Graphic Nouvelle 1. "Watchmen": l'approssimarsi di un'Apocalisse

Di Luca Martinelli 

Introduco oggi questa rubrica sui Graphic Novel: Graphic Nouvelle. Ammetto di dovere fare una doverosa premessa: non sono un esperto di Graphic Novel. Per orientarmi in questo mondo ho ancora bisogno di guide: queste sono persone amiche o amate, persone che bene o male mi hanno portato negli ultimi mesi ad approcciarmi a un nuovo tipo di testo, ma soprattutto a solleticare ancora una volta la mia morbosa curiosità. A tutte queste persone devo un grazie.


Ma che cosa è un Graphic Novel? Dicasi Graphic Novel-secondo l’enciclopedia Treccani-una storia illustrata a cavallo tra il giornalismo, la narrativa e il fumetto, generalmente indirizzata al pubblico adulto. La definizione appare tuttavia problematica: le storie illustrate esistono dall’alba dei tempi (venivano illustrati i manoscritti trecenteschi!) e non necessariamente la Graphic Novel è più adulta rispetto al comune fumetto. Graphic Novel è Zerocalcare così come lo è Gipi: il pubblico di riferimento è estremamente diverso. Non si può inoltre trovare nell’essere “storia autoconclusiva” un riferimento per identificare il testo come romanzo grafico: A contract with God si presenta come Graphic Novel, ma di fatto sono quattro brevi racconti dello stesso fumettista. Ci troviamo dunque di fronte a testi ibridi, che prevedono nella nostra fruizione da utenti una grande elasticità mentale ed una grande curiosità. 

La data di nascita di questa forma è dubbia: molti la fanno risalire al già citato A contract with God di Will Eisner del 1978, ma in Europa già si parlava di romanzo grafico con Luca Raffaelli e Hugo Pratt con l’opera La rivolta dei racchi. Dobbiamo inoltre un grazie per lo sviluppo del genere - e per la nobilitazione dello stesso - a Umberto Eco, il noto semiologo che si occupò a lungo di fumetti e Graphic Novel nei suoi saggi a partire dallo scritto del 1962 Superman coltiva la nostra pigrizia.


WATCHMEN

Scritto da Alan Moore, illustrato da Dave Gibbons e colorato da John Higgins
Edito: negli Usa dalla DC in 12 episodi, in Italia da Rizzoli.
Genere: supereroistico
Pubblico: adulto 
Difficoltà: alta
Tempo di lettura: ca 12 giorni.


Ho deciso, per iniziare questa rubrica, di scrivere subito su una pietra miliare del genere: Watchmen. Ho approcciato la lettura di Watchmen dopo diverse altre letture di diversi Graphic Novel dei più disparati ambienti culturali. Provavo prima quel sano timore reverenziale che si prova di fronte a un’opera che pur poggiando su una radice piuttosto semplice - la trama non è complessa - va ad estendere i suoi rami in infinite direzioni. Solo dopo qualche mese ho sentito che il momento giusto era arrivato. 

E dopo le prime pagine, una prima scoperta: il momento giusto per Watchmen non esiste. L’opera si pone volutamente come titanica, piena di simbolismi, con un disegno densissimo all’interno cui ogni particolare fa la differenza. L’ho letto rileggendo i capitoli per due volte e sono certo di non avere colto diversi dettagli. Va bene così.

Trama

In un ucronico 1985,  un eroe mascherato detto “Il comico” viene misteriosamente ucciso, uno, il Dr. Manhattan,  viene indotto all’allontanamento dalla terra e un altro, Rorschach, viene arrestato in una particolare retata. Tutto fa pensare al complotto contro i controllori, eroi mascherati messi ormai fuorilegge da un decreto-legge del 1978. Nel mentre le truppe sovietiche invadono l’Afghanistan e minacciano di invadere il Pakistan: il presidente Nixon, ormai al quinto mandato, è pronto a sferrare il suo arsenale nucleare. La terza guerra mondiale è sempre più vicina e l’orologio dell’Apocalisse si approssima sempre di più alla mezzanotte. L’unica cosa da fare è rimettersi la maschera e cercare una verità che pare nascosta tra i ghiacci…

La prima considerazione che si può fare di Watchmen è che va ad inserirsi in una serie di riflessioni artistico-letterarie sul ruolo della giustizia all’interno della società. John Wayne nell’ultima scena di The Searchers di John Ford, dopo avere avuto sostanzialmente il ruolo della legge per tutto il film, quando si allontana dalla casa, fulcro dell’azione del film e archetipo della narrazione western, riporta la quiete e la giustizia. Tuttavia, egli non chiude la porta, lasciandola quindi aperta al perturbante.
Robert de Niro in Taxi Driver nella celebre inquadratura dello specchietto dopo avere fatto giustizia della feccia manifesta ancora segni di follia. Egli vuole ancora uccidere nel nome del suo folle ideale di giustizia individualistica.

