non è delle migliori.
Le musiche, poi, non presentano arrangiamenti particolarmente originali bensì sembrano delle copie carbone di quelle del film del 1961. Ottimo invece il lavoro sui costumi, che punta al crearne di nuovi mantenendo solo il famoso vestito bianco con la cintura rossa di Maria.

In conclusione questa nuova versione di West Side Story potrebbe essere un ottimo precedente per far iniziare Hollywood a puntare di nuovo sul musical e, soprattutto, sulla versione più classicheggiante del genere, la quale, se costruita bene, può comunque risultare un prodotto innovativo.

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