Lolita: tra lo scandalo e l'amore per la letteratura

Di Nicole Mazzucato

Al grande pubblico, lo scrittore russo-americano Vladimir Nabokov è noto per un’opera controversa, Lolita. Si tratta della confessione scritta dell’amore del professore Humbert Humbert per la ragazzina vivace Lolita.

Sue Lyon nel film Lolita (1962)

Il romanzo, uscito a settembre 1955, ha una storia editoriale controversa, caratterizzata da scandalo e scalpore fino alla popolarità su scala mondiale. 
Nabokov ha proposto la propria opera prima ad una casa editrice americana che ne ha rifiutato la pubblicazione. L’autore ha gettato, dunque, l’amo nel vecchio continente finché l’Olimpia Press, solita pubblicare romanzi erotici, ne ha stampato le prime copie. 

L’aura scandalosa di Lolita si muove su diversi piani: il primo è l’esplicito rapporto, sul filo della pedofilia, tra Humbert Humbert, un adulto, e un’adolescente Dolores Haze (il vero nome di Lolita). 
Il secondo, invece, riguarda la critica aspra nei confronti della società americana tra gli anni Quaranta e Cinquanta: il boom economico post conflitto mondiale ha evidenziato l’ascesa degli Stati Uniti d’America e l’orizzonte del sogno americano. Questo aspetto ha, quindi, portato il pubblico statunitense e i recensori più accaniti a schierarsi contro la poetica nabokoviana, invece accolta dal lungometraggio di Stanley Kubrick Lolita (1962) in cui Nabokov partecipa alla stesura della sceneggiatura. 

Il clamore del romanzo e le critiche aspre rivolte soprattutto nei confronti dell’autore induce Nabokov a redarre un piccolo pamphlet in conclusione della ristampa americana “A proposito di un libro intitolato Lolita”. Nel breve intervento, Nabokov cerca di smarcarsi dai suoi detrattori esplicitando l’odio per il protagonista da lui inventato, l’assoluta condanna delle sue azioni e il vero intento della sua opera. 

James Mason in Lolita (1962)

L’autore aveva da poco (come da lui affermato) “divorziato” dalla lingua russa per l’abbraccio di quella inglese, molto meno flessibile della madrelingua, ma più propensa ai giochi di parole e agli inganni. Lolita è il compimento di quell’esperimento iniziato con La vera vita di Sebastian Knight (1941) in cui le parole si intrecciano in un complesso gioco, da indovinello fino alla disgregazione degli stessi personaggi, e la conclusiva parodia. 
Humbert Humbert, in effetti, è una parodia dei grandi “eroi” del romanzo realista, l’uomo tutto d’un pezzo, aderente alla società e al suo ruolo. La forma stessa dell’opera, ovvero la confessione, è la parodia di uno dei più grandi romanzi russi, Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij; l’intera opera è l’insieme di un elogio alla lingua inglese e alla sua versatilità nell’inganno al lettore e una satira sia al genere letterario scelto sia alla società descritta.

Jeremy Irons in Lolita (1997)

Il “perché” per il quale i lettori del tempo sono stati annebbiati dalla trama era molto chiaro a Nabokov, che in Intransigenze, espone l’errore in cui tutti sono caduti: le vicende narrate rispecchiano la realtà di chi le ha scritte e di chi le ha pubblicate. Le affinità tra l’autore e il personaggio di Humbert Humbert sono innumerevoli, a partire dalla professione: Nabokov è professore di letteratura all’università di Cornell, alcuni interessi come la natura e le opere d’arte sono simili come il modo di esprimersi. 
L’autore russo incalzato da un intervistatore afferma che la maggior parte dei suoi personaggi presentano tratti a lui comuni, ma nel corso della trama assumono caratteri diversi e indipendenti dalla mano che li ha creati nella direzione del caos, fino alla loro scomparsa tra le caselle di una scacchiera. Gli scacchi, gioco amato dall’autore russo, sono la metafora dei suoi romanzi fino allo stretching estremo: da una scacchiera ad un prisma in cui nemmeno i singoli individui finzionali si riconoscono nelle proprie azioni

Le critiche mosse a Lolita non fermano Nabokov che descrive pochi anni dopo in Ada o ardore un rapporto incestuoso tra sorella e fratello; l’immensità dell’opera non ha però sconvolto i recensori diventati consapevoli della poetica nabokoviana e della sua complessità. 
Il “leggere e il guardare oltre” il contenuto è il ritornello della produzione di Nabokov: ogni singola parola viene ponderata, ogni singolo dettaglio deve essere considerato al di là della trama. Gli eventi narrati costituiscono il contesto di una struttura costruita su misura ad un nucleo che a volte nasconde una verità riguardo ad un frammento della realtà. 

Jeremy Irons e Dominique Swain in Lolita (1997)

I mondi costruiti da Nabokov sono “il mondo” assemblato da queste piccole verità; in Lolita il gioco e la satira costituiscono la cornice di un ritratto assoluto e variopinto di una società che nasconde povertà, violenza, carnalità e amoralità. La morale non è quindi sintomo di interpretazione nelle opere di Nabokov: la realtà è un insieme di infinite propagazioni dell’uomo che può essere colta in frammenti mutabili e ingannevoli. 

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