Di Leonardo Bratti
Notai subito qualcosa di strano: perché un film con ben 5 candidature, e quindi, si potrebbe dire, uno dei “big” di quest’anno, non compariva poi anche in miglior film o miglior sceneggiatura, come spesso accade per candidati di questo calibro? La risposta era semplice, ma avrei dovuto guardare il film per scoprirlo. In ogni caso, il mio amore per la Davis e l’interesse per l’ultima apparizione cinematografica di Chadwick Boseman, prima della sua prematura scomparsa, mi convinsero a premere play.
La trama del film è molto semplice (e forse anche troppo).
È il 1927, gli Stati Uniti sono nel pieno del loro sviluppo industriale e la regina del blues Ma Rainey e la sua band si trovano in uno studio di registrazione di Chicago per incidere un nuovo disco. Ma tensioni crescenti e una serie di ostacoli renderanno l’impresa quasi impossibile, facendo emergere la tragica situazione di discriminazione razziale che caratterizza passato e presente in America.
È innegabile che sia Viola Davis, nei panni della cantante afroamericana, sia Chadwick Boseman, un giovane trombettista esuberante e ribelle, abbiano fatto un ottimo lavoro, tanto da meritarsi le candidature. Eppure, c’è qualcosa che non va con Ma Rainey’s Black Bottom. Semplicemente, non è un bel film. La narrazione è ferma, la trama prevedibile e quasi inesistente. In un contesto del genere, i personaggi, sebbene interpretati magnificamente, non riescono a coinvolgere e affascinare il pubblico.
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Chadwick Boseman in una scena del film |
Decisi allora di fare qualche ricerca sul film, per capire che cosa avesse spinto il regista George C. Wolfe verso scelte così… Anti-cinematografiche.
E trovai subito la risposta: il film è l’adattamento dell’omonima opera teatrale del 1984 di August Wilson. Come pellicola, quindi, si pone al fianco di Barriere (Fences, 2016), tratta anch’essa da un atto unico di Wilson e con interprete Viola Davis, che in quel caso vinse lo stesso Oscar a cui è stata nominata quest’anno. I due film, in effetti, condividono gli stessi punti di forza e le stesse debolezze: da una parte, grandi interpretazioni e un messaggio che merita di essere portato al cinema; dall’altra, immobilità, prevedibilità, noia (molto meno nel caso di Barriere, perché almeno lì il tempo passava).
Il problema principale sta nel passaggio da opera teatrale, e dunque pensata e creata per il teatro, a opera cinematografica, soprattutto quando vengono eseguiti pochi cambiamenti.
Ora, io non ho mai avuto la fortuna di vedere Ma Rainey’s Black Bottom a teatro, ma se provo ad immaginare quanto visto nel film rappresentato su un palcoscenico, il risultato mi sembra molto più soddisfacente. Il teatro ha bisogno di uno spazio e di un tempo ben definiti, soprattutto quando si tratta di atti unici, come in questo caso. È quindi necessario riassumere passato e futuro dei personaggi in un unico istante, in un unico luogo, e attraverso questi raccontare la storia e il messaggio ad essa legato. Questa è la più grande limitazione del teatro e, al tempo stesso, la sua più grande forza: la performance dal vivo rende incredibilmente più facile coinvolgere lo spettatore, anche se la scena non si muove.
Il cinema invece è tutta un’altra roba. Bellissima, ma tutta diversa: il rapido alternarsi di spazi e tempi diversi, il punto di vista sempre in movimento, suoni, colori, effetti speciali, sopperiscono tutti alla sua più grande limitazione: la separazione di interpreti e spettatori attraverso uno schermo (e dopo un anno di pandemia, sappiamo tutti quanto può fare la differenza). Insomma, bisogna trovare altri espedienti per garantire lo stesso livello di coinvolgimento di uno spettacolo dal vivo.
Dall’abissale differenza tra queste due forme d’arte, troppo spesso erroneamente accomunate, è facile capire dove sbaglia Ma Rainey’s Black Bottom: il film prende la più grande debolezza del teatro, la fissità scenica, e la sposa con la più grande debolezza del cinema, lo schermo, creando un mix tedioso e poco coinvolgente.
Purtroppo, dopo un disastro del genere, l’interpretazione degli attori non basta per salvare il risultato.
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