E in Watchmen? Nel fumetto gli eroi mascherati (di supereroico hanno ben poco) tentano tutti di andare al di là del bene e del male, nel nome di un’etica personale che non sempre coincide con una morale condivisa. Chi va alla ricerca di un’etica comunitaria, lo farà attraverso l’inganno, l’ipocrisia, la meschinità. Il supereroe in Watchmen è ingabbiato nell’oscurità del tempo, non può fare nulla contro l’inevitabile approssimarsi dell’Apocalisse.



Nemmeno il Dr. Manhattan, una sorta di Dio capace di conoscere il mondo molecolare, unico vero supereroe del romanzo in quanto dotato di superpoteri è esente da questa battaglia personale. La Verità nasconde sempre il cinismo o, in ogni caso, una lacerazione, che sia a livello microscopico che a livello macroscopico: tanto il mondo famigliare quando l’universo politico sono acidamente corrosi. 

Ma la possibilità di rifiutare il mondo è anch’essa interdetta: per quanto l’umano sia sempre considerato nelle sue bassezze, nell’incapacità di agire secondo giustizia, non manca mai un accenno di pietà. Che rimane un accenno, in quanto spesso si confonde col rancore. Per quanto i colori di Watchmen sono il nero della notte ed il rosso del sangue, forse la verità sta nelle macchie di Rorschach (altro personaggio decisivo): un cappuccio bianco con delle macchie di inchiostro a nascondere una pelle sciupata dagli anni.

Ma Watchmen non è solo un fumetto ad alto tasso filosofico: è anche e soprattutto un esperimento narrativo. Troviamo al suo interno infatti un metafumetto, I Racconti del Vascello Nero, che ricorda vagamente la Ballata dell’antico marinaio di Coleridge, che si presenta ai nostri occhi come una sorta di profezia di quel che accadrà dopo nel fumetto: una finzione che svela un'altra finzione - ma senza che noi lettori ce ne accorgiamo. Così come il diario di Rorchschach è sia una lente d’ingrandimento sulla storia, sia un possibile sviluppo ulteriore della storia stessa. Il flusso di coscienza per immagini è largamente usato, sperimentato forse su questo testo per la prima volta. Il materiale tra un capitolo e l’altro poi mostra la fantasia di Moore: l’approfondimento sui personaggi si trasforma spesso in una scrittura saggistica, giornalistica, una finzione di cui l’autore gode per generare altri labirinti, altri cortocircuiti.

Cortocircuiti su cui effettivamente tutta l’opera si basa: non può essere altrimenti in un’opera che ha nel suo centro il tempo che inevitabilmente scorre: tanto è vero che si scorge in diverse vignette l’immagine di un orologio (watch, ma anche un to watch, guardare per controllare), come a suggerirci che il vero nemico contro cui combattere è proprio questo. Numerosi sono infatti i riferimenti alla temporalità, alla contemporaneità e ad un senso di angosciosa attesa. 


Concludendo, do un piccolo consiglio: non leggere a fiume l’opera di Moore come solitamente si fa (ed effettivamente il flusso di immagini sembra indicare un tempo di lettura rapidissimo) ma di concentrarsi su di un capitolo al giorno, per potere assimilare e digerire l’intero complesso di interrogativi che solo un capolavoro può porre.

Ulteriori consigli: se rimaniamo in ambito fumettistico-grafico, From Hell (sempre di Alan Moore), Rusty Brown (di Chris Ware), Batman, The Dark Knights Returns (di Frank Miller). In ambito cinematografico The Searchers (di John Ford), Taxi Driver (di Martin Scorzese), A History of Violence (di David Cronenberg). In ambito romanzesco, è interessante il sottovalutatissimo thriller The Final Reckoning (di Sam Bourne). 

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