Twain a Vignale in Danza: in scena con "Little Something" e "Juliette"

 Di Laura Astarita


Una settimana intensa a Vignale Monferrato per Twain Centro di Produzione Danza: dal 4 all'8 luglio, infatti, la compagnia è stata protagonista della scena del festival "Vignale in Danza" (se non conoscete ancora l'iniziativa, vi suggerisco di recuperare l'intervista alla direttrice artistica Michela Maggiolo).

Durante questo periodo di permanenza nel borgo piemontese la compagnia guidata dalla coreografa e direttrice artistica Loredana Parrella ha incantato ed intrigato il pubblico del festival con due spettacoli frutto di una ricerca prestigiosa, vastissima e in costante evoluzione. I due spettacoli sono Little Something (andato in scena il 7 luglio) e Juliette (l'8 luglio).


Little Something

Little Something è uno spettacolo-metafora: la coreografia accompagnerà la lettura registrata di un monologo tratto dal romanzo breve di François Garagnon, Little Something. Un piccolo sentimento che voleva diventare un amore senza fine. La "favola" racconta della crescita di Little Something, una piccola emozione non ben definita, che però desidera crescere per diventare un grande amore. 

Testo e movimento si sincronizzano armoniosamente sulla scena come un pas de deux, e questa sincronia culminerà nell'istante in cui l'attore Enea Tomei (la voce registrata) entra in scena con un microfono in veste di eremita e continua la sua recitazione dal vivo. Un altro aspetto che emerge dalla coreografia è il rapporto che i danzatori hanno con i props, come nel caso degli assoli di Little Something con dei palloncini o con la boccia del pesce rosso o la palla di neve con la piuma. Si tratta di oggetti molto specifici, e che hanno perciò un valore simbolico particolare e molto caratterizzante: infatti è fondamentale la loro presenza per la comprensione e il ruolo di ogni personaggio, ma anche il loro utilizzo per la realizzazione della coreografia.

Lo stile privilegiato da Parrella per questo spettacolo è principalmente acrobatico: la tecnica eccellente, unita ai costumi colorati e l'effetto della voce registrata restituisce all'intero spettacolo un'atmosfera da sogno ad occhi aperti. Sebbene, però, tutta l'atmosfera giochi sulla metafora, sul sentimento, sull'assurdo onirico, a prevalere nella coreografia è generalmente un elemento narrativo molto concreto. Dietro ogni gesto, dietro ogni piede alzato, pare esserci un'intenzione: il lavoro di Loredana Parrella è quasi stanislavskijano. L'elemento "teatrale", infatti, rende lo spettacolo molto più interessante: nutriente per il cuore e godibile per lo sguardo.

La residenza

Subito dopo che Little Something ha avuto luogo sul palco in Piazza del Popolo, è avvenuta la messinscena di restituzione della residenza di Physical Dance Theatre che Twain Centro di Produzione Danza è stato invitato a tenere a Vignale Monferrato dal 4 al 7 luglio. Vedere Little Something subito prima della coreografia di restituzione fa rendere conto dei diversi elementi in comune tra le due esibizioni: l'influenza di elementi fortemente teatrali, il rapporto tra il lavoro sulla tecnica e quello sulle intenzioni (reso possibile dall'uso della parola e del gesto piuttosto che dal lavoro con gli oggetti), un processo di creazione coreografico al quale i danzatori potessero contribuire attivamente e la valorizzazione del background artistico e culturale di ciascuno dei partecipanti (sfociato, al di fuori della scena addirittura con la consegna di diverse borse di studio ad alcune giovani allieve di danza). 

Questo, naturalmente, per dare un'idea della vastità della ricerca che Twain porta avanti ogni giorno nel Centro di Produzione, ma soprattutto della qualità del linguaggio che questa ricerca va a generare. Una qualità nel risultato, quindi, che deriva dalla qualità di un processo creativo e pedagogico che ha anche a che fare con elementi quali apprendimento ed errore. 

Considerare il valore culturale e artistico dei trascorsi di ciascun danzatore è inoltre, probabilmente, conseguente al lavoro che il gruppo stabile di Twain Centro di Produzione Danza affronta ogni giorno in quanto compagnia internazionale: la valorizzazione delle differenze culturali che diventa, per Parrella, una ricchezza aggiunta per lo spettacolo. 

