Di Fhe Pacifico
Ogni giorno, voltando le pagine dei giornali, saltando da un canale all’altro o camminando tra le persone, specialmente tra gli adulti, riusciremo ad imbatterci, in un modo o nell’altro, in argomenti in cui si afferma che i social sono distruttivi e i giovani e le giovani di oggi non siano più connessɘ tra di loro. Un articolo di Web 4 Human dal titolo Gli effetti indesiderati dei social network, ad esempio, nel suo capitolo introduttivo afferma che «da svariato tempo i social, e Facebook nel dettaglio, sono sotto il mirino delle indiscrezioni sugli ormai certi effetti negativi indesiderati, ma anche per la capacità di manipolazione degli utenti, capacità dimostrata e ormai innegabile» (1). Perfino sul Times, il 20 maggio 2022 Jonathan Haidt ha pubblicato un articolo dal titolo Social media has broken our society but we can still fix it. Mentre nell’articolo della Columbia del 27 settembre 2021 si può leggere «Una ricerca interna del gigante dei social media ha rilevato che Instagram ha peggiorato i problemi di immagine corporea per una ragazza adolescente su tre e tutti gli utenti adolescenti dell'app lo hanno collegato a esperienze di ansia e depressione. Non è la prima prova dei danni dei social media. I gruppi di controllo hanno identificato Facebook e Instagram come strade per il cyberbullismo e i rapporti hanno collegato TikTok a comportamenti pericolosi e antisociali, tra cui una recente ondata di vandalismo scolastico» (2).
Foto di Hello I'm Nik su Unsplash |
A questi permanenti danni – che bisogna ricordare: non sono un’invenzione dei social media, ma i social media sono una mezzo permettono di ampliare ancora di più l’odio e il bullismo che è, sfortunatamente, sempre esistito – bisogna aggiungere anche che i media hanno cambiato anche la modalità di comunicare tra le persone, molte volte impedendo di lottare faccia a faccia con la realtà o con i problemi. Molte amicizie terminano tramite messaggi o bloccando, durante le uscite tra gruppi – qualsiasi sia l’età, in quanto non ci troviamo solamente a parlare di un problema dei giovani – possiamo notare l’esistenza di un silenzio assordante coperto esclusivamente dai tasti del telefono premuti in continuazione o delle assidue notifiche. Ritornando ad uno dei primi articoli citati nel primo paragrafo, Gli effetti indesiderati dei social network, possiamo infatti leggere come il problema è riscontrato anche qui: «I social sono accusati di aver manipolato e cambiato le regole di base di interazione sociale, provocando gravi distaccamenti dalla vita reale e isolamento di molte persone, inducendo dipendenza» (3).
Quello che però molte volte ci si scorda è che sì, giustamente i media ci permettono di far entrare in contatto così tante persone da arrivare a parlare di cyberbullismo e situazioni negative che la nostra società – e noi in quanto membri – dobbiamo combattere assiduamente, ma siamo di fronte anche ad una medaglia con due facce e l’altra faccia è che i social media molte volte sono l’unico mezzo che possa permettere ad alcune persone di entrare in contatto con chi vive le sue stesse esperienze, persone che purtroppo, al di fuori dei social media non incontrerebbero e ciò si traduce anche con l’impossibilità di scoprirsi.
Il mio articolo si riferisce proprio a questo argomento, specialmente in una settimana importante per moltɘ che, se non fosse stato per Internet, non si sarebbe compresɘ. Questo vale per chiunque rientra in una minoranza, ma in questo caso mi riferisco direttamente alle persone transgender (ma anche generalmente alla comunità LGBTQ+) in quanto dal 13 al 19 novembre viene celebrata la Transgender Awareness Week (ossia la settimana della consapevolezza transgender), precedente alla Giornata della Memoria Transgender (20 novembre), per sensibilizzare riguardo a una parte della nostra società che molte volte purtroppo non trova molto sostegno.
Foto di Margaux Bellott su Unsplash |
De Leo continua «La situazione è sostanzialmente omogenea in tutta Europa e negli Stati Uniti: la conquista degli spazi urbani da parte dei network lesbici e queer viene presentata nel dibattito pubblico come la traduzione iconicamente più efficace delle posizioni guadagnate dal primo femminismo (accesso delle donne alle università, legislazioni sul lavoro femminile) e, soprattutto, di quelle rivendicate e non ancora raggiunte (accesso alle professioni e diritto di voto). Anche Berlino offre a inizio secolo una scena alquanto vivace: già nel 1905 è segnalato un locale lesbico, Goldene Kugel, e nella città si tengono balli che almeno con cadenza settimanale intrattengono una clientela lesbica e queer spesso in abiti maschili» (5). I balli queer diventano così famosi da divenire un interesse anche per i turisti e le turiste – anche se vi partecipavano con una visione negativa – ma essi non hanno solo funzione di intrattenimento per le persone cisgender ed eterosessuali e non nascono per tale pubblico, bensì «costituiscono un momento significativo nel processo di coesione della comunità LGBT+ stessa. È, per esempio, in questo contesto che fa per la prima volta la sua apparizione l’espressione “coming out”: si tratta dell’appropriazione scherzosa dell’espressione usata per riferirsi alla formale introduzione della debuttante in società, nota appunto come “coming out into society”» (6).
Maya Di Leo; Fonte: Donna Moderna |
Sì, i social sono orribili, un inferno mediatico dove chiunque può diventare vittima e carnefice, ma è anche il luogo dove le persone che non hanno la possibilità di connettersi – perché la nostra società ciseteronormativa non ne dà l’opportunità e anzi ne distrugge ogni lontano avvenimento – ora possono. Non per nulla si chiama rete internet, perché permette di creare fili e connessioni tra persone che hanno la necessità di avere una vera connessione, con persone che hanno la necessità di non sentire più il loro deadname, di poter usare i loro pronomi invece di essere misgenderatɘ ogni giorno, di poter essere sé.
Foto di Alexander Grey su Unsplash |
Bibliografia:
- Web 4 Human, Gli effetti indesiderati dei social network, https://www.web4human.it/blog/web-per-tutti/come-usare-i-social/social-network-effetti-negativi, 16 dicembre 2017;
- Columbia, Just How Harmful Is Social Media? Our Experts Weigh-In, https://www.publichealth.columbia.edu/public-health-now/news/just-how-harmful-social-media-our-experts-weigh , 27 settembre 2021
- Cfr. Nota 1
- De Leo Maya, Queer. Storia culturale della comunità lgbtq+, Giulio Einaudi Editore, 2022, pagina 16
- Ivi, pagina 68
- Ivi, pagina 79
- Michele Ibarra in «Psychology Today», The Influence of Social Media for Trans Youth. The Internet can add positivity to trans teens' lives but it has negatives too, https://www.psychologytoday.com/us/blog/connected/201909/the-influence-social-media-trans-youth , 13 settembre 2019
- AmbiguiT, Benefits of Social Media for Trans Folk, https://youtu.be/UeJksoJZV58 , 15 maggio 2015
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