Perché le nuove generazioni dovrebbero conoscere Lelio Luttazzi
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Di Alessandra Vita
Avete mai sentito canzoni come Una zebra a pois cantata da Mina o Vecchia America cantata dal Quartetto Cetra? Vi siete mai chiesti chi le abbia scritte? Ebbene, l'autore di queste canzoni altri non è se non Lelio Luttazzi. Luttazzi è, a mio avviso, uno degli artisti migliori che l'Italia abbia avuto, perciò mi dispiace vedere come molti miei coetanei non lo conoscano.
Scoprii questo personaggio qualche anno fa, quando (forse su Rai Storia) ogni sera andavano in onda le repliche delle edizioni dal '67 al '70 di Ieri e oggi, una trasmissione di varietà condotta per l'appunto da Lelio Luttazzi. Avevo circa 10 anni, non avevo mai sentito parlare di questo artista, eppure mi fece subito simpatia.
Il suo personaggio infatti rappresentava qualcosa che non si vedeva spesso in televisione: era sempre elegante ma aveva una punta di ironia di fondo, era un conduttore professionale ma che sapeva suonare il piano e cantare meravigliosamente; era spesso protagonista di sketch musicali un po' demenziali in cui però riusciva a far emergere tutto il suo talento. In più era sempre umile e sorridente: in ogni sua trasmissione si vedeva che stava in primis divertendosi lui e riusciva a creare un'atmosfera da chiacchierata con amici.
Perché ne parlo proprio oggi? Ebbene, oggi sono passati 11 anni dalla sua scomparsa: per cui quale migliore occasione per far conoscere anche ai più giovani il re italiano dello swing?
La sua storia da artista poliedrico è molto particolare e credo potrà essere di ispirazione per tutti i miei coetanei che si sentono un po' persi.
Mina e Lelio Luttazzi a Studio 1
La biografia di Lelio è davvero degna di un film.
Triestino, nasce nel 1923 dall'unione tra la maestra Sidonia Semani e Mario Luttazzi. Mario muore quando ha solo trent'anni a causa di una tubercolosi ossea che aveva contratto al fronte e di cui non si era subito accorto. Lelio dunque rimane orfano di padre quando ha solo tre anni e viene cresciuto dalla madre. Ma è proprio da Mario che il giovane Lelio eredita la passione per la musica: egli infatti suonava la chitarra e il violino e, nell'ultimo anno della sua vita, raccomanda alla moglie di far studiare a loro figlio la musica. Sidonia dunque compra un piccolo piano di seconda mano e manda il figlio a studiare musica dal parroco di Prosecco, don Križman.
Lelio studia insieme a don Križman per sei mesi, poi un po' per pigrizia e un po' per la sua poca predisposizione allo studio, a 8 anni comincia a esercitarsi al piano da autodidatta, andando a orecchio.
All'università Lelio studia giurisprudenza, ma è una facoltà che non lo appassiona e riesce a dare solo un paio di esami. Intanto insieme a I Gatti Selvatici, una sua band, accompagna al piano il cantante Ernesto Bonino: quest'ultimo rimane estasiato dal suo talento e gli chiede di scrivere una canzone per lui. Lelio dunque scrive Il Giovanotto Matto, segnandosi il testo proprio sul libro di diritto privato. La canzone è un successo e con i soldi della SIAE il musicista triestino decide di dedicarsi alla musica a tempo pieno.
Ernesto Bonino canta Il giovanotto matto
Nel 1948 Lelio viene chiamato a Milano da Teddy Reno, suo concittadino e cantante, che lo fa lavorare per la CGD come direttore artistico. Il pianista scrive per lui Troppo tardi e Muleta mia. Nel 1950 a Torino Lelio dirige l'orchestra della Rai, rivoluzionandola creando per la prima volta un'orchestra ad archi ritmica.
La carriera di Luttazzi è poi indissolubile dallo sviluppo del teatro di varietà. Quando Garinei e Giovannini gli chiedono di scrivere un pezzo da inserire nella rivista Gran Baldoria, Lelio scrive testo e musica di Vecchia America, cantata alla prima al Teatro Nuovo di Milano dal Quartetto Cetra. Il successo riscosso è tale che Luttazzi inizia un sodalizio artistico con Scarnicci e Tarabusi e incomincia a musicare vari spettacoli di rivista.
