Love Songs In The Dark: guardare la musica

Di Alessandra Vita e Vincenzo Reina

Foto di Tapioca Blog

Si è aperta venerdì scorso "Nudi", la nuova stagione di Fertili Terreni Teatro, realtà artistica torinese nata dalla collaborazione tra A.M.A. Factory, Tedacà e Cubo Teatro. Perché è stato scelto proprio questo tema? "La nudità è uno stato del corpo ma anche uno stato dell'anima", è un modo per accogliere la realtà in modo nuovo, mettendosi in una posizione di ascolto. Con questa premessa si può capire quindi la decisione di aprire la stagione teatrale proprio con Love Songs In The Dark, un concerto al buio.

Love Songs In The Dark è stato un'esperienza unica ed edificante, le parole difficilmente possono offrire un'idea di ciò che abbiamo vissuto, ma ci proveremo ugualmente. Come abbiamo scritto si è trattato di un concerto al buio, realizzato da due musicisti con disabilità visiva: il pianista Luigi Mariani e il violoncellista Lorenzo Montanaro.

Una volta che ci siamo accomodati a teatro, dopo una breve introduzione del direttore artistico Simone Schinocca, le luci si sono lentamente abbassate, fino a ottenere quello che si suol dire un "buio pesto". Sulle prime ovviamente è prevalso un sentimento di angoscia: non capita tutti i giorni di trovarsi in una situazione del genere. Eravamo vulnerabili, "nudi", ma per questo pronti ad aprirci verso l'esterno. Poco dopo, Mariani e Montanaro hanno iniziato a suonare e lì tutto ha acquisito un senso.

La paura è sparita, cullata dal suono delle loro note. La musica riempiva il buio con tutti i suoi colori, quasi come nelle opere di Fischinger. Quando non puoi vedere, improvvisamente tutti gli altri sensi si acuiscono e inizi a capire che ci sono infiniti altri modi per "guardare". Love Songs In The Dark è stato un modo per entrare e conoscere il mondo dei due musicisti, ma anche un modo per ascoltare della bella musica in modo nuovo.



Le "canzoni d'amore" del titolo, sono canzoni in senso lato: si tratta dei brani classici di Schumann (come Sheherazade dall'album della gioventù), delle note latine di Astor Piazzolla, di Spiritual e composizioni originali di Mariani stesso (come il brano Le streghe). L'unico filo rosso è l'amore, nelle varie declinazioni possibili.

A fine serata i due musicisti sono stati ringraziati con un fragoroso e lungo applauso. Tutto il pubblico era incantato e ha richiesto a gran voce un bis, che gli è stato gentilmente concesso.

Abbiamo avuto modo, a concerto finito, di intervistare Luigi Mariani e Lorenzo Montanaro. I due sono stati disponibili a rispondere a tutte le nostre domande, e perciò cogliamo nuovamente l'occasione per ringraziarli. Di seguito l'intervista completa.


Quando e come avete iniziato a suonare?

Lorenzo: Io ho iniziato a suonare quando ero piccino, a cinque anni. Non è che mi ricordi molto perché ovviamente è passato del tempo, ma mi dicono che all'asilo cercavo di far musica con qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani e a un certo punto le maestre avevano detto ai miei "non ne possiamo più, vi prego fategli suonare qualcosa perché non sappiamo più come fare". Allora i portarono in una scuola col metodo Suzuki, che è un metodo di insegnamento che arriva dal Giappone ma che poi è stato molto reinterpretato da un maestro che si chiama Antonio Mosca, che è stato il mio maestro di violoncello. Tra l'altro loro avevano dei precedenti di bimbi con disabilità visiva a cui avevano insegnato la musica. Ho cominciato con questo metodo, poi quando sono diventato più grande sono entrato in conservatorio e da lì pian piano ho continuato a studiare dividendomi con altre cose, perché poi in parallelo ho fatto l'università e una scuola di giornalismo.