Juliette

Juliette non è un titolo casuale. Lo spettacolo è molto liberamente tratto da Romeo e Giulietta di Shakespeare, ma nato dalla necessità di non far morire Giulietta. L'intenzione della coreografia infatti è quella di creare una distinzione tra due entità: "Juliette", in francese, e "Giulietta", in italiano. La differenza tra le due è che "Giulietta" (in italiano) è il personaggio letterario che non ha scelta, e da 400 lei è costretta a morire alla fine della tragedia ogni volta che questa viene messa in scena. "Juliette" (in francese, non casualmente, perché l'interprete Caroline Loiseau viene dalla Francia) invece è un personaggio "vivo", più consapevole e lucido, e infatti ha la possibilità di scegliere di non morire. Questo suo libero arbitrio viene rivendicato nel suo monologo, appunto, in lingua francese («sono diventata grande e ora posso decidere per me») e sul suo, in generale, estraniarsi dal destino degli altri personaggi parlando una lingua straniera. Alla fine avviene il confronto tra Juliette e la "Giulietta" vestita di nero: il fantasma di tutte le Giuliette che sono morte prima di lei. Il fatalismo della tragedia non risparmia la vita a nessuno degli altri personaggi: Romeo muore comunque, Mercuzio muore comunque, Tebaldo muore... Juliette, però, sopravvive, e salta giù dal palco lasciando la scena e la sua cupa aura di morte per continuare la sua vita altrove. Qui il rapporto con gli elementi di teatralità è molto più esplicito rispetto che in Little Something: mentre le coreografie dell'altro spettacolo erano più complesse tecnicamente e più liriche nelle intenzioni, in Juliette viene privilegiata la sobrietà e la narrazione immediata alla complessità tecnica. L'uso molto più frequente della parola, come anche la presenza di un attore per tutta la durata dello spettacolo, danno un'impronta molto più da spettacolo teatrale che da spettacolo di danza. Non a caso il motore dell'intero spettacolo è, appunto, affidato ad Aleksandros Memetaj (anche autore della drammaturgia), l'attore, appunto, che interpreta Frate Giovanni. Dal momento in cui entra in scena, Memetaj abbatte infatti la quarta parete e dischiude la vicenda verso uno scenario metateatrale. 

Con l'aiuto alle coreografie di Yoris Petrillo (anche interprete di Mercuzio nello spettacolo) Loredana Parrella crea momenti estremamente potenti nelle coreografie di gruppo e dei pas de deux di alto spessore narrativo: emblematico è il pas de deux tra Romeo e Juliette, che in realtà è un pas de deux "fasullo" per via della presenza di tutti gli altri personaggi presenti sulla scena che manovrano i due giovani innamorati con delle funi. Il destino di tutti coloro che prendono parte alla vicenda è legato provvidenzialmente a quel singolo momento privato della giovane sfortunata coppia di innamorati. Per questo Juliette si rifiuterà di baciare Romeo, nonostante le grida di Mercuzio che le ricorderanno: «Juliette! Sono 400 anni che lui muore per te!». 

Meritevole però è senza dubbio anche il pas de deux dei coniugi Capuleti, dove la malleabilità, la mancanza di autonomia, di lei si contrappone alla rigidità statutaria di lui, per sfociare molto violentemente in una lite: se Romeo e Giulietta parla dell'amore assoluto e puro, Juliette sente la necessità di parlare di temi più attuali come l'impossibilità di amare, la conflittualità dell'amore e l'importanza dell'amor proprio. Viene anche quasi del tutto annullata la tematica del conflitto tra le casate: al contrario di diverse regie della tragedia che vedono i Montecchi e i Capuleti vestiti di colori diversi per rappresentare l'opposizione tra le due famiglie, in Juliette si optano vestiti di lino di colori neutri come bianco, beige o grigio che a malapena mettono in risalto la differenza. Questo perché è molto più interessante la rappresentazione di ciò che unisce tutti personaggi, anziché dividerli: così si scrive un destino, e sempre così lo si mette in scena. 

Per concludere, Twain è una realtà interessante che ha saputo calcare le scene del "Vignale in Danza" con degli spettacoli di gran qualità e aprire le porte della loro interessantissima attività di produzione e ricerca alla cittadinanza. Una ricerca generosa, che il pubblico vignalese ha accolto a cuore aperto e braccia aperte — una ricerca che istruisce lo spettatore ad avere fame ed essere curioso in ogni momento; anche quando le luci della ribalta si sono abbassate, gli applausi hanno cominciato a scrosciare e il pubblico si è già alzato in piedi, entusiasta, per un'ultima, meritata, standing ovation





Si ringraziano, per il loro tempo: Yoris Petrillo, Aleksandros Memetaj, Loredana Parrella.

Si ringrazia anche Valeria Nicolucci, la cui testimonianza sulla residenza di Twain, in quanto partecipante, è stata fondamentale per la scrittura di questo articolo. 


.

Commenti