Lelio Luttazzi canta e suona Vecchia America
Nel 1953 si trasferisce a Roma e partecipa alla trasmissione radiofonica condotta da Mike Bongiorno Motivo in maschera: qui Lelio deve arrangiare delle canzoni più o meno popolari rendendole irriconoscibili per il pubblico, e gli spettatori da casa devono partecipare al quiz cercando di risalire alla canzone originale. Col suo talento e la sua personalità Luttazzi conquista subito il cuore degli italiani.
Nel 1955 Lelio debutta in televisione come direttore d'orchestra nel programma Musica in vacanza, riuscendo ancora a portare il jazz nelle case degli italiani. La televisione inizia ad accorgersi delle grandi capacità comunicative del pianista, di come riuscisse a mettere a suo agio ogni ospite e di quanto talento avesse nell'improvvisare.
Nel 1960 intanto egli partecipa al programma Sentimentale e scrive per una giovane Mina la celebre Una zebra a pois, che viene cantata proprio in quella trasmissione. Una zebra a pois è una canzone ironica, surreale, nuova, perfettamente in linea con ciò che rappresentava Mina.
Mina canta Una zebra a pois
E poi nel 1961 Lelio decide di mettersi in gioco anche come interprete con la sempre ironica canzone Canto (anche se sono stonato). Questa canzone è un po' un simbolo: Luttazzi non si è mai sentito un grande cantante o un pianista particolarmente geniale e invece aveva una voce calda, molto espressiva e riusciva a creare piccoli capolavori. Dopo Canto (anche se sono stonato), Lelio Luttazzi scrive e interpreta altri capolavori quali Legata ad uno scoglio, Chiedimi tutto, El can de Trieste e Ritorno a Trieste, queste ultime dedicate alla sua città alla quale si sentirà sempre legato nonostante i continui spostamenti.
Lelio Luttazzi in Canto (anche se sono stonato)
Ma oltre a essere un musicista Lelio è stato anche attore (e compositore di diverse colonne sonore): il film più celebre in cui ha recitato è forseL'avventura di Antonioni. Lelio non era consapevole di star prendendo parte a un capolavoro finché non è stato riconosciuto per strada a New York come "quello che era in L'Avventura".
Intanto nel 1963 incomincia definitivamente la sua carriera da presentatore televisivo con la trasmissione Il paroliere, questo sconosciuto e sceglie come valletta proprio una giovanissima Raffaella Carrà, al suo primo programma in tv. Ancora Lelio intrattiene il pubblico con sketch musicali, ospiti e dirigendo l'orchestra.
La fortuna di Luttazzi risiede proprio nella sua incantevole capacità di condurre programmi di varietà riuscendo sempre a brillare per originalità, ironia e semplicità,talvolta concedendosi qualche critica alla televisione. Lelio diventa così il volto di Studio 1 per qualche edizione insieme a Mina, e poi di altre fortunate trasmissioni quali Doppia coppia, la prima edizione di Teatro 10e infineIeri e oggi, dal 1967 al 1970.
Lelio Luttazzi e Alberto Lupo a Teatro 10 nel 1964
E qui purtroppo si apre una pagina spiacevole per la carriera di Luttazzi. Nel 1970 a causa di Walter Chiari e di una intercettazione telefonica fraintesa, Lelio Luttazzi viene arrestato ingiustamente con l'accusa di spaccio di droga. Dopo 27 giorni nel carcere di Regina Coeli viene prosciolto ma a causa di questo errore giudiziario ormai gli è stata fatta terra bruciata in televisione. Lelio si sposta di nuovo in radio e racconta la sua esperienza nel romanzo Operazione Montecristo e nel suo unico film da regista, L'illazione, trasmesso postumo.
Nel 2012 sempre postumo esce il libro L'erotismo di Oberdan Baciro, scritto da Lelio Luttazzi: qui il re dello swing sempre ironico ma elegante diventa spudorato ed esplicito, mostrandoci un'altra delle mille sfaccettature di questo straordinario artista.
Una delle sue ultime apparizioni in tv risale al 2009 quando a Sanremo accompagna una giovane Arisa nel brano Sincerità.
La vita di Lelio è stata poliedrica come lui. Luttazzi ha fatto davvero la storia della musica e dell'intrattenimento italiano, nonostante fosse partito dal niente e nonostante avesse un modo di vivere che si allontanava dalle convenzioni sociali. Lelio Luttazzi ci insegna che l'importante è sempre mettersi in gioco, seguire le proprie passioni anche se questo vuol dire assumersi un rischio e soprattutto cercare di vivere la vita come si vuole e non come altri la vorrebbero per noi. E per tutto quello che ci ha dato non possiamo far altro che ringraziarlo.
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