Luigi: Io invece ho iniziato molto più banalmente. Il mio strumento all'inizio non era nemmeno il pianoforte ma la chitarra. Ho cominciato ad ascoltare canzoni, cantautori, suonavo a sei anni alla chitarra le canzoni di Bennato senza capire niente, ed era molto divertente questo. La chitarra è stata uno strumento che mi ha aiutato in ospedale. Quando stavo in ospedale avevo questa chitarra e la musica mi aiutava. Poi uno zio aveva un pianoforte e abitava vicino casa. Avevo iniziato ma non mi interessava tanto il piano, finché non ho capito che cosa ci potevo fare, nel senso che ho fatto le cose che facevo sulla chitarra, allora a quel punto ho cominciato a interessarmi. Poi non avevo nessuna voglia di fare musica classica. Al primo saggio in conservatorio mi sono addormentato, infatti ho molto rispetto quando le persone che si avvicinano alla musica classica mi dicono che si annoiano, bisogna sempre dare loro delle indicazioni. Non so se stasera ci sono riuscito, ditemelo voi. Comunque, io ho smesso pian piano di vedere verso i dodici anni e devo dire che la musica mi ha accolto, i colori sono diventati i suoni. Poi ho studiato direzione d'orchestra, mi piace soprattutto fare musica con gruppi di ragazzi come voi che suonano. Le orchestre giovanili sono una bella metafora della società più elevata.


Foto di Bernardo Anichini

Certamente, ci siete riusciti. Ma voi due come vi siete conosciuti?

Lorenzo: Noi ci siamo conosciuti una prima volta quando io ero piccolo, e lui aveva 21/22 anni, aveva tante cose per la testa e quindi di stare col piccolino non aveva giustamente nessuna voglia, lui si stava cercando credo una fidanzata...

Luigi: Dovevo scrivere!

Lorenzo: Doveva scrivere Le streghe (ndr: brano citato sopra) per la sua amica e io ero un bimbo di sette anni, giustamente che cosa potevamo avere in comune. Poi io sono diventato grande e lui è diventato...

Luigi: Vecchio.

Lorenzo: ...Più grande, e nel 2017 ci siamo incontrati a una serata organizzata dall'Unione Ciechi, una proiezione cinematografica accessibile.

Luigi: Io avevo iniziato a sbroccare per qualcosa perché la regista aveva fatto qualcosa che non mi era piaciuta e lui non appena ha sentito il mio nome mi ha praticamente seguito...

Lorenzo: L'ho stalkerato. Io mi ero da poco diplomato al conservatorio e lui mi ha detto "dai vienimi a trovare un giorno, che ci prendiamo un caffè e facciamo due note insieme" e questo è stato.

Luigi: Era tanto tempo che non venivo a Torino, perché io insegnavo in giro. Quindi sono rientrato a Torino e appena sono rientrato a Torino ci siamo praticamente ribeccati.

Lorenzo: E poi da quel caffè e due note sono successe un po' di cose nel frattempo e così purtroppo non si è ancora liberato di me.

Ultima domanda: come vi è venuta l'idea di questo spettacolo e qual è stato il criterio di scelta dei brani che avete proposto?

Luigi: Non è nata di colpo. Noi suonavamo insieme delle cose, suoniamo anche con altri due amici, abbiamo un quartetto. Abbiamo preso un po' di brani che abbiamo sperimentato insieme ma la genesi di tutto è che col quartetto ci siamo trovati una settimana senza aver mai suonato nessuno insieme e abbiamo detto "tiriamo fuori dieci brani a testa che ci piacciono". Si sono rivelati quaranta brani, tra questi quaranta abbiamo iniziato a provarne e quelli che ci sono piaciuti, li abbiamo messi. Poi noi abbiamo fatto di nuovo un'altra scrematura di quei brani, perché in quartetto è una cosa in due un'altra, aggiungendo la parte classica, che nel quartetto non c'è. Il quartetto è più fusion su larga scala, uno è un jazzista e l'altra fa musica latina. C'è su Facebook della roba nostra, se cercate Omeroi Project. Questa è stata la partenza. Non è musica classica ma è una roba che sta a metà e come tutte le cose che stanno a metà poi ci arrivi dentro e dici "allora vado un po' di qua e un po' di là" e così è successo.

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