Di Luca Martinelli
1. Ricapitoliamo: Giorgia Meloni è il primo premier donna. Il suo partito, di ispirazione post-fascista, ha vinto le elezioni. La seconda carica dello stato è ricoperta da un neofascista dichiarato. La terza carica dello stato è ricoperta da un’estremista cattolico. Insomma, lo scenario non è dei più rosei, lo definirei piuttosto…nero.Altri piccoli dati: l’astensionismo ha raggiunto percentuali mai viste e il centrosinistra ha ottenuto il peggior risultato dal Dopoguerra. Il centro-centro-centro sinistra come diceva qualcuno in tempi di Berlusconismo. Qualcosa fa pensare che, piuttosto che trovarci in un paese con un elettorato dichiaratamente Meloniano, ci troviamo in un paese con un elettorato stremato da due anni di pandemia e poco più di mezzo anno di guerra (con annesse conseguenze). Ultimi piccoli dati: secondo gli Exit Pool-Rai Fratelli d’Italia risulta essere il terzo partito più votato con una percentuale del 15 percento (il Pd, più votato, raggiunge il 20 percento), e risulta essere il partito più votato nelle classi popolari. Non risulta essere il partito più votato dagli over 65. Ciò comporta due cose: il fatto che Fratelli d’Italia sia riuscito ad essere un partito transgenerazionale, interclassista, con una narrazione che elimina il conflitto sociale all’interno del paese (il nemico è sempre individuabile all’esterno, il paese deve essere unito e saldo).
2.La speranza è una trappola inventata dai padroni diceva lucidamente Monicelli nella sua intervista a Raiperunanotte nel 2011. In effetti sperare in questa situazione risulta particolarmente difficile. E diciamolo tranquillamente, la rassegnazione ha investito completamente anche me come individuo, riducendomi sempre di più ad una sorta di Oblomov lombardo trapiantato in Emilia Paranoica Dio solo sa il perché. Non è tanto il fatto di avere una postfascista al governo a turbarmi, ma la domanda necessaria che si pone successivamente: che cosa vuol dire esprimere un dissenso oggi?
3.Un altro fatto di attualità di questi giorni- forse sin troppo chiacchierato – è stato il lancio della zuppa contro i Girasoli di Van Gogh a Londra. Le due ragazze fanno parte del gruppo attivistico Just stop oil. La cosa che mi ha rattristato è stata la mia personale incapacità in ogni modo di provare empatia verso il loro gesto. Non perché non apprezzi l’attivismo performativo radicale, ma per la mia incapacità di comprendere il gesto stesso. Essere cresciuti nel mito di Sinéad O’Connor che strappa la foto di Giovanni Paolo II al Saturday Night Live non aiuta. Trovo una differenza tra i due gesti, guardando attentamente i due video, la pagina Instagram di Just Stop Oil, i riferimenti culturali dei due gesti, che forse spiega il tutto: le due ragazze sono una Presenza. Il gesto si annulla di fronte alle loro parole sull’arte (Preferite l’arte o la vita?): il significato del gesto si perde nell’atto stesso, nella mediatizzazione cercata e voluta del gesto. Il gesto perde completamente di senso. La O’Connor invece canta War di Bob Marley, ne cambia le parole, strappa la foto del papa: nel farlo, decide di fare contemporaneamente un atto creativo ed un atto distruttivo. E nel farlo si può vedere come centrale è lo strappo della foto, ed il significato di quello strappo così violento supera lo strappo stesso. La O’Connor in tutto ciò è marginale. Inoltre, ci sono le conseguenze: le due attiviste hanno ricevuto attenzioni da tutto il mondo ed hanno avuto la possibilità di spiegarsi in diverse dirette Zoom, la O’Connor viene un mese dopo fischiata da parte di tutto il pubblico al Madison Square Garden al concerto in onore dei 30 anni di carriera di Bob Dylan.
4. Su una nota pagina Instagram italiana di cui non farò il nome è comparso il concetto di Solastalgia. Questo termine sarebbe la combinazione di solacium (comfort) e algia (dolore, sofferenza). Quello che mi colpisce è che è un concetto, a ben pensare, estremamente individualista: il solacium fa necessariamente parte di un mondo privato, in quanto riguarda la sfera del comfort, e, conseguentemente, del feeling. È un concetto che fa riferimento non più ad una politica basata su concetti universalistici quali potrebbe essere- esempio stupido- un reddito universale di cittadinanza. Fa riferimento a come sta un individuo, un parametro che annulla ogni pretesa di oggettività ed avanza una pretesa di soggettivismo assoluto. Il sogno di ogni neoliberista che si rispetti.
5. C’è una bellissima parola in latino che è Adversus. Che significa l’essere contrari a qualcosa ed allo stesso tempo contrapposti, nel senso più spaziale del termine. Bisogna quindi essere avversi. Gli scenari che ci si propongono non sono i più rosei: giustamente diversi movimenti femministi sono scesi in piazza protestando nel nome del diritto all’aborto, diritto che potrebbe essere messo in discussione dal nuovo governo. Un nuovo governo che si avvale di miti: quello del Merito, del Made in Italy, della Sovranità Alimentare, del Mare, della Maternità. Che, come ci insegnava Furio Jesi, rimangono come Idee senza parole, quindi vuote. La cultura di destra è la cultura del vuoto che si nasconde dietro ad ogni valore espresso con la lettera maiuscola.
6. C’è un libro bellissimo di Saint Exupery che si chiama Volo di notte. I due personaggi principali di questo libro sono Rivière e Fabien. Hanno un carattere completamente opposto, ma sono consapevoli di una cosa: la sconfitta di pochi può significare la vittoria di molti. Per andare al di là della notte bisogna affrontare il buio, la caduta. Affinché un giorno tutti gli aerei possano volare bisogna compiere delle scelte, assumersi il peso di queste scelte. In tal modo tutti i ponti vengono costruiti(e no, non c’è un riferimento a fantomatici ponti tra Sicilia e Calabria e nemmeno all’Ingegner Cane).
7. La stessa pagina Instagram del punto 4. sosteneva che oggi servono atti dimostrativi radicali. Ed è una cosa non vera. Più che vera. Ma gli atti dimostrativi radicali richiedono tre cose: la piena responsabilità dell’azione, l’accettazione delle conseguenze negative di tale azione ed il rifiuto di qualsiasi culto dell’individualismo. Che significa, in termini vagamente sartriani, non farlo per sé ma per gli altri. I partigiani, di qualunque colore fossero, non combattevano per sé stessi, ma perché altri potessero avere una vita migliore. Le conseguenze che numerosi partigiani hanno subito le sappiamo tutti. Questo non vuol dire che bisogna immolarsi nel nome del Governo Meloni. Significa che essere avversi ha come possibile conseguenza la sofferenza, ed il dissenso non lo si fa nel nome di sé stessi, ma per altri. Questa è l’unica possibile via di uscita alla trappola della speranza che vedo.
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